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Welfare di genere, Intesa e Italo scommettono sulla Tuscia

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Welfare di genere, Intesa e Italo scommettono sulla Tuscia
Welfare di genere, Intesa e Italo scommettono sulla Tuscia – nasce il primo dottorato che unisce ricerca e inclusione

Nasce il primo dottorato che unisce ricerca e inclusione. 

Il welfare del futuro parte da Viterbo. All’Università della Tuscia nasce il primo dottorato italiano in “Welfare, Diversity and Gender Studies”, un progetto accademico che mette insieme ricerca, imprese e società per formare una nuova classe di esperti capaci di costruire politiche di benessere più inclusive. È un’iniziativa inedita nel panorama universitario nazionale, che vede il sostegno di due grandi partner: Intesa Sanpaolo e Italo – Nuovo Trasporto Viaggiatori, protagonisti nella creazione di sei borse di studio dedicate ai giovani ricercatori.

Dietro questa collaborazione c’è l’idea che il welfare non sia solo un ambito dell’assistenza pubblica, ma una frontiera di innovazione economica e sociale, un investimento strategico per un Paese che deve reinventare la propria coesione.

Il laboratorio del welfare del futuro

Il dottorato, inaugurato pochi giorni fa, unisce in un unico percorso scienze sociali, pedagogiche e giuridiche. L’obiettivo, come spiega l’ateneo, è quello di “affrontare e governare in modo olistico le sfide complesse e multidimensionali del panorama attuale”, trasferendo ai dottorandi competenze specialistiche, interculturali e progettuali.

In pratica, si punta a formare una generazione di professionisti capaci di leggere la complessità contemporanea e di trasformarla in politiche pubbliche, strategie aziendali e modelli di governance inclusiva. Il welfare, la diversità e gli studi di genere diventano così leve di innovazione, non soltanto principi astratti.

Ottanta candidature da tutto il mondo

Il riscontro è stato sorprendente: ottanta candidature arrivate da ogni parte del mondo per un corso di dottorato che, per la prima volta in Italia, mette insieme accademia, impresa e istituzioni. Un dato che racconta il crescente interesse internazionale verso i temi dell’inclusione e dell’equità di genere, sempre più centrali nelle agende globali di sostenibilità.

“Questa straordinaria affluenza testimonia il forte interesse internazionale per un percorso formativo che unisce, in modo così diretto, i pilastri del welfare, della diversità e degli studi di genere”, sottolineano dall’Università della Tuscia.

Quando le imprese scelgono la cultura

La presenza di Intesa Sanpaolo e Italo NTV come partner del progetto dà al dottorato una dimensione nuova. Non si tratta solo di un sostegno economico, ma di un segno politico e culturale: due grandi realtà del mondo produttivo decidono di investire nella formazione come strumento per rafforzare la coesione sociale e l’equità nei luoghi di lavoro.

Per Intesa, che ha già una tradizione di progetti legati al welfare aziendale e alla finanza sostenibile, la collaborazione rappresenta un’estensione naturale di un percorso che intreccia economia e responsabilità. Per Italo, invece, è un modo per collegare la mobilità fisica a quella sociale, promuovendo percorsi di crescita e partecipazione.

In entrambi i casi, la scelta racconta una trasformazione: il welfare entra nel vocabolario del mercato, non più solo come costo ma come fattore di competitività e innovazione.

Un segnale per l’Italia che cambia

Il nuovo dottorato della Tuscia non è solo un esperimento accademico. È un messaggio di politica culturale e civile: l’Italia prova a colmare un ritardo, costruendo percorsi di alta formazione sui temi della parità e dell’inclusione che altrove, in Europa, sono già al centro del dibattito pubblico.

Il welfare di genere, per decenni confinato tra convegni e dichiarazioni di principio, diventa oggi un campo di ricerca e di azione, con un approccio che unisce scienza e prassi. Dalle aule universitarie potranno uscire figure capaci di progettare nuovi modelli di welfare territoriale, disegnare politiche di conciliazione, interpretare la diversità come risorsa e non come ostacolo.

Una nuova grammatica del bene comune

In fondo, il progetto della Tuscia è anche un esperimento di linguaggio. Unisce il sapere accademico con la concretezza delle imprese, la riflessione teorica con la dimensione operativa. È la prova che il bene comune non è più solo un tema da dibattito, ma una pratica che si costruisce intrecciando saperi, ruoli e responsabilità.

E così, tra aule, laboratori e borse di studio firmate Intesa e Italo, prende forma un’idea di welfare che parla al futuro: non più solo assistenza, ma partecipazione, innovazione e crescita condivisa.

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