Francia: respinte le mozioni di censura, la legge sulle pensioni diventa esecutiva

- di: Diego Minuti
 
Il governo francese resta in sella, ma la tensione nel Paese è altissima e solo un appello generalizzato da parte delle forze politiche e dei sindacati potrebbe evitare l'esplosione della violenza nelle strade, anche se i segnali che la situazione possa deteriorarsi restano molto forti. Come confermato dalle prime notizie di assembramenti spontanei e primi atti di vandalismo. L'assemblea nazionale stasera ha rigettato le due mozioni di sfiducia che, nel caso una fosse passata a maggioranza, avrebbero costretto il primo ministro, Elisabeth Borne, a presentarsi da dimissionario all'Eliseo, aprendo di fatto una gravissima crisi istituzionale che avrebbe coinvolto anche il presidente, Emmanuel Macron. Quindi le due mozioni sono andate male per le opposizioni che le avevano presentate divise, con la prima che ha fallito l'obiettivo per soli nove voti (sui 278 richiesti), mentre la seconda, proposta dall'Rn di Marine Le Pen, ha racimolato solo i voti dell'estrema destra. Per effetto del voto contrario alle mozioni, la contestata riforma del sistema pensionistico diventa legge e quindi, una volta diventata esecutiva, imporrà l'età minima per lasciare il lavoro per anzianità a 64 anni, contro i 62 della attuale soglia. 

Il governo francese resta in sella, ma la tensione nel Paese è altissima

La riforma è stata giustificata dal governo con la necessità di apportare urgenti correttivi al modello di calcolo dell'età minima per andare in pensione affinché il sistema possa reggere. Una riforma che è stata fortemente avversata, oltre che dall'opposizione, anche dalle parti sociali, con i sindacati schierati contro e capaci di paralizzare il Paese, in più occasioni, con degli scioperi generali che, colpendo settori vitali (a cominciare dal trasporto pubblico e dall'industria di raffinazione del petrolio), hanno dato la misura di una protesta vastissima. Negli ultimi giorni altri settori vitali della vita del Paese, come la scuola (vedendo insieme insegnati e studenti) e i porti, sono stati bloccati, con la tensione che è andata salendo, anche per la risposta durissima delle forze dell'ordine che, evidentemente scottate dalle precedenti esperienze in tema di ordine pubblico (come nel caso dei gilet gialli, che misero letteralmente a ferro e fuoco intere città, a cominciare da Parigi), hanno reagito con estrema fermezza. 

Paradossalmente, il doppio pronunciamento dell'Assemblea nazionale continuerà ad alimentare il lavoro dell'opposizione che, appena pochi minuti dopo che l'esito delle votazioni era stato ufficializzato, hanno fatto appello ai francesi affinché continuino nella loro mobilitazione. Anzi, come ha detto un deputato lepenista, che restino sulle strade a manifestare. Una dichiarazione che rischia di alzare ulteriormente il livello dello scontro politico, ricordando gli incidenti di appena qualche giorno fa. Il no a maggioranza alle due mozioni di sfiducia quindi non muta granché nella dinamica del confronto politico. Anzi tutto lascia pensare che le opposizioni, sebbene sconfitte, utilizzino quanto accaduto all'Assemblea nazionale per soffiare sul fuoco della protesta, soprattutto quella popolare, soprattutto, verrebbe da dire, quella di piazza. 

In ogni caso per Elisabeth Bornem ma soprattutto per Emmauel Macron, quella di stasera potrebbe dimostrarsi una vittoria con un costo però altissimo, perché, già da domani, la guerriglia parlamentare sarà materia giornaliera e se il presidente vuole continuare il suo mandato senza avere la guerra tra le mura del castello qualcosa la dovrà pure concedere. Non è per questo da escludere che, nel lavoro di limatura del testo della legge di riforma del sistema pensionistico, si possano apportare dei correttivi che consentano di abbassare i toni dello scontro, anche se l'architettura del provvedimento dovrebbe restare sostanzialmente inalteratoa. Che poi le opposizioni e i sindacati si accontentino è tutto un altro discorso. E nulla esclude che, per abbassare la conflittualità, Macron posa concedere qualcos'altro. Magari lo ''scalpo'' del suo primo ministro, agnello sacrificale e sacrificabile pur di evitare che il resto del mandato presidenziale si trasformi in un Vietnam politico.
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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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