Gli attori britannici siglano un patto per la sostenibilità

- di: David Lewis
 
La sostenibilità è un tema che, nel Regno Unito, mostra le contraddizioni del nostro tempo, perché se chi vi si appassiona e compie atti concreti, c'è una eguale percentuale - se non maggiore - di persone che si limita ad osservare, per capire sino a che punto i problemi del clima siano reali o solo frutto di una esagerazione.  Nella prima categoria, ''quelli che fanno'', sono entrati meritoriamente gli attori, molti dei quali hanno siglato un ''impegno di sostenibilità'', che si potrebbe tradurre nel concetto ''più treni, meno jet'' per ridurre l'impatto ambientale  nella realizzazione di film e programmi per la televisione.  Tra gli attori - un centinaio circa - che hanno firmato l'impegno ce ne sono di famosi, da Bella Ramsey, a Stephen Fry, Ben Whishaw, Hayley Atwell, David Harewood, Bill Nighy, Paapa Essiedu, Nabhaan Rizwan, Juliet Stevenson, Dame Harriet Walter e Adrian Dunbar.

I firmatari hanno preso l'impegno di fare inserire,  nei loro contratti, delle clausole eco-compatibili sulla base di un ''Green Rider'', che è stato elaborato dal sindacato degli artisti britannici Equity. Non si tratta solo di evitare il ricorso a jet privati, per spostamenti nelle fasi di produzione degli spettacoli, ma anche di adottare misure apparentemente ''minori'', come evitare l'utilizzo di grandi roulotte per gli attori. Uno dei firmatari del patto per la sostenibilità è l'attore Tom Burke, che ha detto di sperare che l'iniziativa "avvii un cambiamento nella cultura'', spiegando di essere spesso "consapevole che le cose non stanno andando nel modo più ecologico possibile" sul set, e che l'intero settore deve rivalutare ciò che è veramente importante.
"Molte delle cose di cui si discute, come le persone che vogliono viaggiare su jet privati, sono status simbol e non derivano solo da ciò in cui ci presentiamo come attori, ma anche dai media'', ha detto Burke, che ha parlato dell'iniziativa in occasione del Festival televisivo di Edimburgo. 

Tra i firmatari del ''patto'' c'è anche Sir Mark Rylance - premio Oscar nel 2015, come migliore attore non protagonista, per ''Il ponte delle spie'', diretto da Steven Spielberg - . Il suo cortometraggio ''Spirit of Place'', di cui si sono appena concluse le riprese, è stato uno dei primi a utilizzare l'impegno alla sostenibilità. Rylance, una delle voci più ascoltate in Gran Bretagna, ha anche detto che la produzione cinematografica è "nota per i suoi rifiuti e le pratiche non ecologiche". "Solo perché non possiamo fare tutto, non significa che non possiamo fare nulla. Ripuliamo il nostro posto di lavoro", ha detto Rylance, con la solita ironia.  Il ''Green rider'' include un elenco di cose che un attore può accettare di fare quando realizza un film o uno spettacolo. Quali la scelta dei treni rispetto agli aerei, la condivisione di roulotte e spogliatoi, la riduzione di "richieste di cibo o comfort aggiuntivi che richiedono di allontanarsi dal sito" e il trasporto di bottiglie, tazze e posate.
Il patto afferma che ''essendo un settore ad alte emissioni, la nostra industria ha un ruolo chiave da svolgere nella transizione verso una società sostenibile e a basse emissioni di carbonio…Durante il Covid, il nostro settore si è adattato in modi che non avremmo potuto immaginare. Possiamo cambiare e cambieremo ancora per affrontare l'emergenza climatica''.

L'accordo inoltre impegna i produttori a ridurre le emissioni di carbonio e l’impatto ambientale adottando misure quali meno generatori diesel sui set e scegliendo un catering sostenibile e meno pasti a base di carne per il cast e la troupe.
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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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