Social criminali. L’appello di Kate Winslet: “rivogliamo i nostri figli”

- di: Barbara Leone
 
Grande attrice, ma non solo. Kate Winslet è molto di più. E’ una diva non diva, fiera d’invecchiare con grazia e come natura comanda, accettando serenamente il tempo che fa il suo dovere amandosi per quello che davvero si è. Un automatismo per nulla scontato nel mondo patinato delle celebrities. E non delude mai. Da anni lancia messaggi sugli effetti devastanti del body shaming, che peraltro ha vissuto in prima persona. Così come in prima persona, da madre, vive sulla propria pelle la problematica del binomio giovani-social che sempre più sta sfuggendo di mano. E così domenica scorsa l’attrice vincitrice di Oscar, Golden Globe ed Emmy, dopo aver aggiunto alla sua lunga lista di riconoscimenti altri due premi Bafta (quelli assegnati dall’industria britannica) ha lanciato un accorato appello  a nome di tutti i genitori. Un appello che non è passato inosservato e ha fatto il giro del mondo, ottenendo una eco senza precedenti. Il film per cui è stata premiata, del resto, parla proprio di questo: “Io sono Rut”, infatti, racconta la storia di una madre sconvolta dall’immersione della figlia adolescente nei social media. Una pellicola in cui, inoltre, l’adolescente in questione è interpretata da sua figlia, Mia Threapleton, 22 anni, nata dalla relazione con il regista Jim Threapleton. “Sono Rut è pensato per i genitori ei loro figli, per le famiglie che si sentono ostaggio dei pericoli del mondo di internet - ha detto la Winslet -. Per i genitori che vogliono poter comunicare con i propri ragazzi, ma non possono più. E per i giovani che sono diventati dipendenti dai social network e dalle loro sfaccettature più oscure: le vostre vite non devono essere così”. E poi l’appello “alle persone al potere e alle persone che possono apportare modifiche: si prega di penalizzare i contenuti dannosi. Si prega di rimuovere i contenuti dannosi. Non lo vogliamo. Rivogliamo i nostri figli. Non vogliamo che ci vengano rivelate le paure per la salute mentale dei nostri figli.

E a tutti i giovani là fuori che stanno ascoltando, che si sentono intrappolati in un mondo malsano, per favore chiedete aiuto. Non c’è da vergognarsi nell’ammettere che il supporto è necessario, c’è, basta chiederlo”. Un discorso accolto con grande commozione e quanto mai attuale. Basti pensare al folle incidente avvenuto ieri a Roma in cui ha perso la vita un bimbo di cinque anni. Incidente che, stando alle prime indagini, sarebbe stato causato proprio da un’ennesima sfida social. A bordo del Suv che ha travolto la Smart ove il piccolo Manuel viaggiava con la sua mamma e il fratellino di quattro anni (entrambi rimasti gravemente feriti), c’erano infatti cinque giovani youtuber poco più che ventenni facenti parte di un gruppo che spopola sul web e dall’inquietante nome: TheBorderline. Braccia rubate all’agricoltura e all’Ama (con tutto il rispetto per agricoltori e netturbini che sono mille e mille volte migliori di queste nullità) che buttano nel cesso il loro tempo e la vita degli altri. Coi soldi di papà, naturalmente. Perché il Suv Lamborghini dubito che l’abbiano comprato col sudore della propria fronte. L’attività preferita di questi subumani sono le  challenge. Ovvero le sfide social, le più assurde e demenziali. Come quella di ieri: vivere per 50 ore all’interno di una super car. Il tutto per un unico obiettivo: “Ogni singolo euro guadagnato su YouTube verrà speso per portare video assurdi e unici: la nostra fonte di ispirazione è il grande MrBeast che in America ha costruito un impero attraverso questo tipo di video, ispirandoci a lui porteremo per la prima volta in Italia contenuti simili, che potranno essere portati avanti solo attraverso il vostro grande supporto” scrivono sul loro canale Youtube seguito da oltre 600mila iscritti e milioni di visualizzazioni. Pare inoltre che sti fenomeni fossero finanche sponsorizzati da una grossa multinazionale d’elettronica. L’ultimo video pubblicato su TikTok veniva caricato un’ora prima dell’incidente col titolo: “Come si comportano i ragazzini di ora con una macchina di lusso”. Tra una spacconata e un’altra al suon di “Sta macchina va più veloce di Saetta McQueen mi sembra di cavalcare un drago” il commento quasi profetico: “Ma questo con la Smart che sta facendo? Abbello, la macchina tua costa 300 euro usata al Conad, la mia costa un miliardo. Vale quanto Amazon”. Eccoli qua quelli che hanno in mano il futuro del nostro Paese. Il nuovo che avanza, la speranza di un mondo migliore. Dal quale voglio scendere. Brutta epoca la nostra, in cui l’idiozia è idolatrata, incentivata e perfino sponsorizzata. Qualcosa è andato storto. Giusto qualcosa.
Seguici su:
Il Magazine
Italia Informa n° 2 - Marzo/Aprile 2024
Iscriviti alla Newsletter
 
Tutti gli Articoli
Cerca gli articoli nel sito:
 
 
Vedi tutti gli articoli