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La gara di solidarietà per l’agricoltore pugliese disperato dopo la grandinata non piace agli influencers

- di: Barbara Bizzarri
 
La gara di solidarietà per l’agricoltore pugliese disperato dopo la grandinata non piace agli influencers
È una storia che commuove quella di Giuseppe, il floricoltore di Foggia che in un video piange sotto la grandine per i suoi tulipani, su cui aveva investito tutto, distrutti dal maltempo. Fra pochi giorni, ad aprile, era previsto un evento per visitare il campo e raccogliere questi fiori meravigliosi, un tempo rari e preziosi come gioielli, i cui bulbi erano usati addirittura come pagamento di somme ingenti. Purtroppo, il clima impietoso che si è abbattuto sulla Puglia nei giorni scorsi ha sconvolto i piani e nel video, Giuseppe, sconsolato sotto la furia battente del ghiaccio, ripete che tutto è perduto, che i tulipani non ci sono più. Ancora non poteva sapere che qualcosa di più forte delle circostanze avverse si stava muovendo per portare un nuovo sole per i suoi bellissimi fiori. Le immagini del contadino pugliese hanno commosso il web e un’ondata di solidarietà ha spazzato via il buio di quel giorno. Nei commenti al video, amici, conoscenti o semplicemente followers della Cascina Savino, l’azienda florovivaistica di Giuseppe, si sono uniti in suo aiuto: c’è chi aveva prenotato per la visita al campo ad aprile e scrive che non vuole il rimborso, perché “quel denaro può servire per ripartire, aiutiamo Giuseppe”, chi propone di “fare una donazione” o di “lasciare la vendita dei biglietti aperta: compriamoli lo stesso e aiutiamo Giuseppe”, anche se tutti i biglietti acquistati per l’evento di aprile, per motivi fiscali, saranno rimborsati. Ieri, 28 marzo, per arginare i danni e recuperare parte dei costi di coltivazione, la Cascina aveva aperto un crowdfunding: il risultato è stato duemila donazioni per un totale di oltre 28mila euro, fino alla sospensione per eccesso di offerte, qualche ora fa.

Giuseppe Savino, il floricoltore in lacrime

"Nel pianto e nello sconforto ho continuato a leggere i messaggi che arrivano da ciascuna/o di voi e il bene che si è creato intorno a questo campo è, ed è stato, davvero enorme, ci sentiamo contadini amati", ha scritto Giuseppe sulla pagina Facebook della sua azienda. Fino a qui sembra una favola di quelle che restituiscono fiducia all’umanità, però è troppo presto per esultare, as always. Perché ovviamente mancavano i fini indagatori, fra cui le influencers che, ben felici di far guadagnare miliardi alle case farmaceutiche pubblicizzando sieri salvifici e pezze in faccia, e di raccomandare baby fidanzati alla tv di Stato, pagati quindi coi soldi dei contribuenti, si mettono a fare le Poirot nei riguardi dei contadini per cifre che, loro, guadagnano con un pastone per polli (più o meno quanto dovuto dalla Jebreal per ammorbarci a Sanremo, 25mila o giù di lì), quando dovrebbero mostrare ben altra solidarietà, trattandosi di braccia strappate all’agricoltura. Il maltempo capita, e capita spesso: oppure le gretinate sul clima impazzito sono da sostenere soltanto in separate e più opportune sedi? La terra è dura, il clima imprevedibile e gli agricoltori possono aver necessità di aiuti più volte nel corso del tempo. Una raccolta fondi non è una rapina: si può decidere se aderirvi o meno. In più, si parla di una cifra esigua: se proprio si vuole indagare sulle raccolte fondi, sarebbe bello sapere dove finiscono i denari per terremotati & C., dalla missione arcobaleno in poi, ma dubito che le pasionarie de’ noantri si addentrino in questioni impervie: evidentemente, preferiscono accanirsi contro gli imprenditori agricoli, in piena condivisione del credo targato EU. 
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