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Mesi per una carta d'identità: benvenuti a Roma, che di eterno ha anche le attese

- di: Francesco Di Stefano
 
Mesi per una carta d'identità: benvenuti a Roma, che di eterno ha anche le attese
A volere essere ottimisti si potrebbe dire che alla gentile signora che ci ha segnalato il caso è andata anche (relativamente) bene perché a Roma da tempo immemorabile si accumulano ritardi amministrativi senza che si levi un solo dito per cercare di porvi rimedio. Eppure accade, in questa meravigliosa città (dove storia e arte si fondono ad ogni angolo di strada, dove tutto trasuda di una bellezza che toglie il fiato e che è difficilmente definibile con poche parole) che ci si presenti ad un ufficio comunale per chiedere, dopo avere fatto una lunga fila, il rilascio di un documento, la carta d'identità, e ci si senta rispondere di tornare.  Ok, quando? Non domani, non la settimana successiva o, addirittura, il mese dopo, ma il prossimo anno, per l'esattezza a gennaio 2024. Ora, contando alla maniera dei bambini, ovvero con le dita, da qui a gennaio ci sono sette mesi, quasi otto.

La signora di cui sopra all'indicazione dell'impiegato è prima rimasta perplessa (''ho sentito male, non posso avere capito bene''), poi ha espresso la sua sorpresa mista a rabbia, poi è entrata nel loop della rassegnazione, che è ormai la condizione costante per chi affronta situazioni del genere almeno nella Capitale d'Italia. La stessa signora (laurea, dottorato, imprenditrice, madre e moglie, con il lavoro che l'ha portata in giro per il mondo a confrontarsi con culture e organizzazioni diverse), dopo avere trasecolato - non usavamo questo verbo dal liceo - ha preferito andarsene, prima che le parole violassero l'educazione.  Poi, in ufficio, s'è messa davanti al pc per inviarci un breve sunto della sua disavventura burocratica. Sette e più mesi per il rilascio di un documento che, sebbene non più indispensabile come lo era qualche decennio fa, è e resta utile, sono una enormità. Anzi, per dirla tutta, sono un insulto ad una città che, sebbene con una estensione enorme e che si porta dietro problemi organizzativi e di gestione che appaio sempre irrisolvibili, non può essere umiliata in questo modo.

Forse - con tutta la cautela del caso - questo degrado nell'offerta di servizi di base, come quelli legati ai documenti di identità, colpisce soprattutto la gente qualunque, non quella che magari, approfittando dell'italica furbizia, percorre le scorciatoie e non le strade ufficiali. Che non sarà forse etico, ma consente di ottenere comunque quel che ad altri viene non negato, ma concesso con templi biblici. Anche se Dio per fare questo mondo ci mise sei solo giorni, non sette mesi.... Ma è possibile che accadano ancora queste cose, mentre il pianeta corre alla velocità imposta dalla tumultuosa evoluzione della tecnologia? Evidentemente sì. Evidentemente è possibile che accada anche questo e non dobbiamo certo meravigliarci, perché Roma è oramai la città dei problemi irrisolvibili e irrisolti: i rifiuti, che oramai fanno parte stabilmente dell'arredo rubano; il traffico al quale contribuisce sensibilmente l'assenza di controlli da parte di un corpo di polizia municipale ridotto come organico ai minimi termini; le strade dissestate (con le voragini sempre in agguato); l'incapacità dell'Amministrazione (questa del sindaco Gualtieri (nella foto) come le precedenti) a mettere ordine a contratti di categoria che la rendono ostaggio di minuscole sigle sindacali, che possono paralizzare il trasporto urbano: l'invasione di animali selvatici, che ormai scorrazzano ad ogni angolo. 

La carità di patria ci impone di non andare avanti, perché di argomenti ce ne sarebbero parecchi. Tornando al problema originario, quello dei ritardi delle carte di credito, la saggezza consiglia di non criminalizzare gli impiegati - fanno quello che possono, almeno lo speriamo -, ma di puntare il dito sull'intera macchina della burocrazia capitolina, che sembra ancorata allo stereotipo del ''ma che te frega?'' e non  invece al rispetto che meritano i cittadini, in special modo quelli a cui quel benedetto documento serve e che non possono sentirsi dire: torni tra sette mesi.  Certo è che, se uno dei massimi funzionari dei servizi anagrafici del Comune di Roma spiega con questa ''chiarezza'' i controlli che vengono fatti e che dovrebbero servire per velocizzare il tutto, c'è da perdere ogni speranza: ''Abbiamo messo su un sistema di rilevazione dei tempi, ne vengono fatte tre al giorno: alle 9, alle 12 e alle 16. Il sistema è magmatico e in evoluzione, quindi per prevenire una aleatorietà del dato facciamo cento rilevazioni mensili che ci consentono di individuare il termine medio di attesa. La Cie, a differenza della residenza, può essere rilasciata da qualunque Municipio. Non bisogna andare per forza presso il proprio Municipio: se l’utente non accoglie il primo appuntamento disponibile in un altro Municipio ovviamente si prolungano i tempi di attesa”. 

Tutto molto chiaro...

L'ultima frase è a metà tra il drammatico e il ridicolo, quasi a dire che il cittadino che non  trova risposta alle sue esigenze nel suo Municipio deve andare in un altro, che magari dista chilometri e chilometri, con un costo in termini economici e di tempo.   Non siamo su ''Scherzi a parte'', siamo solo a Roma. 
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