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Il virus è sconfitto, ma il ministro Speranza sembra non accorgersene

- di: Diego Minuti
 
Il virus è sconfitto, ma il ministro Speranza sembra non accorgersene
Le virtù teologali, quelle che guidano, ogni giorno, l'agire del buon cristiano sono Fede, Speranza e Carità. La Fede è un dono, che chi ne è privo invidia a chi ne è gratificato. La Carità è forse la più aderente al comportamento quotidiano di chi sa di essere un cristiano. La Speranza è ciò che anima ogni gesto, che impone di guardare a domani, e oltre, alimentando certezze positive. Ma oggi la Speranza, per gli italiani, ha il volto serioso di un pacato uomo politico, di nome Roberto, che, due anni fa, all'esplodere della pandemia, si ritrovò a dovere guidare la macchina sanitaria nazionale contro un nemico inatteso, una impresa che andava ben oltre le sue forze e la sua oggettiva capacità. La pandemia, un termine che è purtroppo diventato compagno delle nostre giornate, ha portato il Covid-19 nelle nostre case, strappando persone alle loro famiglie, rendendo difficilissimi i rapporti personali, dividendo in due il Paese tra chi non ne riconosceva la pericolosità, quasi ridicolizzando chi aveva subito dei lutti e viveva nel dolore, e chi invece, razionalmente e con il conforto della Scienza, cercava di trovare riparo nella medicina. 

Roberto Speranza ebbe il compito inatteso di mettersi alla guida di un apparato che, inizialmente deficitario (perché noi italiani siamo bravi nel reagire, un po' meno nel farci trovare preparati), ha piano piano preso il ritmo, fino ad essere preso ad esempio dagli altri Paesi anch'essi impantanati nella guerriglia subdola del virus. Il combinato composto dell'efficacia dei vaccini  e della massiccia adesione della popolazione alle campagne ha dato i risultati che si auspicavano, anche se restano sempre in agguato le evoluzioni di possibili varianti,  vista la capacità del virus di mutare ed adattarsi o determinare nuovi scenari epidemiologici. Ma oggi, realisticamente - e lo si può affermare sulla base dei numeri che riguardano il numero dei test, i nuovi casi, i ricoveri e i decessi dalle terapie intensive e, infine, purtroppo, i decessi -, si può parlare di una vittoria che è da attribuire anche alla durezza della risposta che Speranza ha voluto dare anche quando gli si chiedeva di allentare le prescrizioni per ridare una sensazione di normalità al Paese. Speranza, che è uomo di solidi principi, non ha però mutato d'un millimetro il perimetro delle sue decisioni, anche oggi che la gente torna a respirare, e non solo in senso figurato. Per questo la pervicacia con cui il nostro ministro della Salute continua a perseguire un modello di rigore sanitario quasi feroce appare antico, forse motivato da studi e previsioni, ma certo indietro rispetto alle vittorie che gli italiani (ad eccezione di coloro che ancora oggi inseguono idee di complotti e disegni eversivi) hanno conseguito, passando per sacrifici che, fino a prima della pandemia, sembravano non proponibili.

Ma per Roberto Speranza le lancette sembrano essersi fermate alle settimane in cui in ogni palazzo, in ogni comunità si piangevano dei morti, anche se non si era potuto stare loro accanto sino alla fine. Oggi lo scenario è cambiato e sarebbe errato, profondamente, dire per fortuna, perché la fortuna non c'entra assolutamente nulla, a guardare il calvario che abbiamo affrontato. Ma oggi è arrivato il momento di girare pagina, di fare tornare l'Italia in un clima in cui tutti riescano a sorridere, senza che la gioia, la felicità siano celate dalle mascherine che, se hanno salvato molte vite, hanno creato anche tantissimi problemi. Con i numeri della pandemia finalmente e nettamente in discesa, c'è da chiedersi che senso abbia mantenere le prescrizioni che sono state mantenute. Come quella per gli studenti che, ammettiamolo, ormai non ce la fanno più, soprattutto con le temperature di questi giorni, a restare in aula con la bocca tappata. E anche l'obbligo di mascherina come condizione necessaria per votare, alle amministrative così come al referendum. sembra un eccesso di zelo e null'altro, viste le evidenze scientifiche.  Ma se Bruto era uomo d'onore, Speranza è uomo di principi. Che, non vorremmo, gli spianassero la strada alla fine (politica, bene inteso) che fece il tirannicida. 
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