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Aste moda 2025, il vintage come asset di lusso tra rendimenti e sostenibilità

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Aste moda 2025, il vintage come asset di lusso tra rendimenti e sostenibilità

Nel panorama economico del 2025, le aste dedicate alla moda stanno assumendo un ruolo sempre più centrale nel mercato dei beni di lusso alternativi. Non si tratta più soltanto di eventi per collezionisti o appassionati: borse, abiti e accessori rari vengono considerati veri e propri asset da investimento. A confermarlo è l’intensificarsi delle occasioni programmate per l’anno in corso, con grandi nomi come Julien’s Auctions e Sotheby’s pronti a capitalizzare su un fenomeno in costante espansione.

Aste moda 2025, il vintage come asset di lusso tra rendimenti e sostenibilità

A trainare il mercato non sono solo l’unicità degli oggetti messi in vendita o la loro rilevanza storica, ma anche l’alto potenziale di rivalutazione. Alcuni lotti, come le borse di Jane Birkin o i capi indossati da Lady Diana, promettono ritorni a sei zeri, accrescendo l’interesse di investitori alla ricerca di portafogli sempre più diversificati.

L’emotività come leva del valore

Il posizionamento emotivo di certi oggetti contribuisce in modo sostanziale alla loro valorizzazione economica. Il mercato delle cosiddette “fashion icons” si fonda sull’unicità non solo materiale ma simbolica. Un esempio emblematico è l’asta di Los Angeles che metterà in vendita abiti e oggetti appartenuti a Lady Diana: un mix di storia, iconografia pop e posizionamento reale che attrae un target trasversale, dagli speculatori a lungo termine ai collezionisti nostalgici. Allo stesso tempo, aste come quella organizzata da Sotheby’s a Parigi in luglio, incentrata su pezzi iconici provenienti da archivi e collezioni private, suggeriscono un consolidamento del segmento che unisce arte, moda e investimento, in un ecosistema sempre più interconnesso.

Vintage e second hand diventano indicatori di status e sostenibilità
Un altro asse economico rilevante è quello che lega il mercato del vintage alla sostenibilità. Il Vogue Vintage Market di Milano, tenutosi il 5 giugno, è solo uno dei segnali che il second-hand non è più un’alternativa marginale ma una scelta strategica. I dati più recenti indicano un incremento significativo del fatturato legato al riuso e alla selezione di capi d’archivio, spinto soprattutto da consumatori giovani che abbinano sensibilità ambientale e gusto per l’esclusività. La combinazione tra valore etico e qualità sartoriale favorisce un’economia circolare della moda di fascia alta, contribuendo a ridefinire le dinamiche di consumo.

Beneficenza e meccanismi fiscali: il capitale morale del lusso

Un ulteriore fattore da non trascurare è il ruolo sempre più centrale della beneficenza. Molte delle aste annunciate per il 2025 prevedono la devoluzione parziale o totale dei proventi a progetti sociali. Questa dimensione filantropica non è solo un valore aggiunto in termini reputazionali, ma costituisce anche un incentivo fiscale per i compratori, che in alcuni Paesi possono beneficiare di detrazioni o agevolazioni. Le case d’asta, dal canto loro, rafforzano la propria posizione nel mercato consolidando la fiducia degli stakeholder e presentandosi come attori attenti alle dinamiche ESG.

Un indicatore culturale e finanziario in evoluzione

Il calendario delle aste moda 2025 non è dunque soltanto un insieme di appuntamenti per appassionati di haute couture, ma si configura sempre più come un osservatorio privilegiato per leggere le trasformazioni dell’economia del lusso. In un contesto in cui i beni rifugio assumono nuove forme e i consumatori cercano autenticità, storicità e significato, il vintage si posiziona come asset strategico, capace di coniugare rendimento e valore simbolico, investimento e responsabilità sociale.

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