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Allarmi nella base italiana in Libano, Unifil non cambia il mandato

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Allarmi nella base italiana in Libano, Unifil non cambia il mandato
Nel sud del Libano, a ridosso della linea blu che separa il territorio libanese da Israele, l’allerta è tornata a livelli massimi. Nelle ultime ore, mentre da Washington Donald Trump annunciava una tregua temporanea tra Israele e Iran, nella base italiana della missione Unifil sono risuonati gli allarmi. I militari italiani sono stati costretti a indossare i dispositivi di protezione e a trovare riparo secondo le procedure di sicurezza previste per le situazioni di pericolo imminente. L’area resta sotto osservazione costante, mentre sul campo si percepisce la tensione che da mesi accompagna gli sviluppi del conflitto regionale e le implicazioni legate alla sicurezza dell’intero quadrante mediorientale.

Allarmi nella base italiana in Libano, Unifil non cambia il mandato

"La nostra è una presenza sotto mandato delle Nazioni Unite", ha ribadito il portavoce della missione Unifil, "e nonostante i giorni di tensione che stiamo attraversando, il nostro mandato non cambia". La missione internazionale a guida Onu, di cui l’Italia è parte integrante con uno dei contingenti più rilevanti, continua a svolgere il suo ruolo di sorveglianza e interposizione tra le parti. Tuttavia, il deterioramento del quadro di sicurezza lungo la frontiera israelo-libanese ha riportato sotto i riflettori il delicato equilibrio su cui si regge la presenza internazionale. Secondo fonti vicine ai comandi italiani sul posto, la situazione viene definita "sotto controllo ma altamente dinamica", con aggiornamenti costanti e valutazioni operative in corso.

Il peso della diplomazia e il ruolo italiano

L’Italia, che partecipa alla missione Unifil dal 2006 in seguito alla risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, ha sempre mantenuto una posizione di equilibrio nel teatro libanese, promuovendo il dialogo tra le parti e rafforzando le iniziative civili di cooperazione sul territorio. La base italiana, dislocata nella zona di Tiro, è diventata uno dei presidi più strategici per le operazioni di pattugliamento e monitoraggio. Il contingente tricolore, formato da centinaia di uomini e donne in divisa, è attualmente in stato di massima attenzione, in coordinamento con le autorità libanesi e gli altri componenti della missione multinazionale.

La tregua Trump e il contesto regionale instabile

L’annuncio della tregua di dodici ore tra Israele e Iran, mediata dal presidente americano Trump, è stato accolto con cauto ottimismo. Ma la notizia ha raggiunto la base Unifil in un momento di massima vulnerabilità. Nonostante l’apparente distensione, resta il timore che piccole scintille possano riaccendere il conflitto su scala più ampia. L’interconnessione tra i diversi fronti della crisi – da Gaza al Golan, passando per il sud del Libano – impone una costante sorveglianza e un’intensa attività diplomatica.

Un equilibrio precario tra minacce e diplomazia

La fragile stabilità evocata da Unifil rappresenta l’essenza stessa della missione: mantenere la calma in un’area dove la guerra non è mai del tutto lontana. La minaccia rappresentata da Hezbollah, le risposte israeliane e le infiltrazioni di gruppi legati all’Iran creano un campo minato non solo sul piano militare, ma anche su quello politico. In questo contesto, l’Italia continua a svolgere un ruolo di garante e di presenza costante. Il rischio concreto, tuttavia, è che l’inasprirsi delle tensioni tra potenze regionali trasformi il sud del Libano in una nuova linea del fronte.
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