Il segretario di Stato vaticano, il cardinale Pietro Parolin, prende una posizione netta nel dibattito internazionale sul riconoscimento dello Stato di Palestina. In un’intervista rilasciata al quotidiano spagnolo ABC, Parolin afferma che per la Santa Sede «non è prematuro riconoscere lo Stato palestinese», ribadendo che la soluzione dei due Stati resta l’unica via percorribile per una pace giusta e duratura in Medio Oriente. Una dichiarazione che suona come un messaggio indirizzato tanto alla comunità internazionale quanto a Israele, nel mezzo della crisi aperta dalla guerra a Gaza e dalle tensioni in Cisgiordania.
Parolin rilancia il sostegno della Santa Sede alla Palestina: "Riconoscerla non è prematuro"
La posizione del Vaticano non è una novità. Già nel 2015 la Santa Sede ha sottoscritto un accordo bilaterale con lo Stato di Palestina, utilizzando la formula «Stato» nei documenti ufficiali. Tuttavia, le parole di Parolin assumono oggi un significato ulteriore, anche alla luce dell’inasprimento del conflitto israelo-palestinese dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre e la conseguente reazione israeliana. «Per noi – spiega il cardinale – la creazione dello Stato palestinese è l’unico modo per risolvere il conflitto». Parolin sottolinea che, sebbene sia comprensibile che ogni Stato decida autonomamente i tempi del riconoscimento, la Santa Sede ritiene che esista già una base concreta per riconoscere la Palestina come soggetto di diritto internazionale.
Il contesto internazionale e il ruolo del Vaticano
Le dichiarazioni arrivano in un momento di forte tensione nella diplomazia internazionale. Negli ultimi mesi, Spagna, Irlanda, Norvegia e Slovenia hanno annunciato il riconoscimento della Palestina, mentre altri Paesi europei continuano a ritenere la mossa «prematura», temendo di compromettere il processo negoziale con Israele. Parolin rifiuta questa impostazione: «Non è un segnale sbagliato – dice – se si vuole davvero perseguire la pace». Il segretario di Stato aggiunge che il riconoscimento dovrebbe servire a dare dignità al popolo palestinese e rafforzare i soggetti moderati, contrastando la deriva estremista.
Il dramma umanitario a Gaza e la condanna delle violenze
Parolin non tace sul dramma in corso a Gaza. Denuncia «la tragedia umanitaria» che colpisce la popolazione civile palestinese e ribadisce la necessità di uno stop immediato alle armi. La Santa Sede – dice – ha condannato con fermezza l’attacco di Hamas, ma allo stesso modo condanna le risposte che colpiscono indiscriminatamente i civili. «Occorre trovare una via di giustizia e riconciliazione, non di vendetta», afferma. Il cardinale esprime inoltre preoccupazione per l’aumento delle tensioni in Cisgiordania, dove le violenze dei coloni israeliani contro i palestinesi si sono moltiplicate, aggravando ulteriormente il quadro.
La linea di Leone XVI e l’appello alla pace
L’intervento di Parolin si inserisce pienamente nella linea tenuta da papa Francesco, recentemente scomparso, e oggi portata avanti con continuità da papa Leone XVI. Fin dall’inizio del nuovo conflitto, la Santa Sede ha chiesto di porre fine alla spirale di violenza e ha invocato il rispetto del diritto internazionale e della dignità umana. Anche durante le ultime udienze pubbliche, Leone XVI ha insistito sull’urgenza di proteggere i civili e ha ricordato che «la guerra è sempre una sconfitta». La Santa Sede, pur senza esercitare pressioni dirette, si pone come voce profetica in un contesto segnato da logiche geopolitiche e calcoli strategici. E proprio in questo contesto, il riconoscimento dello Stato palestinese diventa, nella visione vaticana, non una provocazione, ma un gesto di giustizia e speranza.