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Carestia a Gaza, l’Onu lancia l’allarme: “Scenario peggiore già in atto”

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Carestia a Gaza, l’Onu lancia l’allarme: “Scenario peggiore già in atto”

Nella Striscia di Gaza si consuma una crisi che gli esperti definiscono già “scenario peggiore di carestia”. L’allarme arriva dall’Integrated Food Security Phase Classification (Ipc), sistema globale di monitoraggio della fame sostenuto dalle Nazioni Unite, che ha pubblicato un nuovo rapporto drammatico. Secondo i dati, migliaia di bambini sono in stato di grave malnutrizione e i decessi dovuti alla fame stanno crescendo, soprattutto tra i più piccoli.

Carestia a Gaza, l’Onu lancia l’allarme: “Scenario peggiore già in atto”

La guerra che da quasi due anni sconvolge Gaza ha distrutto le infrastrutture civili, reso inaccessibili le vie di approvvigionamento e cancellato ogni forma di stabilità sociale. Le famiglie non hanno più accesso a cibo regolare, l’acqua potabile è quasi introvabile e le strutture sanitarie, ormai al collasso, non riescono a gestire i casi di malnutrizione acuta. Le infezioni intestinali e le epidemie legate alla carenza di igiene aggravano la condizione di migliaia di sfollati.

L’inefficacia degli aiuti lanciati dall’alto

Il documento dell’Ipc, citato dal Guardian, sottolinea che i lanci aerei di viveri non rappresentano una soluzione. Molti pacchi si disperdono, non raggiungono le famiglie più vulnerabili e in alcuni casi alimentano tensioni per il loro accaparramento. “La carestia non può essere fermata con metodi emergenziali insufficienti – spiegano gli esperti – occorre garantire accesso umanitario diretto, immediato e senza ostacoli”.

L’appello delle organizzazioni internazionali
Le ong che operano nell’area chiedono con forza l’apertura di corridoi umanitari sicuri che consentano l’arrivo di convogli di cibo, acqua e medicinali. Senza questi canali stabili, la crisi non potrà che peggiorare. “Ogni giorno di ritardo significa nuove vite spezzate – ha dichiarato un portavoce – non parliamo più di rischio, ma di una carestia già esplosa”.

Bambini e donne le vittime più fragili
Le rilevazioni mostrano un dato drammatico: la maggior parte dei bambini sotto i cinque anni presenta sintomi di malnutrizione acuta. Molti soffrono di rachitismo, perdita grave di peso e danni cognitivi. Le madri, prive di alimenti e di assistenza medica, non riescono ad allattare, aggravando ulteriormente la mortalità infantile. Gli ospedali, quando ancora funzionano, dispongono solo di quantità limitate di integratori nutrizionali, insufficienti a coprire i bisogni reali.

Le reazioni della comunità internazionale

Dopo la pubblicazione del rapporto, diversi governi occidentali hanno ribadito la necessità di un cessate il fuoco e di un accesso garantito agli aiuti. L’Unione Europea e gli Stati Uniti hanno chiesto con forza l’apertura immediata di corridoi umanitari, ma le trattative diplomatiche restano bloccate. Diverse ong accusano la comunità internazionale di immobilismo: “Non siamo di fronte a un disastro potenziale – denunciano – ma a un’emergenza che si misura in vite perse ogni giorno”.

Una spirale difficile da fermare

L’Ipc avverte che senza interventi tempestivi la carestia di Gaza potrebbe diventare una delle più gravi catastrofi umanitarie del nuovo secolo. La fame non è solo assenza di cibo, ma anche crollo del sistema sanitario, perdita di mezzi di sussistenza e impossibilità di garantire condizioni minime di sopravvivenza. “La carestia è già in atto – conclude il rapporto – e senza un cambiamento radicale nell’accesso umanitario, i numeri delle vittime aumenteranno in maniera esponenziale nelle prossime settimane”.

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