L’esercito israeliano ha avviato nuove operazioni umanitarie su Gaza, lanciando viveri dal cielo in alcune aree densamente abitate, mentre continua l’offensiva militare nei centri urbani. Le autorità parlano di “pause tattiche” per permettere l’ingresso di convogli umanitari e ridurre i rischi per i civili, ma sul terreno non cessano i bombardamenti. I primi camion con gli aiuti sono riusciti a entrare nella Striscia dopo giorni di stallo, anche se le Nazioni Unite hanno definito ancora “inaccettabile” la situazione umanitaria. Il premier israeliano Benjamin Netanyahu, parlando alla stampa, ha dichiarato che “l’Onu non ha più scuse, l’accesso è garantito e le responsabilità vanno chiarite”.
Israele lancia viveri su Gaza: appello degli ex ambasciatori a Meloni
In Italia, un gruppo di ex ambasciatori e diplomatici ha inviato una lettera aperta alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni chiedendo che il governo italiano “riconosca ufficialmente lo Stato di Palestina”. La missiva sottolinea la necessità di un gesto politico chiaro che rafforzi il processo di pace, in un momento in cui la comunità internazionale appare divisa e impantanata in logiche di alleanze regionali. “La credibilità dell’Italia nel Mediterraneo – si legge nel testo – dipende anche dalla coerenza tra i valori democratici che professiamo e le scelte di politica estera”. Il governo, per ora, non ha commentato.
Il blocco della Freedom Flotilla e le espulsioni volontarie
Israele ha nel frattempo bloccato la Freedom Flotilla, un convoglio di imbarcazioni civili che tentava di raggiungere la Striscia con aiuti e osservatori. Tra gli attivisti fermati vi è un cittadino italiano, che insieme ad altri due ha accettato l’espulsione volontaria per evitare il carcere. L’iniziativa, promossa da organizzazioni internazionali, voleva richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica sulla situazione di Gaza, ma è stata interrotta prima di raggiungere le coste. Le autorità israeliane hanno motivato l’intervento con “ragioni di sicurezza”, mentre gli organizzatori hanno denunciato “una violazione del diritto internazionale”.
Il monito di Papa Leone e il rispetto del diritto umanitario
Papa Leone, intervenuto sul conflitto in qualità di mediatore e figura di riferimento internazionale, ha espresso “profonda preoccupazione” per l’evolversi della crisi e ha rivolto un nuovo appello affinché “sia rispettato il diritto umanitario internazionale e si proteggano i civili, soprattutto donne e bambini”. Ha sottolineato la necessità di un cessate il fuoco duraturo, definendo “urgente” un ritorno al dialogo tra le parti. Il suo intervento ha acceso un nuovo riflettore sull’urgenza di costruire un percorso politico condiviso, capace di garantire sicurezza e diritti alle popolazioni coinvolte.
Una tregua lontana e un quadro sempre più instabile
Nonostante gli spiragli aperti dagli aiuti aerei e dalle pause tattiche, la prospettiva di una tregua duratura appare lontana. La diplomazia internazionale stenta a trovare un punto di equilibrio tra le esigenze di sicurezza di Israele e i diritti del popolo palestinese, mentre l’Autorità Nazionale Palestinese rimane marginalizzata e Hamas mantiene il controllo su Gaza. Le tensioni si riflettono anche in Cisgiordania, dove aumentano gli episodi di violenza tra coloni e residenti palestinesi. La mancanza di una prospettiva politica condivisa continua a ostacolare ogni possibile de-escalation.
Il dibattito politico in Europa e in Italia
In Europa si moltiplicano le prese di posizione. Alcuni parlamenti nazionali hanno già approvato mozioni a favore del riconoscimento dello Stato di Palestina, ma il tema rimane divisivo. In Italia, oltre alla lettera degli ex ambasciatori, anche alcune forze parlamentari stanno valutando la presentazione di una proposta di legge simbolica sul tema. Il governo resta prudente, preoccupato da eventuali ripercussioni sui rapporti con Israele, ma cresce la pressione dell’opinione pubblica. I sondaggi più recenti mostrano una maggioranza relativa di cittadini favorevoli al riconoscimento, specie tra i più giovani.