Il cessate il fuoco siglato soltanto poche ore fa tra Thailandia e Cambogia per porre fine alle violenze lungo il confine è stato immediatamente messo in discussione. L’esercito thailandese ha accusato le forze cambogiane di aver violato l’intesa, denunciando nuovi scontri armati in diverse aree contese. Una situazione che, se confermata, rischia di far deragliare il fragile processo di pacificazione promosso nei giorni scorsi dalle diplomazie dei due Paesi e seguito con attenzione anche dall’ASEAN.
Thailandia-Cambogia, il cessate il fuoco già violato
Secondo il vice-portavoce militare thailandese Ritcha Suksuwanon, «dopo la dichiarazione del cessate il fuoco sono stati registrati disordini nella zona di Phu Makua, causati dalla parte cambogiana, che hanno portato a uno scambio di colpi protrattosi fino a questa mattina». Lo stesso ufficiale ha aggiunto che altri scontri si sarebbero verificati nella zona di Sam Taet, altra area sensibile del confine settentrionale.
Un conflitto radicato nelle dispute territoriali
La tensione tra i due Paesi affonda le radici nella storica contesa sul tempio di Preah Vihear, sito patrimonio dell’Unesco al confine nord-occidentale, e su altre aree di frontiera. Nonostante una sentenza della Corte internazionale di giustizia del 1962 abbia assegnato il complesso alla Cambogia, Bangkok continua a rivendicare parte dei territori circostanti. Periodicamente questa disputa ha dato origine a scontri armati, con vittime militari e civili da entrambe le parti e sfollamenti forzati.
L’ultimo ciclo di violenze, iniziato alcune settimane fa, ha già provocato morti e centinaia di evacuati nelle province frontaliere. La firma del cessate il fuoco, annunciata con toni positivi da Phnom Penh e Bangkok, avrebbe dovuto rappresentare un punto di svolta. In realtà, le ostilità continuano a riaccendersi, minando la credibilità degli accordi e alimentando diffidenze reciproche.
Le reazioni delle cancellerie
La notizia delle nuove violazioni ha destato preoccupazione nella regione. L’Associazione delle Nazioni del Sud-est asiatico (ASEAN), che negli ultimi anni ha cercato di mediare tra i due Paesi membri, teme che l’escalation possa compromettere la stabilità di un’area cruciale per gli equilibri geopolitici e per gli interessi economici internazionali.
La Thailandia è una delle economie emergenti più dinamiche del Sud-est asiatico, con un forte ruolo manifatturiero e di hub logistico. La Cambogia, pur con un PIL pro capite molto più basso, è un partner sempre più rilevante nelle catene di approvvigionamento regionali, soprattutto nel tessile e nell’agroalimentare. Una recrudescenza militare lungo il confine metterebbe a rischio flussi commerciali e investimenti, in un momento in cui entrambi i Paesi puntano a rafforzare la ripresa post-pandemica.
Impatti economici e investitori in allerta
Gli osservatori finanziari sottolineano che le tensioni politiche possono avere un effetto immediato sul sentiment degli investitori. Già nelle ultime settimane la borsa di Bangkok ha mostrato fasi di volatilità, in parte legate alle incertezze globali e in parte alla crisi regionale. Il settore turistico, vitale per entrambe le economie, è particolarmente esposto a rischi reputazionali: gli scontri al confine trasmettono un’immagine di instabilità che può scoraggiare i visitatori internazionali, proprio mentre si registra un fragile ritorno ai livelli pre-2020.
Per la Cambogia, che negli ultimi anni ha attratto capitali cinesi e coreani nel comparto infrastrutturale e immobiliare, una fase di conflitto rischia di frenare gli afflussi. La percezione di insicurezza può spostare investimenti verso Paesi percepiti come più stabili nella regione, a partire dal Vietnam.
Le mosse dei governi
Da Bangkok trapela irritazione per quella che viene considerata una violazione “grave” degli impegni assunti. Il governo thailandese ha ribadito di voler rispettare il cessate il fuoco ma ha avvertito che risponderà “con fermezza” a eventuali attacchi. Phnom Penh, dal canto suo, accusa la Thailandia di manipolare i fatti e sostiene che le proprie truppe abbiano agito in difesa, respingendo provocazioni.
Il linguaggio usato da entrambe le capitali testimonia la difficoltà di costruire un clima di fiducia. La diplomazia regionale appare impegnata a contenere un conflitto che, seppur limitato a zone di frontiera, potrebbe avere effetti a catena su rotte commerciali e investimenti in tutta l’area ASEAN.
Una tregua fragile
Gli esperti ricordano che la gestione delle dispute territoriali tra Thailandia e Cambogia richiede un impegno multilaterale di lungo periodo. In assenza di meccanismi di monitoraggio indipendenti, i cessate il fuoco rischiano di rimanere mere dichiarazioni di principio. Il confine resta altamente militarizzato e il rischio di incidenti è costante.
La comunità internazionale osserva con cautela. La Cina, principale partner economico della Cambogia e attore influente anche in Thailandia, segue con attenzione l’evolversi della situazione. Stati Uniti e Unione Europea, interessati alla stabilità del Sud-est asiatico come area strategica per il commercio globale, potrebbero spingere per un ruolo più incisivo dell’ASEAN come garante di un processo negoziale duraturo.
Per ora, la realtà sul terreno resta quella descritta dai militari thailandesi: nonostante l’annuncio di tregua, nelle province di confine i colpi di arma da fuoco non hanno ancora smesso di echeggiare.