Piazza Affari chiude sulla parità con le banche in evidenza e Ferrari in frenata.
Spread fermo, euro quasi immobile, petrolio e gas in calo mentre Wall Street procede con cautela
aspettando il verdetto della Federal Reserve.
Milano in equilibrio, ma il credito accelera
Seduta di stop and go per Piazza Affari, che chiude sostanzialmente invariata: il
Ftse Mib si attesta intorno a quota 43.400 punti, con una lieve variazione positiva
nell’ordine dello 0,1%. Dopo una giornata altalenante, il listino principale archivia dunque
l’ennesima seduta di consolidamento in area massimi pluriennali, mentre gli operatori preferiscono non
prendersi rischi e restare in attesa della riunione della Federal Reserve di mercoledì.
A trainare Milano sono ancora una volta i finanziari. In testa al listino svetta
Banca Monte dei Paschi di Siena, che mette a segno un rialzo di circa +4,8%,
consolidando i guadagni dopo il via libera della Consob: il regolatore ha escluso l’esistenza di un
patto occulto tra Delfin e Caltagirone nella loro partita su
Mediobanca, togliendo una nube regolamentare da sopra il titolo e, di riflesso, dal
comparto bancario italiano.
Bene anche Mediobanca, che avanza di quasi il 2%, e
Banco Bpm, anch’esso in progresso intorno al 2%. Nel complesso il
settore del credito si conferma uno dei pochi veri motori di performance di giornata a Piazza Affari,
mentre l’attenzione degli investitori resta puntata su dividendi generosi e possibili ulteriori
operazioni straordinarie nel segmento.
In scia positiva anche Leonardo, che guadagna poco più del 2%. Il gruppo della difesa
continua a beneficiare di un contesto geopolitico teso e di ordini sostenuti, all’interno di un
comparto che in tutta Europa si mantiene tonico.
Ferrari inciampa, lusso e consumer in affanno
Sul fronte opposto, giornata da dimenticare per Ferrari, che cede tra il
3% e il 3,5% dopo il taglio di raccomandazione di Morgan Stanley, passata a
un giudizio di semplice “neutralità” sul titolo. La correzione arriva dopo un rally prolungato che
aveva spinto le quotazioni su livelli considerati esigenti da più di un broker internazionale.
Deboli anche i titoli legati ai consumi non essenziali e alle utility delle torri. In calo
Amplifon (circa -1,5 / -2,5% a seconda degli orari di rilevazione) e
Inwit (oltre -2%), oltre a Campari, che arretra di poco più del
2%. Pressione anche sul lusso “caldo” di Piazza Affari: Brunello Cucinelli perde
poco meno dell’1,5%, in linea con un comparto europeo che tira il fiato dopo mesi di corsa.
Ftse Mid Cap e Star: rally di Technoprobe e Fincantieri, giù Intercos e Juventus
Nel segmento Ftse Italia Mid Cap il quadro è più vivace del principale: l’indice chiude in
moderato rialzo, intorno a +0,4%. In evidenza Technoprobe, che sfiora
+5% archiviando una delle migliori performance di giornata grazie agli acquisti degli
investitori più orientati alla crescita tecnologica.
Molto bene anche Fincantieri, che mette a segno guadagni nell’ordine del
+3,5 / +4%, sostenuta dalle prospettive nel comparto difesa e dalla pipeline di ordini civili.
In rialzo di oltre il 2% anche Comer Industries e Alerion Clean Power, segnale
di rinnovato interesse per l’industria meccanica e per le rinnovabili italiane.
Nel canale delle Small e Mid Cap quotate sullo Star prevale invece l’impostazione prudente:
l’indice di riferimento chiude in leggera flessione (circa -0,3%). Il titolo peggiore tra le
mid cap è Intercos, che scivola di oltre il 3,5%. Male anche
Juventus (ribasso superiore al 2%), Ferragamo (quasi -2%) e
GVS, in calo di poco meno del 2%. Il quadro complessivo evidenzia una selettività crescente
da parte degli investitori, che restano concentrati sui dossier con storie industriali più chiare o
driver di M&A.
Le altre Borse europee: listini in ordine sparso
Fuori dall’Italia, il quadro europeo è di generale attesa. Il pan-europeo
Stoxx 600 oscilla leggermente sotto la parità, con un calo nell’ordine dello
0,1%, frenato dai consumi di base mentre industriali e healthcare limitano i danni.
Unilever e L’Oréal pesano sui rispettivi settori, penalizzate rispettivamente dalla
riorganizzazione dopo lo spin-off di Magnum e da un incremento della partecipazione in
Galderma che ha innescato prese di beneficio sul colosso francese.
Tra i principali listini, Francoforte chiude in moderato rialzo, con il
Dax in progresso di circa +0,3%, sostenuto in particolare dal comparto industriale e
difesa. Parigi si muove praticamente in linea con la parità, mentre
Londra termina leggermente sotto i livelli di venerdì, zavorrata dai consumi difensivi.
Madrid e Amsterdam restano anch’esse vicine allo zero, in una seduta povera di volumi
e dominata dalla voglia di non esporsi troppo alla vigilia della Fed.
Valute, oro, petrolio e gas: mercato dell’energia in rosso
Sul mercato dei cambi, l’euro resta sostanzialmente fermo: a fine pomeriggio la moneta unica
oscilla poco sopra quota 1,16 dollari, in area 1,16–1,17, dopo la chiusura di venerdì poco più
in alto. Contro lo yen giapponese l’euro si muove attorno a 181, mentre il cambio
dollaro/yen rimane nei dintorni di 156, a conferma di un biglietto verde che non prende una
direzione chiara finché non arriverà la decisione della Fed.
L’oro consolida il balzo delle scorse settimane e si muove di fatto laterale poco sotto i
4.200 dollari l’oncia (circa 4.195–4.200), in un contesto in cui la domanda di beni rifugio
resta sostenuta ma non in piena emergenza.
Più netta la correzione sulle materie prime energetiche. Il petrolio WTI tratta in zona
59–59,5 dollari al barile, in calo di circa l’1,4%, mentre il Brent scivola
verso i 63 dollari, con una flessione analoga. Il mercato continua a scontare un mix di
preoccupazioni per la domanda globale e aspettative di politica monetaria più accomodante nei prossimi
mesi.
In Europa scende anche il gas naturale quotato ad Amsterdam: il future di riferimento si colloca
intorno a 27 euro/MWh, in ribasso di oltre l’1%, riflettendo stoccaggi ancora elevati e un
meteo finora non particolarmente rigido nel cuore dell’inverno.
Nel mondo delle criptovalute, Bitcoin arretra di circa l’1,2% e si muove in area
90.000–91.000 dollari, dopo le recenti fiammate alimentate dalle scommesse su ulteriori
allentamenti monetari globali.
Spread sotto controllo e mercato dei bond in attesa
Sul fronte obbligazionario, la giornata è all’insegna della stabilità. Lo
spread Btp-Bund resta ancorato attorno a 76 punti base, con il rendimento del
Btp decennale in area 3,5–3,6%. Anche il decennale tedesco si muove poco, segnalando che,
per il momento, il mercato del reddito fisso preferisce osservare più che reagire alle oscillazioni di
breve termine.
Il quadro resta quello di una normalizzazione graduale: la percezione del rischio Italia appare
gestibile, con il differenziale sui livelli più bassi degli ultimi anni, mentre gli investitori
continuano a valutare il mix tra rendimento e sicurezza in un contesto di tassi in discesa ma ancora
non tornati ai livelli ultra-espansivi del passato.
Wall Street a metà seduta: sfida Paramount–Netflix su Warner Bros
Quando in Europa i mercati chiudono, Wall Street si muove in modo contrastato. Intorno
alla metà della seduta newyorkese il Dow Jones risulta in calo di poco più di un
quartino di punto, l’S&P 500 oscilla attorno alla parità e il
Nasdaq Composite guadagna circa lo 0,3%. Il comparto tecnologico resta il più
tonico, sostenuto anche da Broadcom e dalle attese per i conti di colossi come
Oracle.
A catalizzare l’attenzione è però la battaglia per Warner Bros Discovery.
Paramount Skydance ha lanciato una maxi offerta ostile nell’ordine dei
108 miliardi di dollari, rilanciando la sfida contro il progetto di fusione con
Netflix. In Borsa il titolo Warner Bros Discovery vola con guadagni di circa il
7%, mentre Paramount si rafforza e Netflix arretra di alcuni punti percentuali,
in un settore media dove gli investitori soppesano sinergie industriali e rischi di sovrapagare gli
asset.
Sotto i riflettori anche Carvana, che sale a doppia cifra dopo l’annuncio dell’ingresso
nell’S&P 500, e IBM, sostenuta dall’acquisizione di Confluent per circa
11 miliardi di dollari, mossa che rafforza il posizionamento nel cloud e nei dati a supporto
dell’intelligenza artificiale.
La Fed sullo sfondo: taglio quasi scontato, conta il tono di Powell
Il vero convitato di pietra della seduta, in Europa come negli Stati Uniti, resta la
Federal Reserve. I future sui fed funds prezzano con una probabilità prossima al
90% un taglio dei tassi di 25 punti base nella riunione di mercoledì. Ciò che farà davvero
la differenza, però, sarà il linguaggio del presidente Jerome Powell: un messaggio prudente
sull’andamento dell’inflazione e sulle mosse successive potrebbe frenare l’appetito per il rischio,
mentre un tono più aperto a ulteriori allentamenti nel 2026 darebbe ossigeno aggiuntivo a equity e
credito.
Sullo sfondo restano anche i dossier geopolitici. L’attenzione resta alta sulle trattative di pace
per l’Ucraina: nella serata londinese il presidente Volodymyr Zelensky incontra i leader
europei per cercare una posizione comune sulla risoluzione del conflitto. È un elemento che non muove
ancora direttamente i prezzi di giornata, ma che resta ben presente nei modelli di rischio di chi
investe in Europa.
Cosa guardare nei prossimi giorni
Per gli investitori italiani ed europei, la seduta dell’Immacolata è stata quindi una pausa di
riflessione più che un vero turning point. Piazza Affari consolida sui massimi,
Mps guida il rimbalzo del credito, Ferrari testa la tenuta delle valutazioni nel lusso
auto, mentre il resto del listino si distribuisce tra prese di profitto e acquisti mirati su
storie industriali di qualità.
I prossimi catalizzatori per i mercati saranno:
- la decisione della Fed sui tassi e, soprattutto, le indicazioni sulla traiettoria per il 2026;
- nuovi dati macro da Germania e Cina su industria e prezzi, cruciali per le prospettive di crescita globale;
- la prosecuzione della stagione delle trimestrali tech USA, che dovrà dissipare i timori di “bolla” legata all’intelligenza artificiale.
Per il momento, il messaggio che arriva dai mercati è chiaro: dopo la corsa di fine anno,
l’Europa tira il fiato, ma resta pronta a riaccendere i motori se dalla Fed arriverà il via libera a
una fase di tagli dei tassi ordinata e credibile.