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Carlo D’Attanasio assolto e liberato in Papua Nuova Guinea dopo quattro anni di detenzione

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Carlo D’Attanasio assolto e liberato in Papua Nuova Guinea dopo quattro anni di detenzione

Dopo quattro anni di detenzione, si chiude con un verdetto di assoluzione la vicenda di Carlo D’Attanasio, cittadino italiano arrestato e incarcerato in Papua Nuova Guinea in seguito a un processo complesso e dalle molte ombre. L’annuncio ufficiale è arrivato ieri sera dal ministro degli Esteri e vicepresidente del Consiglio, Antonio Tajani, durante un punto stampa all’unità di crisi della Farnesina. “È stato liberato dopo essere stato assolto in Papua Nuova Guinea l’italiano Carlo D’Attanasio”, ha dichiarato il titolare della diplomazia italiana, confermando la fine di un caso che negli ultimi anni ha visto un intenso lavoro delle autorità diplomatiche.

Carlo D’Attanasio assolto e liberato in Papua Nuova Guinea

L’arresto di D’Attanasio risale al 2021, in un contesto giudiziario segnato da difficoltà procedurali e lentezze burocratiche. Le accuse, mai del tutto chiarite, riguardavano presunte violazioni commerciali e irregolarità amministrative, in un Paese che negli ultimi decenni ha faticato a costruire un sistema giuridico stabile e impermeabile a pressioni esterne. La sua detenzione, protrattasi ben oltre i tempi medi di un processo equo, aveva sollevato interrogativi da parte delle organizzazioni per i diritti umani e aveva mobilitato la comunità italiana all’estero.

L’intervento diplomatico di Roma
La svolta è arrivata anche grazie a una lunga opera di mediazione. Il Ministero degli Esteri, attraverso l’unità di crisi e l’ambasciata d’Italia in Australia – che copre anche la Papua Nuova Guinea – ha seguito costantemente la vicenda. Tajani ha sottolineato come i contatti con le autorità locali siano stati continui e delicati, in un quadro geopolitico in cui la Papua Nuova Guinea si trova al centro di interessi economici e strategici, in particolare per le risorse naturali. L’impegno della Farnesina, rafforzato dall’attenzione del Quirinale e dalla pressione di parlamentari italiani, ha contribuito a mantenere alta la visibilità del caso, evitando che cadesse nel silenzio.

Le condizioni di detenzione e la lunga attesa
Durante i quattro anni trascorsi dietro le sbarre, D’Attanasio ha affrontato condizioni difficili. Le carceri della Papua Nuova Guinea sono spesso sovraffollate e carenti di servizi sanitari, e diverse inchieste giornalistiche hanno documentato livelli di violenza e degrado elevati. La famiglia in Italia ha sempre denunciato lo stato di salute precario del connazionale, chiedendo ripetutamente un intervento più incisivo. La liberazione giunge quindi come un sollievo, ma lascia aperti interrogativi su come un cittadino europeo possa restare così a lungo detenuto senza una sentenza definitiva.

L’accoglienza in Italia e il significato politico
Il ritorno in Italia di D’Attanasio è atteso nelle prossime ore. Sarà accolto dai familiari e da funzionari della Farnesina. L’episodio ha anche una valenza politica interna: Tajani, che nelle ultime settimane ha intensificato i viaggi diplomatici nel Pacifico e nel Sud-est asiatico, può rivendicare un successo sul piano della protezione dei cittadini all’estero. La vicenda richiama inoltre l’attenzione sulle garanzie da assicurare agli italiani che operano in Paesi dove lo Stato di diritto è fragile e dove i procedimenti giudiziari possono trasformarsi in un labirinto senza uscita.

L’orizzonte dei rapporti con la Papua Nuova Guinea
La conclusione positiva del caso potrebbe aprire un capitolo nuovo nei rapporti bilaterali. L’Italia, interessata a sviluppare cooperazioni economiche nell’area del Pacifico, ha ora la possibilità di consolidare un dialogo con un Paese che rimane fondamentale per le rotte marittime e per la ricchezza di materie prime. Allo stesso tempo, il dossier di D’Attanasio resta un monito: senza istituzioni affidabili e trasparenti, gli investimenti e la presenza di cittadini stranieri restano esposti a rischi notevoli.

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