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Cisgiordania, incendiata una moschea: scritte di minaccia contro il capo dell’IDF

- di: Alberto Venturi
 
Cisgiordania, incendiata una moschea: scritte di minaccia contro il capo dell’IDF

La tensione in Cisgiordania torna a esplodere nel cuore della notte. Nel villaggio palestinese di Kifl Hares, un gruppo di coloni israeliani ha appiccato il fuoco a una moschea, lasciando segni inequivocabili del loro passaggio: copie del Corano bruciate e scritte minacciose sui muri rivolte al generale Avi Blot, capo del Comando centrale dell’esercito israeliano.

Cisgiordania, incendiata una moschea: scritte di minaccia contro il capo dell’IDF

Un gesto violento e simbolico, che affonda nel punto più sensibile della vita comunitaria palestinese e si inserisce in una spirale di episodi che, nelle ultime settimane, ha visto un aumento consistente degli attacchi contro civili palestinesi, in un clima già segnato da tensioni politiche, militari e religiose.

Un attacco mirato e un messaggio diretto ai vertici militari
Le scritte trovate all’ingresso e sulle pareti della moschea indicano che l’azione non è stata improvvisata. Le minacce rivolte ad Avi Blot – al centro in queste settimane di discussioni interne per le misure adottate in Cisgiordania – mostrano la volontà di colpire non solo un luogo di culto, ma anche l’autorità dell’IDF nella gestione dei territori occupati.

La scelta di bruciare copie del Corano aggiunge un elemento di umiliazione simbolica destinato a lasciare cicatrici profonde nella comunità.

Aperta un’indagine con lo Shin Bet
L’attacco, definito dai media israeliani come uno dei più gravi degli ultimi mesi, ha spinto l’esercito e la polizia ad aprire immediatamente un’indagine. Alla squadra investigativa è stato affiancato anche lo Shin Bet, il servizio di sicurezza interno, segno della delicatezza e della rilevanza del caso.

Gli investigatori stanno analizzando i filmati delle telecamere presenti nei pressi del villaggio e raccogliendo testimonianze utili a ricostruire il percorso dei responsabili prima e dopo l’incendio. L’obiettivo è identificare il gruppo e comprenderne le motivazioni, anche se il clima di radicalizzazione di parte dei coloni rappresenta una cornice ormai evidente.

La scia di violenze che scuote la Cisgiordania

L’episodio di Kifl Hares non arriva isolato. Da settimane, secondo organizzazioni locali e osservatori internazionali, la Cisgiordania vive un incremento sensibile delle aggressioni da parte di gruppi di coloni, che approfittano dell’instabilità generale per colpire villaggi, campi coltivati e singoli residenti palestinesi.

È una dinamica che sta incidendo sulla sicurezza dell’intera area e che il governo israeliano, di fronte alle pressioni interne e internazionali, non può più considerare marginale.

Un nuovo fronte di frattura in un contesto già infiammato
L’incendio della moschea si aggiunge così al mosaico di un territorio dove ogni gesto, ogni parola, ogni notte può trasformarsi in un atto di escalation. Ciò che è avvenuto a Kifl Hares rischia ora di diventare un nuovo punto di rottura, capace di alimentare ulteriore tensione in un contesto in cui l’equilibrio appare sempre più fragile.

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