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Confindustria-Srm: nel 2024 il Pil del Sud a +0,6%, il Pnrr spinge gli investimenti

- di: Barbara Bizzarri
 
Confindustria-Srm: nel 2024 il Pil del Sud a +0,6%, il Pnrr spinge gli investimenti

Nel 2024 la stima di crescita del Pil nel Mezzogiorno si attesta a +0,6%: questa la previsione dell’indagine annuale di Confindustria Srm, il Centro Studi collegato a Intesa San Paolo. “Sulla conferma di questo dato influirà in modo considerevole l’effettiva “messa a terra” delle risorse disponibili, in primis quelle legate al Pnrr. L’occupazione, registrata nel terzo trimestre aumenta del 4% rispetto allo scorso anno, con un incremento per il Sud maggiore. Ma all’aumento degli occupati non corrisponde un significativo progresso in termini assoluti se i dati sono rapportati alla quota di chi vive al Sud”, spiega lo Studio: quanto all’anno che volge al termine, l’economia del meridione è stata contraddistinta da segnali congiunturali positivi e una generale tenuta delle imprese. L’Indice sintetico dell’economia meridionale per il 2023 cresce per il terzo anno consecutivo e sale di 8,8 punti. Molto positiva la stima sul dato relativo agli investimenti al Sud, +4% rispetto al 2022 e 17 rispetto al 2019, “a conferma di una dinamica che va però sicuramente rafforzata”. Particolarmente significativo il contributo dell’export: + 40 punti sul 2019.

Confindustria-Srm: nel 2024 il Pil del Sud a +0,6%, il Pnrr spinge gli investimenti

Secondo i dati di Confindustria e Srm nel terzo trimestre 2023 nel Mezzogiorno si è concentrato quasi il 27% dell’occupazione nazionale e il 23,4% di quella femminile, valori ancora troppo bassi. Nel complesso, le dinamiche congiunturali mostrate dallo studio evidenziano un Mezzogiorno resiliente alle crisi degli ultimi anni e con rilevanti potenzialità di rilancio. L’analisi di Confindustria-Srm rileva tre grandi fattori di sviluppo su cui il Mezzogiorno deve crescere, ovvero, le cosiddette “3C”: competenze, dalla formazione all’innovazione, connettività, attraverso adeguate infrastrutture di connessione stradale, ferroviaria, portuale e aerea, ma anche e soprattutto digitale e tecnologica e, infine, competitività delle imprese, soprattutto in termini di densità e intensità imprenditoriale.

È dunque necessaria una politica industriale che, sfruttando le ingenti risorse a disposizione, sia europee che nazionali, possa creare un ambiente favorevole alla crescita di territori e imprese del Mezzogiorno e, al contempo, ne valorizzi le potenzialità produttive. In questo contesto, un ruolo decisivo è svolto dal Pnrr, la cui rimodulazione rappresenta una notizia molto attesa. Dei circa 14 miliardi di nuove misure e risorse aggiuntive del Piano, circa 12 sono destinati alle imprese: 6,3 miliardi per Transizione 5.0, 2,5 per filiere green e net zero technologies, 2 per i contratti di sviluppo della filiera agroalimentare, 852 milioni per i parchi agrisolari, 320 milioni per il sostegno a investimenti green e 50 milioni per le materie prime critiche. Segnali positivi di attenzione al sistema produttivo, che però dovranno essere declinati garantendo il rispetto della vocazione originaria del Piano, cioè lavorare sulla riduzione dei divari. In questo senso, sarà importante il rispetto della clausola di destinazione al Mezzogiorno del 40% delle risorse allocabili territorialmente.

In tema di policy e risorse, importanti novità sono attese dalla nuova Zes unica per il Mezzogiorno e dalla revisione del Fondo sviluppo e coesione, entrambe oggetto del DL Sud. La Zes Unica può rappresentare una grande potenzialità per il Sud ma, per non vanificarne la portata, deve essere declinata con attenzione. Rendere tutto il Mezzogiorno una Zona economica speciale è un progetto ambizioso, che necessita di essere sorretto da una opportuna strategia sul medio periodo. Recenti misure dedicate al Sud intervengono anche sulla politica di coesione nazionale, operando delle modifiche all’operatività e alla governance del Fondo Sviluppo e Coesione, per migliorarne le performance di spesa. Sarà importante non snaturare il Fondo, preservandone le caratteristiche di addizionalità e allocazione territoriale, che destina l’80% delle risorse al Sud. In generale, è necessario che i progetti e le risorse definiti dalle modifiche al Pnrr e dal DL Sud vedano ora una tempestiva attuazione che, sin dalle prime fasi, metta al centro gli investimenti delle imprese e garantisca il coinvolgimento di tutti gli attori, in primis del partenariato economico e sociale.

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