Conflitto Israele-Iran, shock energetico all’orizzonte – se lo Stretto si chiude, i mercati tremano.
(Foto: petroliera attraversa lo stretto di Hormuz).
Perché Hormuz è un nodo critico
Lo Stretto di Hormuz gestisce circa 18–20 milioni di barili di petrolio al giorno, un terzo del commercio marittimo globale. Iran ha già messo in chiaro che “la chiusura è sotto seria considerazione”.
Tipologia di chiusura? Un “incubo assoluto per i mercati”, sottolinea Arne Lohmann Rasmussen, analista geopolitico. In caso di blocco, i prezzi potrebbero superare i 100 dollari al barile, con scenari peggiori che testimoniano punte a 120–150 dollari.
I numeri dell’impennata
• Il 13 giugno, dopo i raid israeliani su siti iraniani, il Brent è salito del 7 %, toccando 74 dollari al barile.
• In alcune fasi la crescita ha raggiunto il 13 % intraday, soprattutto sotto la spinta dell’incertezza geopolitica .
• Alcuni analisti, come quelli di AInvest, segnalano un salto potenziale verso i 120 130 $/b in caso di chiusura.
Cosa dicono le banche
JP Morgan ha confermato le previsioni base sui 60 65 $/b, ma ammette un finale di media fino a doppio scenario se lo scenario peggiora. Goldman Sachs, dal canto suo, prevede rimedi (OPEC+, scorte strategiche), ma riconosce un rischio fino a 90 dollari al barile pur di rimanere transitori .
Le minacce militari e politiche
Gli attacchi israeliani, iniziati il 13 giugno, hanno colpito infrastrutture nucleari e campi gas/olio in Iran, incendiando strutture come South Pars. In risposta, l’Iran ha lanciato missili e droni su Tel Aviv, Gerusalemme e altre città, intensificando il clima di tensione.
Washington ha ufficialmente chiarito di non essere parte attiva, ma ha messo sull’avviso l’Iran circa qualsiasi minaccia a interessi statunitensi o alla navigazione nel Golfo.
Le conseguenze su inflazione e tassi
Il prezzo del petrolio sopra 100 dollari al barile rischierebbe di alimentare una “stagflation”-shock: inflazione più alta, crescita rallentata e difficoltà per banche centrali nel tagliare i tassi.
In Usa, il Brent a 120 dollari spingerebbe i prezzi al consumo e frenerebbe l’ipotizzata discesa dei tassi.
Le contromisure possibili
• Riversamento scorte: l’AIE potrebbe intervenire.
• Aumento produzione OPEC+: per calmierare il prezzo, come suggerito dalle fonti italiane .
• Aumento produzione alternative, tra cui shale americano e Brasile.
Stato d’allerta
Il prezzo del petrolio è in allarme: con un rialzo già del 7–13 %, lo scenario di un raddoppio verso 120–150 $/barile non è più fantascienza, bensì un rischio concreto . La chiusura di Hormuz resta l’elemento chiave: se l’Iran deciderà di chiuderlo — anche temporaneamente — i mercati globali rischiano un vero e proprio crash energetico.
Il conflitto è ancora in pieno svolgimento. Nei prossimi giorni, monitoreremo attentamente:
1. Dichiarazioni e azioni iraniane su Hormuz.
2. Strategie di risposta di OPEC e AIE.
3. Reazioni di Banche centrali e mercati finanziari globali.
Solo così sapremo se davvero stiamo per affrontare un doppio gasolio mondiale.