Trasporti e logistica, Conftrasporto-Confcommercio: stretti nella morsa di tasse e burocrazia.

- di: Barbara Leone
 
"Le sfide per la crescita: il futuro dei trasporti e della logistica tra la svolta sostenibile e nuove tasse all’orizzonte". E’ questo il titolo del convegno di Conftrasporto-Confcommercio tenutosi oggi nella sede romana di Confcommercio. Nel corso dell’evento è stato presentato un "paper" con dati e proposte sul settore. I lavori sono stati aperti dal presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli. Successivamente è intervenuto il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini. Nella seconda parte della giornata si è tenuta una tavola rotonda con Paolo Uggè, Presidente Conftrasporto; Luigi Merlo, Presidente Federlogistica; Stefano Messina, Presidente Assarmatori; Guido Gazzola, Vicepresidente Assoferr; Gian Enzo Duci, Consigliere Federagenti; Pasquale Russo, Segretario Generale Conftrasporto e Edoardo Rixi, Viceministro delle Infrastrutture e dei Trasporti. Nel suo intervento il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli ha ringraziato il governo nella persona del ministro Salvini per la disponibilità dimostrata verso il settore. "Siamo soddisfatti, caro Ministro, per la disponibilità che hai già dimostrato sui alcuni principali nodi dei trasporti e della logistica. Dalle limitazioni dei Tir al Brennero, ai temi legati alla portualità e all’intermodalità ferroviaria, per accrescere la competitività del nostro Paese". Sangalli ha quindi ricordato le sfide che attendono il settore .

Conftrasporto-Confcommercio: stretti nella morsa di tasse e burocrazia

"La prima sfida - ha detto Sangalli - è sicuramente quella di valorizzare e rafforzare lo stretto collegamento tra trasporti e logistica con il terziario di mercato, dal commercio al turismo. E proprio questa stagione così difficile ha trovato nella resilienza dei trasporti e della logistica la cerniera decisiva per la crescita e lo sviluppo delle altre realtà economiche e produttive. Qualità ed efficienza di trasporti e logistica - ha detto Sangalli - sono decisivi in particolare per il terziario di mercato, a partire dalla distribuzione commerciale. Dai poli logistici, ai centri di smistamento, alla consegna nell’ultimo miglio dentro le realtà urbane, si inseriscono nei grandi temi del futuro, dall’e-commerce, alla sostenibilità, alla digitalizzazione. Tutti temi sui quali Confcommercio ha da sempre una visione moderna, ma anche realista nell’interesse delle nostre imprese e dell’economia diffusa. Connessioni, relazioni, collegamenti ramificati, permettono di ampliare la gamma di opportunità per le comunità, anche per quelle geograficamente meno centrali, penso alle isole e ad alcune aree interne e montane del nostro Paese, in un quadro di concreta coesione sociale. E proprio questa prima sfida, che tiene insieme terziario e trasporti, si declina anche dentro il recinto della rappresentanza con Conftrasporto dentro Confcommercio".

La seconda sfida secondo Sangalli, è quella "di allargare e allungare l’orizzonte comune tra terziario e mezzi di trasporto, nell’ambito delle strategie delle grandi rotte, nella ridefinizione degli spazi geopolitici e i tracciati economici: dal tema del grano ucraino alla nuova centralità del Mediterraneo per la stessa energia. A ciò si lega poi la necessità di affrontare seriamente il tema dell’economia del Mare, che si riconnette a quello più generale, della stessa accessibilità, anche turistica, altrettanto importante per la rappresentanza di Confcommercio. E’ interessante, a tal proposito, quanto ha evidenziato il nostro Ufficio studi: se l'Italia avesse gli stessi livelli di accessibilità della Germania, potrebbe contare su un incremento di Pil di 90 miliardi di euro l'anno. E se poi le Regioni italiane avessero il livello di accessibilità del Piemonte, l’incremento di Pil sarebbe di circa 70 miliardi di euro l'anno. Serve allora - ha sottolineato il presidente - una scelta forte di campo, a favore dell’intermodalità, dalle autostrade del mare al combinato ferroviario, insieme a un processo di rinnovo del parco circolante e delle flotte, a cominciare dalle navi e dai traghetti".

Sangalli ha concluso il suo intervento ricordando la terza sfida, "che è quella che interessa le città e la democrazia sostanziale dei cittadini. E’ questa la sfida della mobilità sostenibile, degli spazi e dei tempi di vita, che crea quelle relazioni che fanno poi la comunità. Se consideriamo pure che il 75% della domanda di trasporto è di breve distanza, è in questa dimensione che si gioca il tema della qualità della vita, della fruizione dei luoghi, della organizzazione dei tempi di lavoro e di partecipazione, e anche della stessa rigenerazione urbana. La società digitale che rende tutto più rapido, a partire dalla filiera dei trasporti dentro le città, ci permette, in qualche modo, di recuperare il tempo necessario, magari lento, per riprendersi gli spazi della convivenza, del pluralismo commerciale, del turismo consapevole. Questa è anche, però, la sfida in cui rimane centrale il tema della transizione verde e della sostenibilità tout court. Con un’avvertenza: la sostenibilità o è assieme ambientale, economica e sociale, oppure non è. Con questo - ha precisato Sangalli - non intendiamo negare la necessità di una svolta ambientale. Del resto, le imprese del comparto stanno andando nella direzione giusta in tema di sostenibilità e transizione ecologica: per esempio già oggi, oltre il 40% delle imprese del settore dell’autotrasporto ha acquistato mezzi a minor impatto ambientale. Siamo preoccupati, però, da come la sostenibilità viene intesa in alcuni dossier europei quali l'applicazione del meccanismo di contrattazione delle emissioni e la proposta di revisione della Direttiva sulla tassazione dei prodotti energetici. Il settore del trasporto e dell'automotive è già eccessivamente gravato da oneri, in Italia, che limitano la capacità competitiva delle imprese nazionali e che occorrerebbe ridurre, certo non aumentare".


Il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, ha portato il suo saluto al convegno di Conftrasporto.
"Se un Paese adotta l’emergenza come norma - ha detto Salvini - vuol dire che la norma va cambiata. Il nuovo codice degli appalti sarà pronto entro fine marzo per dare alle imprese un codice con meno tempo da dedicare alla burocrazia. In questo modo si combatte anche la piaga della corruzione. In Europa - ha aggiunto Salvini - non è possibile che i trattati valgano per alcuni e per altri no. Come il caso eclatante del Brennero: l’Austria non può danneggiare le imprese degli autotrasportatori. La logistica - ha osservato ancora il ministro - non è solo una parola da convegno, è business, innovazione, posti di lavoro. Dunque è necessario mettere al centro logistica e sostenibilità che però non può essere una ghigliottina come il divieto per i motori endotermici dal 2035 che avvantaggia solo l’industria cinese". Salvini ha poi fatto un altro esempio per chiarire meglio il concetto facendo riferimento alla nuova direttiva europea sull'efficienza energetica degli immobili che verrà votata al Parlamento europeo tra qualche settimana. "Costringere milioni di famiglie italiane a investire decine di migliaia di euro per l'efficientamento energetico, altrimenti il tuo immobile, il tuo appartamento, è fuori mercato anche qua è qualcosa di assolutamente incompatibile nei modi e nei tempi – ha aggiunto in conclusione Salvini - .Serve un’Unione Europea che accompagni il progresso e l’innovazione insieme alla sostenibilità economica e sociale".

Veniamo ora ai temi affrontati nel corso del convegno. A cominciare dai macrodati. Il peso del settore nell’economia è tracciato dai dati presentati a Roma al Convegno di Conftrasporto-Confcommercio. L’80% delle merci in Italia viaggia su gomma, mentre attraverso il trasporto marittimo passano il 60% delle nostre importazioni e il 50% delle esportazioni (per quantità). Sui valori della merce trasportata dominano i valichi alpini, con una quota di oltre il 50% delle importazioni e del 60% delle esportazioni (ma le limitazioni dell’Austria al Brennero procurano un danno all’Italia di 370 milioni di euro all’anno per ogni ora di ritardo nell’attraversamento). Nel 2021 il trasporto merci ferroviario ha superato i livelli del 2019, con una movimentazione di 52 milioni di treni per chilometro e un traffico complessivo di 24 miliardi di tonnellate a chilometro, con i traffici nazionali a +17,6% sul 2019 e quelli in esportazione a +23,7%. Il potenziale c’è, le risorse anche (almeno quelle essenziali), ma la burocrazia e l’alta tassazione presente e futura frenano lo sviluppo e la competitività del settore. Per quanto riguarda il tema delle risorse e della burocrazia, nel corso del convegno è emerso che sono 285 i milioni gli euro stanziati per mitigare l’aumento dei costi nell’autotrasporto e "congelati" da un sistema burocratico che ne rende tortuoso l’accesso; 330 i milioni di euro non assegnati al settore marittimo, su un totale di 500 milioni stanziati nel bando complementare al Pnrr per adeguare le flotte agli obiettivi ‘green’: troppo stretti i vincoli per usufruirne, ed è per questo che lo shipping chiede un nuovo bando con criteri più aperti. Inoltre, la legge Bilancio non ha rifinanziato il ‘marebonus’, che negli ultimi 20 anni ha contribuito allo sviluppo intermodale. Anche il trasporto ferroviario chiede la conferma del "ferro bonus", e di varare criteri di sostenibilità per le imprese: le variabili economiche, con l’energia da trazione alle stelle (+517% nei primi 3 mesi del 2022 sul 2020), hanno già decretato il fallimento di importanti realtà del settore.

La guerra in Ucraina ha visto aumentare fino al 200% i costi delle imprese terminalistiche per l’approvvigionamento energetico, senza possibilità di ristoro, e sugli operatori pesa anche il contributo obbligatorio per il funzionamento dell’Autorità di Regolazione dei Trasporti. Per la transizione green, l’Ue chiede al settore della logistica energetica investimenti considerevoli, mentre i depositi fiscali costieri, per ogni modifica di impianto verso prodotti rinnovabili o a basso contenuto di carbonio, sono soggetti a iter burocratici ancora troppo complessi. Occorre un intervento che consenta al settore di esprimere il proprio potenziale e di avvalersi dei combustibili alternativi (Gnl e biocarburanti), finché l’orizzonte del full electric non sarà più vicino. A questo si aggiunge il carico fiscale che grava sulle imprese. L’autotrasporto, che dal 1991 al 2017 ha ridotto le emissioni del 30% (contro il -20% dell’intera economia), è assoggettato a una carbon tax 5 volte superiore a quella dei settori agricolo e industriale (250 euro per tonnellata di Co2 prodotta). Secondo le prime stime di Conftrasporto, l’estensione al trasporto stradale dell’Ets (meccanismo di contrattazione delle emissioni), con l’aumento dei prezzi dei carburanti, vedrà impennarsi i costi per le imprese: +1.500 euro all’anno per un furgone diesel, +6mila euro per un Tir a Gnl (Gas Naturale Liquefatto), +10mila per un Tir a gasolio di ultima generazione. Con le accise sul gasolio, un Tir Euro6 paga 8.500 euro in più rispetto ai costi ambientali che genera. Sul fronte del trasporto marittimo, dal 1° gennaio è entrato in vigore il Carbon Intensity Indicator dell’Imo (International maritime organization), che assegna alle navi un rating per classificare le unità in base alle emissioni C02 sulle miglia percorse. Un indice con molte distorsioni, che manderebbe ‘fuori norma’ il 73% delle navi traghetto italiane entro il 2025. Il 2023 si apre con un previsto incremento dei canoni concessori (+25%), che si aggiunge al peso del caro-carburanti e agli effetti della pandemia. Nonostante la recente emanazione del Regolamento atteso da 28 anni, l’onerosità delle concessioni nei nostri porti è molto variegata, e i previsti incrementi lineari uniformi amplieranno gli illogici vantaggi e svantaggi tra gli operatori. Altro tema affrontato: Pnrr e infrastrutture.

Tra l’impennata dei costi delle opere pubbliche (crisi energetica e caro materiali) e difficoltà procedurali, la spesa effettuata dall’Italia nel 2022 sulle risorse del Pnrr è stata inferiore alle attese: 15 miliardi di euro in meno rispetto a una previsione di 33,7 miliardi. Si dovrà dunque accelerare per rispettare il cronoprogramma del Pnrr. Le croniche difficoltà del nostro Paese nel mettere a terra i programmi di spesa potrebbero costarci molto caro: rischiamo di vanificare le opportunità offerte dal Piano per la realizzazione delle opere essenziali alla ripresa. Ciò detto, sono diverse le proposte che Conftrasporto rivolge al Governo (e attraverso questo all’Unione Europea), perché molti sono i nodi da sciogliere. Autotrasporto: porre fine alle limitazioni unilaterali dell’Austria al Brennero e accelerare sul nuovo tunnel, anche sul versante tedesco, per attivare l’intermodalità; intervenire in Ue perché il beneficio del gasolio commerciale non venga soppresso; ridurre il cuneo fiscale per contrastare la carenza di autisti; rivedere i divieti di circolazione. Dogane-porti: integrare le istanze settoriali e superare possibili rigidità del ruolo affidato ai ministeri Cultura e Ambiente; attrezzare i porti contro il climate change; collegare i terminal ferroviari alla rete nazionale; varare la Piattaforma Logistica Nazionale; risolvere le criticità del nuovo Regolamento sulle concessioni portuali; cancellare l’obbligo di contributo all’Art delle imprese terminaliste; sostenere l’efficientamento energetico e ambientale degli operatori. Trasporto marittimo: assegnare al settore le risorse non conferite tra quelle stanziate dal fondo complementare al Pnrr; rifinanziare il Marebonus; snellire la burocrazia per evitare che le nostre compagnie lascino la bandiera italiana a vantaggio di Paesi europei; sostenere la cybersicurezza; potenziare il supporto per gli armatori che si rivolgono per commesse ai cantieri navali nazionali. Trasporto ferroviario: rendere strutturale il Ferrobonus; varare strumenti per lenire la speculazione energetica; incentivare l’intermodalità e completare i corridoi europei; favorire il reshoring della costruzione dei carri per il rientro di competenze ora ‘emigrate’ nelle aziende extra-Ue. Logistica energetica: semplificare gli iter verso il ‘green’ nei depositi fiscali costieri; anticipare al 2023 i criteri della proposta di revisione della Direttiva sulla tassazione dei prodotti energetici (‘bio’ e alternativi); rivedere la disciplina dei contributi di solidarietà straordinari contro gli extraprofitti, evitando la doppia imposizione e scorporando il valore delle accise dalla base imponibile.

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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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