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Corte Suprema stoppa i soldati a Chicago: schiaffo a Trump

- di: Bruno Legni
 
Corte Suprema stoppa i soldati a Chicago: schiaffo a Trump
Corte Suprema stoppa i soldati a Chicago: schiaffo a Trump

Sei giudici “conservatori” non bastano più: il blocco resta, e il nodo è una parola sola — “forze regolari”. 

(Foto: la sede della Corte Suprema Usa).

La Casa Bianca voleva i militari in strada (o perlomeno pronti a farlo). L’Illinois rispondeva: non è un’emergenza, è un azzardo. La Corte Suprema, stavolta, non ha scelto la scorciatoia. Con un’ordinanza breve ma tagliente, ha mantenuto il blocco al dispiegamento della Guardia nazionale nell’area di Chicago ordinato dall’amministrazione Trump per “proteggere” personale e strutture federali legate alle operazioni anti-immigrazione.

Non è la sentenza definitiva sul merito, ma è un semaforo rosso che pesa. Perché dice, in sostanza: al momento il governo non ha indicato una base legale abbastanza solida per far eseguire ai militari funzioni che assomigliano troppo all’applicazione della legge sul territorio di uno Stato che non li vuole.

Che cosa ha deciso davvero la Corte

Il punto tecnico è più esplosivo di qualunque comizio. La Corte respinge la richiesta d’emergenza dell’amministrazione di “congelare” l’ordine di un giudice federale che aveva fermato il piano: dunque il divieto resta in piedi mentre la causa va avanti.

La frase che inchioda l’esecutivo è scolpita nell’ordinanza: “In questa fase preliminare, il governo non è riuscito a identificare una fonte di autorità che consenta ai militari di eseguire le leggi in Illinois”. Tradotto: potete raccontarla come “protezione”, ma se l’effetto è mettere truppe in un contesto di ordine pubblico, dovete dimostrare il “perché” giuridico — e non basta invocarlo.

Il voto che spacca i conservatori

La geografia dei voti è, da sola, una notizia: 6–3 sul risultato (blocco confermato), con i dissensi firmati dai tre più “duri”: Clarence Thomas, Samuel Alito e Neil Gorsuch. Nel campo che mantiene lo stop rientrano i tre liberal (Sonia Sotomayor, Elena Kagan, Ketanji Brown Jackson) e tre conservatori (John Roberts, Brett Kavanaugh, Amy Coney Barrett).

Kavanaugh scrive anche una concorrenza che suona come un avvertimento: sì al blocco oggi, ma senza costruire una dottrina che domani incateni il presidente in scenari davvero estremi. In altre parole: fermiamo questa mossa, senza chiudere la porta per sempre.

La parola che cambia tutto: “forze regolari”

Il cuore del caso è una norma federale (10 U.S.C. §12406(3)) che consente al presidente di federalizzare la Guardia nazionale se è “incapace” di far eseguire le leggi usando le “forze regolari”. Il governo ha provato a sostenere che “forze regolari” significhi anche agenzie civili (ICE, Federal Protective Service e simili).

La Corte, invece, dice che l’interpretazione più plausibile è un’altra: “forze regolari” = forze armate regolari degli Stati Uniti. E qui scatta la trappola logica: se stai parlando di esercito e simili, allora ti scontri con il principio (e con le leggi) che limitano l’uso dei militari nelle funzioni di polizia. L’ordinanza richiama infatti il Posse Comitatus Act, che vieta alle forze armate di “eseguire le leggi” salvo eccezioni espresse.

Risultato: per invocare quella norma, l’amministrazione avrebbe dovuto indicare una base che autorizzi davvero i militari a svolgere quel tipo di compito in Illinois. Secondo la Corte, questa base, almeno finora, non c’è.

Chicago, ICE e la miccia politica

Il contesto è noto: l’area di Chicago, e in particolare la zona di Broadview (dove c’è una struttura ICE), è diventata un punto di attrito permanente tra amministrazione federale e leadership democratica locale. La Casa Bianca ha sostenuto che servisse la Guardia nazionale per proteggere personale e immobili federali da proteste descritte come violente.

Dall’altra parte, Illinois e amministrazioni locali hanno replicato che non esisteva alcuna “ribellione” né un collasso dell’ordine pubblico tale da giustificare la militarizzazione, e che le forze dell’ordine civili erano perfettamente in grado di gestire la situazione.

Le reazioni: due narrazioni, uno stesso campo di battaglia

Il governatore dell’Illinois JB Pritzker ha salutato la decisione come una vittoria “per lo Stato e per il Paese”, con un messaggio che punta dritto al tema dei diritti civili: le comunità non devono vivere nel timore che il presidente possa portare l’esercito nelle strade.

La Casa Bianca non arretra: la portavoce Abigail Jackson ribadisce che l’attivazione mirava a proteggere personale e proprietà federali da “rivoltosi violenti” e che l’agenda sull’immigrazione resta intatta. È un modo per trasformare una sconfitta in un frame: sicurezza contro caos.

Perché questo stop conta anche fuori dall’Illinois

Il caso Chicago è il primo vero intervento della Corte Suprema sulle nuove dispute che ruotano attorno al tentativo dell’amministrazione di ampliare il ruolo della Guardia nazionale in città a guida democratica. E arriva mentre altri contenziosi camminano paralleli.

A Portland, per esempio, un giudice federale (Karin Immergut, nominata da Trump) ha bloccato la mossa del governo in via cautelare e la città ha esultato: qui il messaggio istituzionale è che si può contestare in tribunale la “federalizzazione” dei reparti e ottenere stop immediati. Nel frattempo, la litigiosità si allarga in più Stati con ricorsi e contro-ricorsi che puntano allo stesso bersaglio: qual è il confine tra potere presidenziale e autonomia statale.

C’è poi il caso a parte di Washington, D.C.: la capitale ha uno status federale peculiare e questo può cambiare la lettura dei poteri in campo. Ma proprio per questo, la Corte sembra voler dire: attenzione a usare D.C. come grimaldello per riscrivere le regole ovunque.

Il controcanto dei dissensi: “non inventate requisiti”

Nei dissensi, soprattutto in quello di Alito, si coglie la preoccupazione opposta: la maggioranza, a loro avviso, starebbe aggiungendo condizioni non scritte nel testo di legge. In sintesi: se la norma parla di “incapacità” di far eseguire le leggi con le forze regolari, non si dovrebbe trasformare quella parola in un labirinto interpretativo che renda quasi impossibile l’uso dello strumento anche quando la Casa Bianca lo ritenga necessario.

È il classico scontro tra due filosofie: deferenza verso la valutazione presidenziale (specie in materia di ordine pubblico e sicurezza) contro diffidenza verso la militarizzazione interna e tutela del perimetro costituzionale e federale.

Che cosa succede adesso

Il dato operativo è semplice: niente Guardia nazionale dispiegata nell’area di Chicago contro la volontà dell’Illinois, per ora. Sul piano legale, invece, la partita è apertissima: la causa prosegue nei gradi inferiori e può tornare in Corte Suprema per una decisione definitiva.

Ma intanto l’ordinanza lascia un segnale forte: se l’esecutivo vuole spostare il confine tra polizia e militari, non gli basterà una dichiarazione politica sull’“emergenza”. Servono fatti, e soprattutto una base normativa limpida.

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