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Criptovalute 2026: addio anonimato, il Fisco vede tutto

- di: Marta Giannoni
 
Criptovalute 2026: addio anonimato, il Fisco vede tutto
Trasparenza totale: wallet e transazioni crypto sotto la lente del fisco.

Dal 1° gennaio 2026 entra in vigore una svolta epocale per il mondo delle criptovalute: con l'attivazione della direttiva DAC8 — basata sullo standard internazionale Crypto‑Asset Reporting Framework (CARF) — e l’applicazione del regolamento europeo MiCAR, le autorità fiscali, tra cui Agenzia delle Entrate, avranno accesso a un flusso continuo e sistematico di dati su saldi, movimenti e operazioni in crypto.

Una trasformazione che segna l’abbandono definitivo della “zona grigia”: exchange, wallet-provider custodial e altri operatori crypto (i cosiddetti CASP/RCASP) dovranno raccogliere e trasmettere informazioni anagrafiche, fiscali e transazionali degli utenti alle autorità competenti.

Cosa prevede la nuova normativa: dati, scambi automatici e controlli

  • Chi deve comunicare: qualsiasi servizio che gestisce, facilita o intermedia transazioni crypto — da exchange centralizzati ai wallet provider — rientra tra i soggetti obbligati.
  • Quali dati verranno raccolti: dati identificativi (nome, residenza fiscale, codice fiscale), dettagli sui movimenti: acquisti, vendite, scambi crypto-crypto, conversioni in valuta fiat, trasferimenti tra wallet, e saldi periodici.
  • Tempistiche e scambio europeo: DAC8 è stata adottata nel 2023, gli Stati UE dovevano recepirla entro il 31 dicembre 2025. Dal 1° gennaio 2026 scattano gli obblighi operativi; i primi report relativi all’anno 2026 dovranno essere trasmessi entro il 2027.
  • Obiettivo: equiparare le crypto-attività agli strumenti finanziari tradizionali, rendendole trasparenti e soggette a controlli — come già avviene per conti correnti, titoli e investimenti.

Le conseguenze per chi detiene crypto: rischi, obblighi e opportunità

Per investitori e possessori di wallet crypto, le novità sono molteplici:

  • Fine dell’anonimato: anche i wallet hardware o non custodial (ad esempio quelli personali) rischiano di diventare “visibili”. Perché? Perché gli exchange — spesso l’origine degli acquisti — registrano e comunicheranno ogni transazione.
  • Obblighi di dichiarazione: chi detiene crypto dovrà verificare di aver dichiarato correttamente le attività nei rispettivi moduli fiscali (ad esempio, il quadro RW per patrimonio, e RT/plusvalenze quando applicabile).
  • Controlli incrociati: i dati trasmessi dagli operatori verranno confrontati con le dichiarazioni fiscali. Discrepanze o omissioni potranno generare lettere di compliance, richieste di chiarimenti o accertamenti da parte del fisco.
  • Sanzioni e rischi: per chi non si adegua o omette dichiarazioni, le conseguenze possono essere pesanti. Inoltre, l’autorità fiscale potrà risalire facilmente a operazioni crypto-fiat, cash-out o conversioni verso conti bancari.

Perché cambia tutto: dagli anni della libertà totale a una crypto-era regolamentata

Per più di un decennio, il mondo delle criptovalute è stato sinonimo di anonimato, decentralizzazione e assenza (o quasi) di controlli. Scambi tra wallet, acquisti tramite exchange internazionali, piattaforme DeFi: tutto spesso sfuggiva all’occhio del fisco. Ma con l’unione di DAC8, CARF e MiCAR l’Europa ha deciso di chiudere quella “zona grigia”.

Il risultato? Un sistema dove le crypto diventano trasparenti come i conti bancari, con le stesse regole di rendicontazione, verifica e controllo fiscale. Per gli investitori, significa maggiore consapevolezza: chi è in regola può proseguire con tranquillità, chi non lo è rischia di essere scoperto. Contemporaneamente, la regolamentazione potrebbe favorire operatori seri, trasparenti e conformi, a difesa degli investitori e della stabilità del mercato.

Che fare da oggi: suggerimenti per chi possiede crypto

Se detieni criptovalute oggi, è opportuno:

  • Verificare che tutte le operazioni — acquisti, vendite, trasferimenti — siano documentate e tracciate.
  • Riconciliare lo storico delle operazioni con le dichiarazioni fiscali (quadro RW per patrimonio, plusvalenze ecc.).
  • In caso di omissioni, valutare la regolarizzazione anticipata (“ravvedimento operoso”) per limitare sanzioni o conseguenze successive.
  • Tenersi aggiornato su evoluzioni normative e linee guida dell’Agenzia delle Entrate per evitare sorprese.

Insomma: l’era della “crypto-wild west” è finita. Chi vuole restare nel gioco deve adattarsi — e con le regole giuste, può farlo con trasparenza e senza rischi. 

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