Con 163 voti a favore, 91 contrari e un clima di tensione altissima, la Camera dei Deputati ha approvato il nuovo decreto sicurezza proposto dal governo Meloni. Il testo, che ora passa all’esame del Senato, contiene una serie di misure che irrigidiscono il quadro normativo in materia di ordine pubblico, sicurezza urbana e immigrazione. Lo scontro tra maggioranza e opposizione è stato netto e frontale. A segnare il passaggio politico, le parole durissime della segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, che ha parlato di “uno sfregio giuridico che ci riporta indietro persino rispetto al codice fascista Rocco”. Una dichiarazione che ha acceso il dibattito e dato la misura della distanza tra i gruppi parlamentari.
DL Sicurezza, via libera alla Camera tra scontro politico e accuse di “sfregio giuridico”
Il decreto introduce un inasprimento delle pene per una serie di reati, in particolare quelli legati alle manifestazioni pubbliche e alla violazione dell’ordine delle forze dell’ordine. Viene ampliata la possibilità di espulsione per motivi di pubblica sicurezza, rafforzato il DASPO urbano, esteso anche a zone sensibili delle città e non più solo ad aree sportive. Sono previste nuove misure per accelerare i procedimenti nei confronti di migranti irregolari, anche attraverso procedure semplificate nei centri per il rimpatrio. Per le forze di polizia vengono introdotti strumenti operativi aggiuntivi, compreso l’ampliamento delle dotazioni tecniche per il controllo del territorio.
Schlein: “Una deriva che colpisce i diritti fondamentali”
Le opposizioni, in particolare il Partito Democratico e il Movimento 5 Stelle, hanno denunciato il decreto come un atto ideologico, privo di reale efficacia contro la criminalità ma pericoloso per lo stato di diritto. “Colpisce chi manifesta, chi protesta, chi è fragile. È un testo che mira a reprimere, non a prevenire”, ha dichiarato Schlein nel suo intervento in Aula. Il riferimento al Codice Rocco, eredità legislativa dell’Italia fascista, ha scatenato proteste tra i banchi del centrodestra, ma è stato ripreso anche da giuristi critici con l’impostazione repressiva del decreto.
La replica del governo: “Tutela per i più deboli”
Dall’altra parte, il governo ha difeso con forza il provvedimento. “È un testo equilibrato che interviene per difendere chi non ha voce, chi subisce violenza, chi vive nelle periferie abbandonate”, ha dichiarato Augusta Montaruli, deputata di Fratelli d’Italia. Il messaggio dell’esecutivo è chiaro: garantire sicurezza non è un atto autoritario, ma un dovere verso la parte più vulnerabile della società. Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha parlato di “strumenti essenziali per ristabilire il principio di legalità in contesti urbani sempre più difficili”.
Le implicazioni giuridiche e il possibile vaglio della Consulta
Sul piano tecnico, diversi esperti di diritto costituzionale hanno sollevato dubbi sulla compatibilità di alcune norme con i diritti garantiti dalla Carta. In particolare, le nuove modalità di espulsione e le restrizioni sulle manifestazioni potrebbero sollevare profili di incostituzionalità, specie in assenza di una valutazione puntuale dei singoli casi. Non si esclude che, una volta entrato in vigore, il decreto possa essere oggetto di ricorso alla Corte Costituzionale da parte delle Regioni o dei tribunali ordinari.
Il prossimo passaggio al Senato e i possibili emendamenti
Il testo approderà ora al Senato, dove la maggioranza ha numeri più solidi ma dove alcuni esponenti della Lega potrebbero chiedere modifiche per rafforzare ulteriormente il dispositivo. Alcuni parlamentari del Carroccio hanno già preannunciato emendamenti per aumentare le pene nei confronti di chi aggredisce le forze dell’ordine e per rendere automatica l’espulsione di migranti condannati anche per reati minori. Il passaggio in Commissione potrebbe dunque aprire a ulteriori irrigidimenti del quadro normativo.