La chiarezza di Draghi spiazza l'Ue: "Per transizioni verde e digitale servono 500 miliardi annui"

- di: Redazione
 
Oramai Mario Draghi parla solo in occasioni pubbliche, quando è direttamente coinvolto in qualche iniziativa, e quando lo fa non è mai banale. Quindi, riconoscendogli autorevolezza e rigore d'analisi, chi gli conferisce un incarico o gli chiede un intervento sa di dovere tenere conto di quello che l'ex presidente del Consiglio afferma nella materia che più gli si confà, la finanza, quella grande, quella globale.
Lo ha fatto anche a Gand, in occasione della riunione informale dei ministri delle Finanze, alla quale ha partecipato in virtù del fatto che sta elaborando un rapporto sulla competitività europea. Un intervento ricco di spunti, perché l'ex ''capo'' della Bce ha affrontato, con lucidità, i molti problemi che l'Europa si trova davanti e che, per essere risolti, necessitano di scelte importanti, sebbene già oggi osteggiate dagli Stati che non intendono derogare dalla loro sbandierata intransigenza in materia di indebitamento.

La chiarezza di Draghi spiazza l'Ue: per le transizioni verde e digitale servono 500 miliardi all'anno

Ma Mario Draghi è andato dritto al punto, dicendo che per portare avanti le transizioni verde e digitale, obiettivi irrinunciabili della politica europea, occorre tirare fuori 500 miliardi di euro all'anno. E già questo per qualche Stato (quelli che sono definiti rigoristi) è un punto che non troverà posto, nel medio-lungo periodo, men che meno nel breve, nell'agenda europea.
Draghi, come sempre, non ha fatto molti giri di parole, parlando della necessità che vengano stanziati importanti investimenti, con un distinguo molto significativo quando ha detto che essi non dovrebbero giungere solo dagli Stati o dalle Istituzioni comunitarie, ma, ha spiegato, anche da risparmi privati.

Competitività significa concorrenza e, partendo da questo punto, Draghi ha ammesso che ancora troppo grande è la distanza che separa l'Europa dagli altri attori.
''Quando guardiamo ai nostri principali concorrenti e agli Stati Uniti in particolare, il divario è ovunque: nella produttività, nella crescita del Pil, nel Pil pro capite", ha detto, rilevando che la solida base su cui l'Europa ha poggiato le sue attività economiche è stata messa angolo da una concomitanza di fattori, a cominciare dalla dipendenza dall'energia russa e dalle esportazioni cinesi.
Parlando della transizione verde e di quella tecnologica, Draghi ha detto che i bisogni per questi due obiettivi ''sono stimati in almeno 500 miliardi di euro l'anno, a cui vanno aggiunti la difesa, gli investimenti produttivi. Il divario dell'Ue rispetto agli Usa si sta allargando soprattutto dopo il 2010. Agli Usa sono serviti due anni per tornare ai livelli precedenti, all'Ue nove anni, e da allora non siamo saliti. C'è un gap di investimenti dell'1,5% del Pil pari a 500 miliardi di euro".

Ma, realisticamente, questa proposta di Mario Draghi di una nuova dotazione economica, di un nuovo fondo, quante possibilità ha d'essere fatta propria dall'Ue?
Non è un quesito di poco conto. Ma, quando si tratterà di dovere portare il discorso da puramente teorico a concreto, forse bisognerà tenere conto di quel che ha detto Draghi: "Negli ultimi anni si sono verificati molti cambiamenti profondi nell'ordine economico globale. Questi cambiamenti hanno avuto diverse conseguenze. Una di queste è chiara: in Europa dovremo investire una somma enorme in un tempo relativamente breve".
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