Una crisi annunciata diventa realtà
Il primo semestre del 2025 si chiude con un tonfo pesante per la produzione Stellantis in Italia: appena 221.885 veicoli sono usciti dalle linee dei sei stabilimenti nazionali, per un calo vicino al 27% rispetto allo stesso periodo del 2024. Le autovetture scendono a 123.905 unità (circa -33%), mentre i veicoli commerciali arretrano di circa il 16%. Le stime più prudenti ipotizzano una chiusura d’anno nell’ordine di circa 440.000 veicoli, sotto una soglia che fino a pochi anni fa sembrava impensabile per il sistema Paese.
Stabilimenti in ginocchio sotto la crisi
La mappa industriale racconta un’Italia dell’auto a corrente alternata. A Mirafiori si contano poco più di 15.000 autovetture nel semestre, quasi tutte Fiat 500 elettriche, con le produzioni di lusso ridotte al minimo. A Cassino il bilancio è attorno alle 10.500 unità, dopo oltre 50 giorni di fermo complessivo e l’attivazione di contratti di solidarietà per centinaia di addetti. La situazione non è migliore a Pomigliano d’Arco, dove la Fiat Panda resta il modello di volume ma scende comunque, mentre Tonale e Hornet rallentano. A Melfi il calo sfiora il 60%, con poco più di 19.000 unità e settimane scandite da stop e turni ridotti. Anche Termoli vive una fase di transizione complessa sul fronte motoristico.
Occupazione fragile, soluzioni tampone
Per reggere l’urto, le fabbriche italiane hanno fatto ampio ricorso a riduzioni di orario, cassa e uscite incentivate. A Torino è stato prorogato un regime di orario ridotto fino a inizio 2026, con un impatto diretto sulle buste paga. A Termoli le riduzioni possono arrivare fino all’80% del tempo di lavoro per periodi prolungati. In primavera sono partiti piani di esodi volontari – alcune centinaia di posizioni tra Melfi, Pomigliano e Pratola Serra – che si sommano alla contrazione strutturale degli ultimi anni.
Conti in rosso e la scommessa della 500 ibrida
I numeri economici riflettono lo scenario: ricavi in flessione nel semestre e risultato netto negativo, con l’aggravante di dazi e nuovi costi regolatori. In parallelo si tenta di riaccendere i motori a Mirafiori con la Fiat 500 ibrida, annunciata come leva per ridare ritmo allo stabilimento torinese. Ma la realtà è testarda: i benefici industriali e occupazionali si vedranno compiutamente solo nel 2026, quando le forniture e la rete commerciale avranno raggiunto il regime.
Industria automobilistica italiana in apnea
Il primo semestre del 2025 fotografa un’industria automobilistica italiana in apnea: produzione in caduta, impianti a mezzo servizio, migliaia di posti a rischio. La strategia di Stellantis dovrà dimostrare, con i fatti, che il “made in Italy” non è un’etichetta da museo ma un patrimonio produttivo su cui investire. L’arrivo della 500 ibrida è la scintilla più visibile, ma non basta: serve una traiettoria chiara su modelli, catene di fornitura, transizione tecnologica e politiche del lavoro. Il vero banco di prova è già fissato: 2026.