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Edan Alexander torna a casa: Hamas libera l’ultimo ostaggio americano in vita a Gaza

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Edan Alexander torna a casa: Hamas libera l’ultimo ostaggio americano in vita a Gaza

Si chiama Edan Alexander, ha 20 anni e per 584 giorni è stato prigioniero di Hamas nella Striscia di Gaza. È stato l’ultimo cittadino americano in vita detenuto nel conflitto israelopalestinese. Il suo volto, incorniciato da un sorriso stanco, ha fatto il giro del mondo mentre abbracciava i genitori, pochi minuti dopo il rilascio avvenuto al checkpoint con la Croce Rossa nel nord della Striscia. Un momento che segna più di un ritorno personale: rappresenta la conferma che la diplomazia può ancora, in alcuni casi, aprire brecce anche nei conflitti più cruenti.

Edan Alexander torna a casa: Hamas libera l’ultimo ostaggio americano in vita a Gaza

La liberazione è arrivata al termine di una trattativa durata settimane, gestita sotto traccia da Washington. Il presidente americano Donald Trump, che si è assunto la responsabilità diretta della fase finale, ha definito il risultato “un passaggio decisivo verso la pace” e ha dichiarato: “Spero sia il primo passo per la fine della guerra”. La Casa Bianca ha messo in campo una strategia a tre livelli: negoziato con gli interlocutori qatarioti e egiziani, pressione su Tel Aviv per modulare la risposta militare e apertura di canali indiretti con l’entourage politico di Hamas. La missione diplomatica non è ancora conclusa, ma la giornata segna un punto a favore della nuova postura americana nel teatro mediorientale.

Netanyahu rivendica: “Solo la forza porta risultati”

Ben diverso il tono di Benjamin Netanyahu, che ha legato il successo al lavoro congiunto tra esercito e intelligence israeliani. “La liberazione è frutto della pressione militare e della fermezza diplomatica americana”, ha detto in conferenza stampa. Il premier israeliano ha ribadito che non c’è alcuna intenzione di ridurre le operazioni nella Striscia, anzi ha fatto sapere che nuovi raid mirati sono già in corso per ottenere il rilascio degli ostaggi rimanenti. Il messaggio è chiaro: nessuna trattativa può prescindere da un contesto in cui Israele mantenga la supremazia operativa.

Meloni: “Impulso decisivo da Washington, ora avanti con il dialogo”

Dall’Italia è arrivato il commento di Giorgia Meloni, che ha espresso soddisfazione per l’esito del negoziato e ha ringraziato l’amministrazione americana per l’impegno. “Il rilascio di Edan Alexander è un segnale importante. L’Italia continuerà a sostenere tutte le iniziative che puntano alla liberazione degli ostaggi e a un dialogo che ponga fine a questa spirale di violenza”, ha dichiarato la premier. Nella nota ufficiale di Palazzo Chigi si sottolinea anche il ruolo della Croce Rossa Internazionale e il coordinamento con le autorità egiziane per garantire la sicurezza dell’operazione.

Le reazioni internazionali e le prossime mosse
La notizia del rilascio ha generato reazioni immediate. L’Onu ha definito il gesto di Hamas “un segnale da cogliere con responsabilità”, mentre l’Unione europea ha rilanciato la richiesta di una tregua umanitaria per consentire l’evacuazione di altri civili e prigionieri. Intanto, a Tel Aviv è giunto Daniel Witkoff, l’inviato speciale degli Stati Uniti per il Medio Oriente, che nei prossimi giorni parteciperà a colloqui con le autorità israeliane e con i vertici militari. L’obiettivo è ottenere nuove aperture in vista di un possibile accordo quadro per il cessate il fuoco.

Sul campo restano fame, assedio e diplomazia fragile

Nella Striscia, la situazione umanitaria resta drammatica. L’Onu lancia l’allarme: almeno 500.000 palestinesi sono in condizione di insicurezza alimentare acuta. I corridoi umanitari continuano a essere parziali e intermittenti, mentre le operazioni militari si moltiplicano in tutta l’area di Khan Yunis e Rafah. Anche in questo scenario, l’immagine di Edan Alexander che esce da Gaza vivo e libero rappresenta un intermezzo fragile, ma carico di significato.

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