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Pace fiscale, ma non per tutti

- di: Bruno Legni
 
Pace fiscale, ma non per tutti
Condoni selettivi e sconti fino al 90%: il grande poker delle rottamazioni.
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La rottamazione che divide: una fotografia dell’Italia fiscale
“È la quarta volta che mi condonano il debito. Questa volta pago 1.200 euro invece di 18.000”, racconta un piccolo imprenditore romano che ha aderito alla rottamazione-quater. “Sono contento, ma mi rendo conto che sto pagando molto meno del mio vicino che ha fatto sempre tutto in regola”. È questa la cartina di tornasole dell’ennesima pace fiscale lanciata dallo Stato: uno strumento che, a parole, dovrebbe favorire la riscossione e alleggerire i contribuenti in difficoltà, ma che nei fatti sembra alimentare disparità sempre più vistose.
La misura – introdotta con la Legge di Bilancio 2023 e aggiornata più volte – consente di estinguere i debiti fiscali affidati alla riscossione tra il 2000 e il 2022, pagando solo l’imposta dovuta, senza sanzioni né interessi di mora. In alcuni casi, lo sconto supera il 90%. Un’occasione d’oro, certo. Ma solo per chi ha potuto o voluto aspettare.
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Le cifre nascoste: chi ci guadagna (e chi perde)
Secondo l’Agenzia delle Entrate-Riscossione, al 31 marzo 2025 sono circa 3,8 milioni i contribuenti che hanno aderito alla rottamazione-quater, per un totale di oltre 24 miliardi di euro di carichi condonati. Ma di questi, solo 7,3 miliardi sono effettivamente attesi nelle casse dello Stato. Il resto? Abbuonato.
Il dato più clamoroso riguarda l’importo medio per cartella: 6.350 euro di media, ma in realtà solo 2.100 euro versati. Il 67% del debito viene cancellato. E qui si apre il paradosso: chi ha omesso i pagamenti, accumulato cartelle, fatto ricorso, si ritrova premiato. Chi invece ha saldato puntualmente le imposte, magari ricorrendo a prestiti o sacrifici familiari, non ha accesso a nessuno sconto.
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Il punto critico: equità fiscale sotto assedio
Come ha spiegato Carlo Cottarelli, ogni condono, anche se mascherato da rottamazione, mina la credibilità dello Stato. I cittadini non capiscono perché debbano rispettare le regole se chi le viola viene poi premiato con uno sconto”.
La questione è profondamente politica e culturale. Si afferma un principio di opportunismo fiscale: tanto poi arriva la sanatoria. Questo incentiva l’evasione latente, soprattutto tra le fasce di contribuenti più esposte – artigiani, piccoli imprenditori, lavoratori autonomi – ma anche tra i grandi debitori che affidano ai propri consulenti una strategia di “rinvio permanente”.
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Le nuove frontiere della selezione: chi viene escluso
La pace fiscale non è per tutti. Sono esclusi, ad esempio, i debiti relativi a somme derivanti da pronunce definitive di condanna della Corte dei conti, le sanzioni penali, le multe per violazioni del Codice della Strada (seppur in parte contestato questo limite da alcune sentenze di merito).
Restano fuori anche molti giovani professionisti, startupper, piccoli contribuenti che hanno carichi esigui ma regolarmente rateizzati, e che non possono accedere ai benefici. Il paradosso è che il sistema premia chi ha lasciato scadere tutto, mentre penalizza chi ha cercato accordi con il fisco.
“Ho pagato tutto con l’ultima rateizzazione del 2022. Se avessi aspettato sei mesi, oggi risparmierei 3.000 euro”, racconta Marta L., architetta freelance di Perugia.
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Una pace a tempo? Le voci di una “rottamazione-quinquies”
Nonostante il successo dichiarato della rottamazione-quater, già si parla di una possibile estensione: la cosiddetta “rottamazione-quinquies” che potrebbe essere introdotta con un nuovo decreto-legge “salva-casse” prima dell’estate. Lo scopo sarebbe recuperare i 6 miliardi mancanti rispetto alle previsioni iniziali, ma l’effetto sarebbe il solito: un’altra sanatoria, un altro premio all’attesa.
Il viceministro dell’Economia Maurizio Leo ha aperto a “una riflessione seria sulla riscossione e sull’effettività del sistema, ma senza smantellare la fedeltà fiscale dei contribuenti”. Parole che suonano caute, ma che non escludono nuovi condoni.
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La posta in gioco: la fiducia nello Stato
Il danno più grave non è contabile, ma etico. Come ha ricordato il professor Maurizio Franzini, ordinario di Politica economica alla Sapienza, “il messaggio che passa è che le leggi sono reversibili, e l’adempimento non è premiato. È un cortocircuito che spinge alla disobbedienza sistematica”.
Serve un cambio di passo. Non basta dire che le sanatorie sono eccezionali: se diventano strutturali, diventano sistema. E se il sistema fiscale smette di essere percepito come giusto, viene meno la base della democrazia contributiva. I contribuenti non sono tutti uguali. Ma dovrebbero esserlo di fronte allo Stato.

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