Con un’evasione fiscale che brucia ogni anno tra gli 80 e i 100 miliardi di euro, il governo italiano ha deciso di passare al contrattacco. L’obiettivo è duplice: da un lato, ridurre il carico fiscale sui contribuenti onesti, in particolare sulla classe media; dall’altro, semplificare il sistema tributario e rendere più efficiente la lotta all’evasione.
Una riforma ambiziosa, che punta a ristabilire la fiducia tra cittadini e Stato, ma che dovrà fare i conti con una montagna di debiti fiscali non riscossi, pari a 1.275 miliardi di euro.
Il viceministro dell’Economia Maurizio Leo (foto) ha tracciato le linee guida della riforma. “Il tema dell’evasione fiscale è sotto gli occhi di tutti. Abbiamo un tax gap che oscilla tra gli 80 e i 100 miliardi di euro e dobbiamo assolutamente contrastarlo,” ha dichiarato Leo. “Allo stesso tempo, siamo determinati a ridurre la pressione fiscale, motivo per cui abbiamo già ridotto le aliquote Irpef da quattro a tre scaglioni e reso strutturale questa misura, insieme al taglio del cuneo fiscale.”
I tre pilastri della riforma: evasione, pressione fiscale e semplificazione
La strategia del governo si basa su tre pilastri fondamentali: il contrasto all’evasione, la riduzione della pressione fiscale sui redditi medio-bassi e la semplificazione del sistema tributario. Quest’ultimo punto, in particolare, è considerato cruciale per aumentare la certezza del diritto e attrarre investimenti dall’estero.
“La semplificazione e la certezza del diritto sono essenziali per contrastare fenomeni illeciti e creare un ambiente favorevole agli investimenti,” ha aggiunto Leo. “Stiamo lavorando per rendere il sistema più trasparente ed efficiente, in modo che i contribuenti possano avere fiducia nelle istituzioni.”
Uno degli strumenti chiave della riforma è il potenziamento degli strumenti ex ante, come il concordato preventivo biennale e la cooperative compliance, che incentivano la collaborazione tra lo Stato e i contribuenti. Secondo i dati forniti da Leo, nei primi due mesi del 2025 si è registrato un calo del 19% dei contenziosi tributari rispetto allo stesso periodo del 2024. In alcune regioni del Sud, il calo ha raggiunto addirittura il 50%.
“Questi risultati dimostrano che il nostro approccio sta funzionando,” ha affermato il viceministro. “Riducendo le controversie e favorendo il dialogo, stiamo creando un sistema più equo e meno conflittuale.”
La montagna dei debiti fiscali: una sfida da 1.275 miliardi
Uno dei nodi più complessi da sciogliere è rappresentato dallo stock di crediti fiscali non riscossi, che ammonta a 1.275 miliardi di euro. Circa il 75% di questa somma è costituita da debiti inferiori ai 1.000 euro, molti dei quali appartengono a contribuenti deceduti o falliti.
Una commissione tecnica istituita presso il Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) sta valutando come gestire questa montagna di debiti. I risultati della commissione, attesi entro la fine di marzo 2024, determineranno quali debiti possono essere abbandonati, gestiti in modo diverso o sottoposti a una sorta di “rottamazione.”
“La commissione sta conducendo una ricognizione approfondita, e sulla base delle sue conclusioni faremo le opportune valutazioni,” ha spiegato Leo. “Entro la fine del mese dovremmo avere riscontri chiari.”
Taglio delle tasse per la classe media: una promessa condizionata
Uno degli obiettivi più attesi della riforma è la riduzione dell’Irpef per i redditi fino a 50.000-60.000 euro l’anno. Tuttavia, questa misura dipenderà dalla disponibilità di risorse.
“Vedremo quali risorse saranno disponibili e come potremo procedere,” ha risposto Leo quando interrogato sulla possibilità di tagli fiscali. Al momento, il governo può contare su 1,6 miliardi di euro provenienti dal concordato preventivo biennale, conclusosi a dicembre 2023. Ulteriori fondi potrebbero arrivare dal ravvedimento operoso.
Le reazioni del mondo economico
La riforma fiscale del governo ha suscitato reazioni contrastanti tra gli esperti. Mentre alcuni hanno elogiato l’approccio duale di contrasto all’evasione e riduzione delle tasse, altri hanno sottolineato la necessità di interventi più profondi per affrontare problemi strutturali come la burocrazia e l’inefficienza del sistema tributario.
“La riduzione dei contenziosi è un segnale positivo, ma la vera prova sarà capire se queste riforme potranno migliorare in modo sostenibile la salute fiscale del Paese,” ha commentato Maria Rossi, economista e professoressa all’Università Bocconi. “Servono misure più incisive per semplificare il sistema e renderlo più accessibile ai contribuenti.”
Creare un sistema fiscale più equo ed efficiente
Mentre il governo attende i risultati della commissione tecnica, l’obiettivo rimane quello di creare un sistema fiscale più equo ed efficiente. La riforma rappresenta un’opportunità storica per ridurre il divario tra evasori e contribuenti onesti, ma il successo dipenderà dalla capacità dell’esecutivo di conciliare disciplina fiscale e riduzione delle tasse.
“Siamo determinati a rendere il sistema fiscale più equo e trasparente,” ha sottolineato Leo. “Non si tratta solo di numeri, ma di ristabilire la fiducia tra i cittadini e lo Stato. È una sfida complessa, ma necessaria per il futuro del Paese.”