Francia, Bayrou dribbla Mélenchon e supera un'altra mozione sfiducia
- di: Bruno Coletta

Il primo ministro francese, François Bayrou (foto), ha superato con relativa facilità un’ulteriore mozione di sfiducia presentata dalla sinistra radicale de La France Insoumise (LFI), guidata da Jean-Luc Mélenchon, consolidando per ora la tenuta del governo. La mozione, che mirava a contestare l’uso dell’articolo 49.3 della Costituzione per approvare il bilancio della Sécurité Sociale, è stata respinta dall’Assemblée nationale con 115 voti a favore, molto al di sotto della soglia dei 289 necessari per far cadere l’esecutivo.
Si tratta dell’ennesimo braccio di ferro tra il governo e l’opposizione in un clima politico già teso, caratterizzato da scontri interni alla sinistra, dall’atteggiamento ambiguo del Rassemblement National (RN) e da una crescente insofferenza popolare nei confronti delle scelte governative.
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La strategia di Bayrou: governare con il 49.3
François Bayrou, leader centrista e uomo di fiducia del presidente Emmanuel Macron, ha già utilizzato diverse volte l’articolo 49.3 della Costituzione per far passare leggi senza il voto parlamentare. Questa strategia gli ha consentito di approvare misure chiave senza il rischio di un voto di sfiducia immediato, ma ha anche sollevato forti critiche da parte di chi vede in questa mossa un segnale di fragilità politica.
Il premier ha difeso il proprio operato, affermando: “Nessun paese può vivere senza un bilancio e la Francia meno di qualsiasi altro”.
Per Bayrou, il ricorso alla fiducia era necessario per garantire stabilità economica e dare continuità alle riforme sociali. Tuttavia, la scelta di bypassare il dibattito parlamentare ha alimentato il malcontento tra le opposizioni e parte della società civile.
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L’opposizione frammentata: perché la mozione è fallita
Nonostante l’iniziativa di LFI, la mozione di sfiducia non ha trovato il sostegno necessario per mettere in crisi l’esecutivo. A determinare il suo fallimento è stato principalmente il mancato appoggio di due attori chiave della scena politica francese:
• Il Rassemblement National (RN) di Marine Le Pen, che ha scelto di non votare la mozione, mantenendo una posizione strategicamente ambigua. Il partito dell’estrema destra sembra voler evitare di apparire allineato con la sinistra radicale, pur non sostenendo apertamente il governo.
• Il Partito Socialista (PS), che ha deciso di non votare la sfiducia, scatenando un terremoto all’interno della coalizione di sinistra Nouvelle Union Populaire Écologique et Sociale (NUPES). La frattura tra il PS e LFI si è ulteriormente approfondita, con il leader di LFI, Jean-Luc Mélenchon, che ha lanciato un duro attacco ai socialisti, dichiarando: “La Nouvelle Union Populaire ha un partito in meno”.
All’interno del PS, il dibattito è acceso: mentre una parte del partito difende la scelta di non destabilizzare il governo in un momento delicato per il paese, altri ritengono che l’opposizione avrebbe dovuto compattarsi per indebolire Bayrou.
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Un governo in equilibrio precario
L’esecutivo Bayrou, insediatosi nel dicembre 2024, è nato in un contesto di instabilità politica. Il precedente governo, guidato da Michel Barnier, era caduto proprio a causa di una mozione di sfiducia, e la fragilità dell’attuale maggioranza rimane un dato di fatto.
Nonostante il successo ottenuto nel respingere la mozione, il premier non può ignorare il malcontento crescente. L’uso ripetuto del 49.3 sta erodendo la fiducia nell’esecutivo, e le proteste contro il governo, soprattutto da parte di sindacati e movimenti sociali, stanno aumentando di intensità.
Nel fine settimana, a Parigi e in altre città francesi si sono svolte manifestazioni di protesta contro la riforma della Sécurité Sociale. Secondo i dati del Ministero dell’Interno, oltre 50.000 persone sono scese in piazza chiedendo maggiore trasparenza nelle decisioni governative e denunciando un indebolimento del welfare.
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Quali sono le prossime sfide per Bayrou?
Superata questa mozione, il governo dovrà affrontare una serie di ostacoli nei prossimi mesi:
1. La legge di bilancio generale per il 2025, che dovrà essere discussa in primavera e rischia di incontrare forti resistenze parlamentari.
2. Il dissenso sociale, con proteste in aumento e un’opposizione sempre più determinata a contestare le scelte economiche dell’esecutivo.
3. La frammentazione della maggioranza, con il rischio che alcuni parlamentari centristi possano iniziare a prendere le distanze da Bayrou in vista delle elezioni europee del 2026.
Se da un lato il premier è riuscito a evitare una crisi immediata, dall’altro la sua posizione resta tutt’altro che solida. L’opposizione ha già annunciato nuove azioni per contestare l’uso del 49.3, e l’opinione pubblica appare sempre più divisa sulle scelte del governo.
L’abilità di François Bayrou nel gestire le tensioni politiche e sociali nei prossimi mesi sarà cruciale per la stabilità della Francia. Ma una cosa è certa: la battaglia politica è tutt’altro che finita.