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Dopo i funerali di Papa Francesco, il decreto per gestire l’arrivo del nuovo Pontefice

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Dopo i funerali di Papa Francesco, il decreto per gestire l’arrivo del nuovo Pontefice

Papa Francesco è morto e le sue esequie, celebrate qualche giorno fa in una piazza San Pietro gremita e silenziosa, hanno chiuso una fase storica per la Chiesa e per Roma. Ma la macchina non si ferma. Anzi, è appena ripartita. Perché il flusso di pellegrini che ha accompagnato il Papa nel suo ultimo viaggio non accenna a diminuire. E nelle prossime settimane, con l’avvio del ministero del nuovo Pontefice, si prevede un’impennata ulteriore di presenze. Per questo, il governo ha varato un decreto ad hoc – il n. 54 del 22 aprile 2025, ora in discussione in Commissione Affari costituzionali del Senato – che mette in campo una regia straordinaria per gestire la nuova ondata. Una norma d’emergenza, ma pensata per garantire ordine, sicurezza e accoglienza in una città già congestionata dai cantieri giubilari.

Dopo i funerali di Papa Francesco, il decreto per gestire l’arrivo del nuovo Pontefice

A gestire il flusso sarà la Protezione civile, che il decreto individua come struttura centrale del coordinamento. Al Capo del Dipartimento viene attribuito un potere di ordinanza ampissimo, con la possibilità di derogare alle regole ordinarie su manifestazioni pubbliche, affidamenti, mobilità urbana.

Un assetto speciale pensato per una situazione fuori scala: si parla di milioni di persone in movimento tra esequie, conclave e cerimonia di inizio del ministero petrino. Il tutto, in una città sotto pressione per il Giubileo, con infrastrutture temporanee, traffico ridisegnato, e quartieri blindati per la sicurezza. Il decreto prevede espressamente l’uso delle procedure straordinarie previste dal Codice dei contratti pubblici, con interventi a chiamata rapida e senza gara.

Una città sotto assedio: turismo spirituale e disordine urbano
Le immagini arrivate da Roma nei giorni dei funerali parlano da sole: file chilometriche, pellegrini ovunque, strade transennate, fermate metro chiuse a singhiozzo. E ora, con l’elezione del nuovo Papa, si attende il bis. Già oggi le prenotazioni alberghiere sono in saturazione, le guide turistiche parlano di tour sold out, i voli per Fiumicino e Ciampino sono raddoppiati in dieci giorni. Il rischio è di avere una capitale fuori controllo, dove la spiritualità convive con la ressa, e la fede si scontra con la disorganizzazione. Il Campidoglio sta lavorando a un piano straordinario per redistribuire i flussi in altri punti simbolici della città: piazze, basiliche, parchi, dove allestire aree di preghiera e maxi-schermi. Ma servono soldi, mezzi, personale. E il decreto cerca di dare le risposte.

Dal Campidoglio al Viminale: una regia a più livelli

Il testo fissa anche una rete istituzionale che dovrà collaborare in tempo reale: il Prefetto di Roma, il Commissario per il Giubileo, il Ministero dell’Interno, la Regione Lazio, il Comune. Una cabina di regia multilivello per evitare sovrapposizioni, ritardi, scaricabarile. Il rischio di frizioni è altissimo. Non solo per i grandi numeri, ma per l’urgenza con cui vanno prese le decisioni. Alcuni nodi sono ancora aperti: come regolamentare gli ambulanti, come disciplinare i bus turistici, come garantire la sicurezza sanitaria in caso di picchi di affluenza. In parallelo, si valuta l’uso delle caserme dismesse e delle strutture militari per ospitare i pellegrini a basso reddito.

Il Senato accelera: tempi rapidi per la conversione
Intanto in Parlamento si corre. La Commissione Affari costituzionali ha già avviato l’esame del testo, che sarà portato in aula con procedura d’urgenza. Nessun partito ha sollevato obiezioni di merito: la misura è considerata necessaria e inevitabile. Ma non sono esclusi emendamenti per migliorare il raccordo tra i livelli istituzionali e garantire maggiore trasparenza nelle spese. Il dossier preparato dagli uffici del Senato evidenzia che l’Italia non affrontava una simile pressione dalla morte di Giovanni Paolo II. Ma nel 2005 Roma era diversa. Meno complicata, meno piena. Oggi il rischio è di rimanere travolti.

Un’eredità spirituale che diventa questione politica
Le esequie di Francesco si sono svolte con la sobrietà voluta dal Pontefice stesso. Ma ciò che resta è una domanda di senso, e un bisogno collettivo di partecipare a una nuova fase. La religione torna a essere motore di mobilitazione. E lo Stato – laico ma coinvolto – deve farsi trovare pronto. Perché quando il nuovo Papa apparirà alla loggia di San Pietro, Roma dovrà essere una città viva, accogliente, sicura. Non solo un fondale da cartolina.

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