Leone XIV: “Siamo con chi soffre nelle terre insanguinate dalla guerra”. Concluso il Giubileo a Tor Vergata, tra fede, emozione e impegno globale. Il Papa: “Non accontentatevi del poco. Aspirate a una vita grande. A Seoul la prossima Gmg: “Siate testimoni del Vangelo nel mondo ferito”.
Una folla globale, un unico messaggio
Tor Vergata come non si vedeva da venticinque anni. Più di un milione di ragazze e ragazzi — secondo la Questura — hanno invaso la grande spianata romana per la messa conclusiva del Giubileo dei Giovani 2025. L'evento, il più partecipato dell’Anno Santo, ha visto Papa Leone XIV al centro della scena, accolto da un boato che ha rievocato la Gmg del 2000. Ma stavolta l’urgenza era diversa: parlare ai cuori di una generazione disillusa, e farlo nel nome della pace.
“Siamo con i giovani di Gaza e dell’Ucraina”
Al termine dell’omelia, durante l’Angelus, il Pontefice ha pronunciato parole che resteranno come sigillo dell’intera manifestazione:
“Siamo con i giovani di Gaza, dell’Ucraina e di ogni terra insanguinata dalla guerra”, ha detto Leone XIV, sotto una pioggia di bandiere, lacrime e silenzi.
“Un altro mondo è possibile con l’amore di Cristo. Un mondo in cui i conflitti non si risolvono con le armi ma con il dialogo”, ha aggiunto. Il suo è stato un invito fermo a non assuefarsi al dolore, a non restare spettatori inermi davanti alla violenza, a portare nelle proprie vite l’urgenza della fraternità.
Tra spiritualità e gioia, la forza di un popolo giovane
Il Giubileo, organizzato dal Dicastero per l’Evangelizzazione, è stato un concentrato di festa e raccoglimento: confessioni a cielo aperto (oltre 28.000 al Circo Massimo), preghiere, musica, veglie e la notte tra sabato e domenica trascorsa sotto le stelle, tra cori, balli e persino una partita di calcetto improvvisata lungo la “rambla” di Tor Vergata.
Durante l’omelia della domenica mattina, Leone XIV ha toccato temi profondi: “Non siamo fatti per una vita scontata e ferma”, ha detto, “ma per un’esistenza che si rigenera costantemente nel dono”.
Ha esortato i giovani a “non accumulare cose, ma a scegliere la pace”, citando anche il suo predecessore Francesco: “Se siete assetati di senso, non allarmatevi. Siete vivi!”. Ha parlato della fragilità come “parte della meraviglia che siamo”, usando la metafora dell’erba che si piega, si spezza, ma torna sempre a fiorire.
Pascal e i silenzi che uniscono
Il Giubileo è stato segnato anche dalla tragedia. La morte improvvisa di Pascal Rafik, diciottenne pellegrina francese, e di una giovane spagnola colpita da un malore simile, ha gettato un velo di tristezza sul raduno. “Le ricordiamo nella preghiera e nella speranza”, ha detto il Papa senza nominarle ma lasciando spazio a un lungo momento di silenzio.
Tra i presenti, anche i ragazzi delle carceri
Non erano presenti solo parrocchie e movimenti: alcuni dei giovani arrivavano dagli istituti penali minorili. In particolare, una delegazione dell’IPM di Casal del Marmo ha donato al Papa un mosaico realizzato durante un laboratorio artistico collettivo. L’opera, installata presso la stazione metro Torre Angela, è composta da centinaia di pietre assemblate da ragazzi detenuti e da adolescenti del quartiere. “Un gesto che unisce rieducazione, arte e comunità”, ha commentato il Ministero della Giustizia.
Roma sotto pressione, ma la macchina regge
L’organizzazione è stata definita “impeccabile” da tutti i livelli istituzionali. Dalla logistica ai trasporti, passando per sicurezza e sanità, il bilancio è stato definito “senza sbavature” dal sottosegretario Alfredo Mantovano. Il sindaco Roberto Gualtieri ha parlato di “un successo religioso e civile”, sottolineando la prova superata da Roma davanti al mondo.
Nei giorni clou, 876 ragazzi sono stati soccorsi per malori lievi legati al caldo. Oltre 2.700 bagni chimici, punti di ristoro e dieci ospedali da campo hanno sostenuto il flusso. Il deflusso di domenica è stato gestito con un treno ogni tre minuti tra Anagnina e Cinecittà.
Ma resta il tema ambientale
Le immagini del “day after” sono state eloquenti: una distesa di rifiuti ha ricoperto il prato di Tor Vergata. Migliaia di bottigliette, teli, zaini, resti di cibo e, soprattutto, le scatole bianche e gialle del “pasto del pellegrino” distribuite dai volontari sono rimaste abbandonate a terra.
Ama ha avviato le operazioni di bonifica con 300 operatori all’opera. “Servono eventi più sostenibili. E serve più educazione da parte di chi partecipa”, ha commentato l’associazione Retake Roma.
Prossima tappa: Corea del Sud
La prossima Giornata Mondiale della Gioventù si terrà a Seul dal 3 all’8 agosto 2027, ha annunciato Leone XIV al termine dell’Angelus. Tema scelto: “Prendete coraggio, io ho vinto il mondo” (Gv 16,33). Un richiamo alla fiducia, anche in tempi oscuri. Il presidente sudcoreano Lee Jae-myung ha accolto con entusiasmo la notizia, promettendo “un’accoglienza memorabile”.
Un’eredità da portare nel mondo
A Tor Vergata si è celebrata non solo una messa, ma un’alleanza spirituale tra generazioni. Leone XIV, alla sua prima grande prova pubblica dopo l’elezione, ha mostrato di voler essere un Papa della pace e dell’ascolto, capace di parlare ai giovani senza paternalismi.
“Contagiate il mondo con la vostra gioia e la vostra fede”, ha detto in chiusura. Roma, nel frattempo, si è svegliata stanca ma orgogliosa.
Un milione di cuori ha battuto all’unisono. E Gaza, l’Ucraina e tutte le terre ferite, almeno per un giorno, non si sono sentite sole.