Alphabet, la holding di Google, ha registrato un secondo trimestre con risultati superiori alle attese grazie alla spinta dell’intelligenza artificiale. Tra aprile e giugno 2025, la società ha registrato un utile netto di 28,2 miliardi di dollari, pari a 2,31 dollari per azione, con un incremento del 19% rispetto allo stesso periodo del 2024. Il fatturato è salito del 14%, raggiungendo quota 96,4 miliardi di dollari. Gli analisti avevano previsto dati più cauti, ma il colosso californiano ha superato le aspettative, dimostrando una capacità ancora solida di adattamento ai mutamenti della tecnologia, pur in un contesto sempre più competitivo.
Google cresce grazie all’IA ma restano ombre sul futuro. Ricavi e utili sopra le attese nel secondo trimestre
“Siamo in un momento straordinario, con una crescita robusta in tutte le divisioni dell’azienda”, ha dichiarato il ceo Sundar Pichai. “Siamo alla frontiera dell’intelligenza artificiale e stiamo rilasciando innovazioni a una velocità incredibile. L’IA sta influenzando positivamente ogni parte del nostro business, generando una forte dinamica di crescita”. Il cuore della trasformazione è il motore di ricerca, dove Google ha introdotto a maggio “AI Mode”, un sistema di risposte conversazionali che si affianca agli “AI Overviews”, panoramiche automatiche che compaiono sempre più spesso in cima ai risultati, riducendo il numero di link tradizionali.
Aumentano le spese per restare leader nel settore
Nonostante l’euforia dei dati, il mercato ha reagito con cautela all’annuncio dell’aumento dei costi per l’IA. Alphabet ha infatti deciso di incrementare di 10 miliardi di dollari il proprio budget per le spese in conto capitale, portandolo a 85 miliardi nel 2025. L’obiettivo è difendere la posizione dominante dagli attacchi di startup emergenti come ChatGPT di OpenAI e Perplexity, che stanno ritagliandosi spazi significativi nel settore delle risposte automatiche e della ricerca generativa. Inizialmente, la notizia ha fatto scendere il titolo di Alphabet dell’1% nel mercato after hours, ma successivamente il titolo ha recuperato, chiudendo con un rialzo superiore all’1%.
L’adv resta solida, cresce il cloud trainato dall’IA
Nonostante la rivoluzione in corso, il business storico di Google continua a generare numeri solidi. I ricavi da pubblicità legati alla ricerca sono cresciuti del 12%, raggiungendo i 54,2 miliardi di dollari nel trimestre. Secondo Jim Yu, ceo della società di analisi BrightEdge, “tutte queste innovazioni non stanno rallentando Google, al contrario: il gruppo si sta evolvendo bene con i tempi e continua ad attrarre interazione e valore attraverso il motore di ricerca”. Altrettanto rilevante la performance di Google Cloud, che ha registrato un aumento dei ricavi del 32% su base annua, salendo a 13,6 miliardi. La divisione è vista dagli investitori come uno dei pilastri su cui poggia l’enorme investimento infrastrutturale in IA.
Sullo sfondo lo spettro delle autorità antitrust
A pesare sul futuro dell’azienda è però anche il contesto regolatorio. Un giudice federale americano ha recentemente definito il motore di ricerca di Google come un “monopolio illegale” e starebbe valutando misure drastiche, tra cui l’ipotesi – ancora remota ma non esclusa – di costringere Alphabet a vendere il browser Chrome. La pressione antitrust si somma alla concorrenza esterna e spinge il gruppo a trovare un nuovo equilibrio tra innovazione e consolidamento. Alphabet, forte di una capitalizzazione di mercato superiore ai 2.300 miliardi di dollari, si trova così in una fase di espansione, ma anche di vulnerabilità istituzionale, in un mercato in continua trasformazione.