Si è aperta con un’ora di ritardo rispetto alla convocazione ufficiale la riunione del Consiglio dei ministri a Palazzo Chigi. All’ordine del giorno, l’esame di alcune leggi regionali e il consueto capitolo delle “varie ed eventuali”, formula che spesso nasconde partite politiche più o meno sotterranee. Ma questa volta a pesare non è stato tanto il merito delle questioni affrontate, quanto piuttosto un’assenza ingombrante: quella del vicepremier e ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini.
Governo, Cdm a Palazzo Chigi senza Salvini: il vicepremier vola a Madrid per il summit dell’ultradestra europea
Il leader della Lega ha scelto di non partecipare alla riunione per imbarcarsi su un volo diretto a Madrid, dove nelle prossime ore prenderà parte al vertice del partito europeo dei Patrioti, la nuova piattaforma dell’ultradestra continentale che riunisce le sigle sovraniste di mezza Europa, da Marine Le Pen a Santiago Abascal di Vox, passando per gli austriaci della Fpö e i tedeschi di AfD. Un summit che, almeno sulla carta, dovrebbe servire a rafforzare il fronte dei conservatori radicali in vista delle elezioni europee di giugno, ma che rischia di acuire le tensioni all’interno del centrodestra italiano, già diviso sulle possibili alleanze post-voto.
Salvini ha lasciato Roma subito dopo aver chiuso la conferenza stampa della Lega alla Camera sulla rottamazione delle cartelle esattoriali, uno dei cavalli di battaglia del Carroccio, ma anche un tema che continua a spaccare la maggioranza. Da settimane, infatti, il vicepremier spinge per una nuova pace fiscale che consenta di alleggerire il peso delle cartelle esattoriali per milioni di contribuenti, una linea che però incontra le resistenze di Giorgia Meloni e del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, che si trovano a dover fare i conti con vincoli di bilancio sempre più stringenti. La decisione di Salvini di non prendere parte al Cdm potrebbe quindi essere letta anche come un segnale di distanza dal governo su questo dossier, oltre che come una chiara manifestazione di priorità politiche.
D’altra parte, l’assenza del leader leghista non è certo casuale. Se c’è un fronte su cui Salvini sta investendo con sempre maggiore convinzione, è proprio quello delle alleanze europee. Il vicepremier punta da tempo a un rafforzamento dell’asse sovranista, con l’obiettivo di costruire una nuova destra radicale che possa diventare ago della bilancia nel prossimo Parlamento europeo. Una strategia che, però, rischia di allontanarlo ulteriormente dagli equilibri interni al governo Meloni.
La premier, infatti, nelle ultime settimane ha moltiplicato i segnali di distensione verso i Popolari europei, cercando di accreditarsi come interlocutrice affidabile di Ursula von der Leyen e delle principali cancellerie europee. Il summit di Madrid, al contrario, si muove in una direzione opposta: il fronte dei Patrioti, pur avendo l’ambizione di contare di più a Bruxelles, è ancora visto con sospetto dai popolari e dagli stessi conservatori di Ecr, il gruppo di cui Meloni è presidente. La presenza di Salvini al vertice spagnolo è quindi un’indicazione chiara di dove stia puntando la Lega in questa partita: più vicina a Le Pen che a Meloni, più a destra che al centro.
A Palazzo Chigi, intanto, i lavori del Consiglio dei ministri sono andati avanti regolarmente. Ma il segnale politico è forte e chiaro. In un governo dove gli equilibri tra i tre leader della coalizione – Meloni, Salvini e Tajani – sono costantemente in bilico, ogni assenza pesa quanto una dichiarazione ufficiale. E quella di Salvini, proprio nel giorno in cui la premier riunisce il governo, suona come una scelta ben precisa: oggi il suo posto non era a Roma, ma a Madrid.