Nel nuovo decreto spunta lo “scudo” 2019-2023 per chi aderisce al concordato preventivo. Obbligo di apertura del conto corrente e svolta digitale sulle successioni: il contribuente fa tutto da solo.
Professionisti, partita Iva e banche sotto il nuovo ordine fiscale
Il nuovo decreto fisco, ormai alle battute finali in Commissione Finanze alla Camera, si appresta a introdurre un pacchetto di norme che riscrivono pezzi cruciali del rapporto tra Stato, contribuenti e sistema bancario. Sotto i riflettori ci sono tre novità che promettono di fare rumore: il ritorno del ravvedimento speciale per chi aderisce al concordato preventivo, l’obbligo per le banche di aprire un conto corrente senza discrezionalità e una rivoluzione digitale per le successioni fiscali.
Il ravvedimento si fa “su misura”
La proposta è chiara: chi aderirà per la prima volta al concordato fiscale nei bienni 2025-2026 potrà “ripulire” la propria posizione per gli anni 2019-2023, chiudendo i conti in modo agevolato. Per chi ha già aderito al primo concordato, invece, sarà sanabile solo l’anno 2023.
Ma la vera novità è che lo sconto sarà personalizzato: le aliquote variano a seconda del punteggio assegnato dalle “pagelle fiscali” (ISA). Più sei “meritevole”, meno paghi. Con punteggi pari o superiori a 8 si verserà solo il 10% del reddito non dichiarato; tra 6 e 8 la quota sale al 12%; sotto il 6 si arriva al 15%. Un incentivo calibrato per premiare chi ha mostrato maggiore trasparenza.
Il meccanismo, ispirato alla logica di “collaborazione rafforzata” tra fisco e contribuente, è considerato uno strumento efficace per recuperare gettito senza intasare i tribunali.
I controlli fiscali? Solo se ben motivati
Tra le pieghe del decreto, spunta anche una norma che obbligherà la Guardia di Finanza e l’Agenzia delle Entrate a mettere nero su bianco le ragioni delle ispezioni fiscali in azienda. Le verifiche potranno avvenire solo se adeguatamente motivate e documentate per iscritto.
Una svolta che nasce dopo anni di polemiche per i blitz fiscali giudicati eccessivamente invasivi. “È una norma di civiltà, che tutela le imprese sane da abusi”, ha commentato il deputato leghista Alberto Bagnai.
Il conto corrente diventa un diritto civile
La seconda grande novità è una piccola rivoluzione bancaria: il diritto al conto corrente diventa legge. Le banche saranno obbligate ad aprirne uno a chiunque ne faccia richiesta, salvo motivazioni gravi e documentate – come sospetti di riciclaggio o legami con il terrorismo.
Il principio è semplice: finché un correntista ha saldo attivo, la banca non potrà chiudere unilateralmente il conto, salvo ragioni gravi e certificate.
Un cambio di paradigma sostenuto da Andrea Romano, Alberto Bagnai e dal vicepremier Matteo Salvini, che ha dichiarato: “È un provvedimento di libertà economica, che garantisce a tutti l’accesso ai servizi bancari essenziali”.
Successioni online, addio file all’Agenzia delle Entrate
Terza novità: la successione ereditaria si fa online, in autonomia e senza passare dagli sportelli. A partire dalle successioni aperte dal 1° gennaio 2025, l’imposta sarà calcolata automaticamente da un applicativo dell’Agenzia delle Entrate, che ripartirà anche le quote tra gli eredi.
Il software, accessibile dal portale ufficiale, utilizzerà i dati già presenti nel quadro EF del modello di dichiarazione. Una semplificazione importante che ha già permesso al fisco di risparmiare oltre 12 milioni di ore di lavoro nel 2024.
Caos (politico) in commissione, ma il treno va avanti
L’iter del decreto non è stato privo di intoppi. Il calendario è slittato per l’assenza dei pareri tecnici del MEF e della Ragioneria dello Stato. Un ritardo che ha irritato anche membri della maggioranza, parlando apertamente di “mancanza di coordinamento”.
L’esame in Commissione Finanze si concluderà giovedì 18 luglio. Il testo arriverà in Aula lunedì 21, senza ricorso alla fiducia, come confermato dal capogruppo di FdI Tommaso Foti.
Un fisco che cambia, ma resta da vedere come
L’obiettivo dichiarato del governo Meloni è semplificare il sistema tributario, garantendo maggiore equità e prevedibilità. Il nuovo decreto fisco – tra ravvedimenti su misura, diritti bancari e successioni digitali – cerca di dare gambe a questa visione.
Resta da capire se le norme saranno davvero applicabili senza distorsioni e se i contribuenti, spesso sfiduciati, coglieranno l’opportunità di una “pace fiscale selettiva”. Le misure varate ora saranno il banco di prova per la più ambiziosa riforma fiscale promessa nel DEF: il passaggio da una giungla di norme a un sistema “più semplice, più giusto e più digitale”, come ha promesso il viceministro Leo.
Il cantiere è aperto. Ma la direzione è tracciata.