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Ilaria Sula trovata morta: un altro femminicidio nella lunga lista della violenza di genere

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Ilaria Sula trovata morta: un altro femminicidio nella lunga lista della violenza di genere

La storia di Ilaria Sula, la studentessa ventiduenne scomparsa il 25 marzo a Roma, si è chiusa con la più drammatica delle scoperte: il suo corpo senza vita è stato ritrovato ieri sera chiuso dentro una valigia, in fondo a un dirupo nei boschi di Poli, alle porte della Capitale. La giovane sarebbe stata accoltellata in un appartamento di Roma da un ventitreenne con cui aveva avuto una relazione e che ora si trova in stato di fermo con l’accusa di omicidio volontario e occultamento di cadavere.

Ilaria Sula trovata morta: un altro femminicidio nella lunga lista della violenza di genere

A far scattare l’allarme erano stati i familiari della ragazza, che non avevano più avuto notizie di lei dal giorno della scomparsa. A incastrare l’indagato sono stati gli elementi raccolti dagli inquirenti: dalle celle telefoniche ai messaggi inviati dal cellulare di Ilaria dopo la sua morte, fino al rinvenimento di tracce biologiche riconducibili alla vittima nell’appartamento dove si sarebbe consumato il delitto.

Un episodio che non è isolato, ma che si inserisce in una sequenza ormai incessante di femminicidi in Italia.

L’Italia e la conta silenziosa dei femminicidi

Il caso di Ilaria si aggiunge a una lunga lista di donne uccise in Italia per mano di uomini che dicevano di amarle, o che non sopportavano l’idea di perderle. Secondo gli ultimi dati disponibili, tra gennaio e novembre del 2024 sono state 99 le donne assassinate, una ogni tre giorni. Il dato racconta di un fenomeno strutturale, non di una somma di episodi isolati. In oltre il 60% dei casi, l’omicida è il partner o l’ex partner, spesso animato dal rifiuto di accettare la fine di una relazione, dalla volontà di controllo, da un senso di possesso che esplode in violenza.

Non è un caso che anche Ilaria sia morta per mano di qualcuno con cui aveva avuto una relazione. La violenza sulle donne si manifesta in modo ricorrente all’interno delle relazioni intime, dove il rapporto di fiducia e vicinanza diventa la trappola più letale. Questi femminicidi raccontano di un sistema sociale che continua a tollerare, normalizzare, minimizzare la violenza maschile sulle donne, riducendola troppo spesso a "delitti passionali" o "raptus", termini che tradiscono la radice culturale di un fenomeno profondo.

Una violenza trasversale e generazionale

A preoccupare, negli ultimi anni, è anche l’età degli autori dei femminicidi. I dati mostrano un incremento nella fascia più giovane: nel 2024 sono stati 12 i femminicidi commessi da uomini sotto i 25 anni, segno che la cultura patriarcale e possessiva non è affatto in via di estinzione tra le nuove generazioni. Al tempo stesso, la fascia d’età più rappresentata resta quella degli over 64, che conta circa il 27% degli autori. La violenza di genere attraversa dunque più generazioni, adattandosi ai contesti ma mantenendo inalterati i meccanismi di controllo, dominio e annientamento dell’altro.

Non è un caso che tra le vittime aumentino anche le figlie, spesso coinvolte in stragi familiari o vittime collaterali della violenza diretta a madri, compagne, ex mogli. Lo scenario che emerge dalle cronache e dalle statistiche è quello di una spirale che travolge interi nuclei familiari e che troppo spesso si conclude con la morte di donne innocenti.

Un problema culturale prima che criminale

Dietro ogni femminicidio si nasconde una catena di segnali ignorati: denunce inascoltate, richieste d’aiuto minimizzate, comportamenti violenti tollerati o giustificati. Anche Ilaria, stando alle prime ricostruzioni, aveva manifestato disagio per la relazione con il ragazzo oggi accusato del suo omicidio. Ancora una volta, la tragedia si è consumata senza che nessuno riuscisse a fermarla.

L’omicidio di Ilaria diventa così l’emblema di un fallimento collettivo: il fallimento delle istituzioni, delle politiche di prevenzione, del tessuto sociale incapace di riconoscere e isolare la violenza quando si annida tra le mura domestiche.

Le risposte che non bastano

Negli ultimi anni, l’Italia ha rafforzato gli strumenti legislativi per combattere la violenza di genere, dal Codice Rosso alle misure cautelari più tempestive. Ma la realtà racconta che le leggi non bastano se non sono accompagnate da un cambiamento profondo di mentalità. I femminicidi continuano a essere la punta dell’iceberg di un sistema che educa ancora troppi uomini a pensare di avere diritto di vita e di morte sulle donne.

Dietro l’orrore della valigia abbandonata nei boschi di Poli c’è una società che deve fare i conti con se stessa. Perché la morte di Ilaria Sula, come quella di tante altre donne, non è solo un fatto di cronaca, ma uno specchio che riflette il volto di un’Italia che non ha ancora imparato a proteggere e rispettare le sue figlie, le sue sorelle, le sue compagne

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