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Intercettazioni: il problema è quando toccano chi non c'entra nulla

- di: Redazione
 
Intercettazioni: il problema è quando toccano chi non c'entra nulla
Le parole del Guardasigilli sulle intercettazioni hanno provocato un putiferio, ma solo in chi non conosceva il pensiero del ministro Nordio, sempre molto critico nell'uso distorto che talvolta si fa di questo indispensabile strumento di indagine. Quindi, non solo un giudizio sulle intercettazioni e su come esse possano esporsi a critiche e perplessità, ma un annuncio delle riforme che il governo Meloni intende attuare per rendere la Giustizia più veloce e, quindi, presuntivamente, migliore.

Intercettazioni: il problema è quando toccano chi non c'entra nulla

Ma il nervo scoperto delle intercettazioni resterà al centro del dibattito (già cominciato) sulla parole di Carlo Nordio, che è stato sferzante su come esse vengono utilizzate, non come strumento, ma come mezzo per attuare strategie processuali decise ancor prima d'essere a conoscenza degli elementi di prova (sempre che ne ce siano).
Le intercettazioni restano però fondamentali su indagini di un certo profilo, perché talvolta rivelano elementi e circostanze sconosciute, ma altre volte confermano a posteriori l'idea che se ne è fatta il magistrato inquirente.

Se questo è il quadro generale, restano perplessità sull'utilizzo che si fa delle intercettazioni che, come le reti a strascico, portano sulla barca degli inquirenti tutto quello che vi si impiglia, non facendo, se non in sede di verifica, una distinzione tra circostanze attinenti all'indagine e altre, che sono totalmente estranee.
Così può accadere (per come è sovente accaduto) che intere conversazioni assolutamente lontane dai fatti dell'indagine diventino - con il deposito di atti ufficiali - pubbliche perché sono state registrate e trascritte, magari riguardando come uno dei protagonisti persone che non c'entrano nulla con l'indagine. Quindi, diventano di pubblico dominio confidenze, pettegolezzi, battute o anche ammissioni inconfessabili.
E' questo che delle intercettazioni fa paura, la possibilità che, in esse, compaiano persone che hanno la sola colpa di parlare con qualcuno o di qualcuno sospettato di questo o quel reato.
Questo in linea generale, perché, poi, ci sono comportamenti e scelte che riguardano singoli pubblici ministeri che privilegiano le intercettazioni rispetto ad altre metodologie investigative, nella speranza che, tra migliaia di pagine, si trovino poche frasi o qualche parola che sostanzino l'idea che è stata elaborata preventivamente di colpe e responsabilità.

Ma le intercettazioni restano un asset fondamentale per i pm, come confermano decine e decine di inchieste che non sarebbero approdate a nulla senza che da qualche trascrizione fossero state tirate fuori, come pepite dalla pietra, conferme alle ipotesi investigative. Forse una riforma può essere necessaria non per regolamentarle, ma per evitare che di esse si faccia un uso diverso da quello di giustizia. Magari un uso politico, come purtroppo spesso è accaduto, perché basta una frase colta tra mille altri che la depotenzino per rovinare carriere o reputazioni.
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