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Iran, a Roma il secondo round del negoziato sul nucleare. Pezeshkian: "C’è speranza di un’intesa"

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Iran, a Roma il secondo round del negoziato sul nucleare. Pezeshkian: 'C’è speranza di un’intesa'

Sabato a Roma si aprirà il secondo round negoziale tra Stati Uniti e Iran sul programma nucleare di Teheran, in quello che potrebbe rivelarsi un passaggio chiave per la stabilità globale. La capitale italiana è stata scelta come sede dell’incontro per la sua neutralità e per il ruolo di interlocutore credibile che l’Italia ha mantenuto in tutti i dossier del Medio Oriente. A guidare la delegazione iraniana sarà il politico moderato Masoud Pezeshkian, che ha dichiarato pubblicamente di voler arrivare a un compromesso duraturo: “Speriamo di concludere un accordo con gli Stati Uniti”. L’atmosfera è carica di aspettative, ma anche di tensioni, in un contesto regionale e internazionale reso incandescente dalle ultime mosse diplomatiche e militari.

Iran, a Roma il secondo round del negoziato sul nucleare. Pezeshkian: "C’è speranza di un’intesa"

Il tavolo negoziale arriva in un momento particolarmente delicato. Secondo quanto riportato dal New York Times, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump avrebbe recentemente bloccato un attacco militare israeliano contro i siti nucleari iraniani, previsto per il mese di maggio. Una decisione presa dopo un acceso dibattito interno all’amministrazione americana, che avrebbe infine optato per una strategia diplomatica volta a evitare un’escalation militare in Medio Oriente. Il blocco all’operazione militare ha aperto una finestra negoziale, ma il clima resta teso: Israele osserva con preoccupazione, mentre Teheran cerca garanzie che vadano oltre il semplice congelamento delle sanzioni.

L’asse Mosca-Teheran e l’interesse russo nei colloqui
Parallelamente agli incontri previsti a Roma, domani il viceministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi sarà a Mosca per un colloquio con il presidente Vladimir Putin. L’Iran sta cercando di rafforzare l’asse con la Russia in un momento in cui il negoziato con gli Stati Uniti potrebbe comportare concessioni significative sul fronte del controllo internazionale degli impianti nucleari. Il coinvolgimento russo nel dossier iraniano è strategico: Mosca gioca un ruolo chiave nell’equilibrio di potere regionale e potrebbe fungere da garante in un’eventuale fase attuativa di un accordo. Il Cremlino ha interesse a mantenere l’Iran come alleato, ma allo stesso tempo vuole evitare un conflitto aperto con Israele e Stati Uniti.

Gli obiettivi di Teheran e la cautela di Washington
Per l’Iran, l’obiettivo prioritario è ottenere la rimozione delle sanzioni economiche che hanno strangolato l’economia nazionale. I colloqui mirano a trovare un’intesa che garantisca il diritto iraniano all’uso civile del nucleare, sotto la supervisione dell’AIEA, ma con impegni vincolanti che impediscano lo sviluppo di armi atomiche. Gli Stati Uniti, dal canto loro, vogliono impedire che Teheran arrivi a costruire una bomba, ma preferiscono farlo attraverso un percorso diplomatico. La posizione della Casa Bianca, espressa con forza da Trump, è quella di trattare da una posizione di forza, senza cedere su controlli e ispezioni a sorpresa. Questo equilibrio tra fermezza e apertura sarà la chiave del confronto di Roma.

L’ombra dell’accordo del 2015 e il nuovo realismo
Il nuovo tentativo di dialogo avviene all’ombra del fallito accordo nucleare del 2015 (JCPOA), abbandonato dagli Stati Uniti nel 2018 proprio per volontà di Trump, che lo ritenne troppo permissivo. Ora, però, anche l’amministrazione americana sembra disposta a riprendere i fili di quel negoziato, ma con nuove condizioni. L’Iran chiede un accordo stabile, che non possa essere stravolto a ogni cambio di governo, e si aspetta rassicurazioni sullo sviluppo economico e sulle relazioni commerciali. Roma si presenta dunque come luogo simbolico per un rilancio dell’approccio multilaterale: un Paese della Nato che mantiene rapporti con Teheran e che può offrire una cornice rispettosa per entrambe le delegazioni.

Possibili scenari e variabili impazzite
Molti analisti vedono nei colloqui di sabato l’ultima occasione per scongiurare una nuova crisi atomica. Un eventuale fallimento del negoziato potrebbe infatti riattivare le pulsioni militari sia da parte israeliana che americana, con rischi incalcolabili per l’intera regione. Inoltre, lo scenario è complicato dalla guerra in Ucraina, dal confronto Usa-Cina e dalla posizione ambigua di alcuni attori europei. La possibilità di arrivare a un accordo dipenderà anche dalla capacità degli Stati Uniti di offrire a Teheran un percorso di reintegrazione nel circuito economico internazionale, senza che questo venga percepito come una resa. La partita è appena iniziata, ma già carica di significato strategico. Roma potrebbe diventare, almeno per un giorno, la capitale della diplomazia globale.

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