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L’Iran minimizza i raid, ma rilancia l’arricchimento dell’uranio

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
L’Iran minimizza i raid, ma rilancia l’arricchimento dell’uranio

L’Iran non intende retrocedere sul proprio programma nucleare, anzi rilancia, malgrado i recenti attacchi subiti. Lo ha dichiarato il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi in una lunga intervista alla rete americana CBS, nella quale ha ribadito che “non si può cancellare la tecnologia per l’arricchimento con i bombardamenti”. Una frase che conferma il rifiuto da parte di Teheran di modificare l’indirizzo strategico del proprio sviluppo energetico e militare, nonostante i danni provocati dai raid aerei alle infrastrutture atomiche. “Saremo in grado di riparare rapidamente i danni e recuperare il tempo perduto”, ha aggiunto il ministro, lasciando intendere che la capacità industriale del Paese è intatta.

L’Iran minimizza i raid, ma rilancia l’arricchimento dell’uranio

L’intervento di Araghchi è significativo non solo per il contenuto tecnico, ma per il suo valore politico e simbolico. La linea di Teheran è netta: il programma nucleare non si tocca e l’arricchimento dell’uranio proseguirà anche dopo gli attacchi subiti. Il riferimento al “tempo perduto” sottintende la volontà di accelerare le attività, trasformando l’offensiva militare in una leva per rafforzare il consenso interno. “Il programma nucleare pacifico è motivo d’orgoglio nazionale”, ha dichiarato il ministro, incorniciando la vicenda nel quadro della resistenza iraniana a ciò che viene percepito come un nuovo assedio internazionale. Non è un caso che abbia parlato anche della memoria storica: “Abbiamo superato 12 giorni di guerra imposta, la gente non si tirerà indietro facilmente”.

Riparazioni rapide e infrastrutture ridondanti
Fonti iraniane affermano che i principali impianti colpiti, compresi quelli di Natanz e Fordow, abbiano riportato danni contenuti grazie alla loro architettura sotterranea e alla ridondanza dei sistemi di controllo. I lavori di ripristino sarebbero già iniziati e non richiederebbero più di poche settimane per riportare le centrali operative ai livelli precedenti. L’Organizzazione iraniana per l’energia atomica mantiene il riserbo, ma è evidente che l’apparato nucleare nazionale non è stato neutralizzato. Questo conferma quanto gli attacchi abbiano un impatto più propagandistico che strutturale e dimostra la capacità dell’Iran di assorbire i colpi senza interrompere il percorso intrapreso.

Araghchi evita il confronto diretto ma manda messaggi
Pur senza citare esplicitamente Israele, ritenuto il principale responsabile dei sabotaggi e delle operazioni sotto copertura degli ultimi anni, Araghchi ha indirizzato le sue parole a tutte le potenze occidentali coinvolte nei colloqui sul nucleare, in particolare agli Stati Uniti. La posizione iraniana, secondo il ministro, è chiara: nessuna minaccia potrà modificare una scelta strategica sostenuta dalla popolazione e legittimata dal diritto internazionale. “Non è possibile cancellare la conoscenza”, ha sottolineato, ribadendo il principio secondo cui l’Iran ha diritto all’arricchimento dell’uranio per scopi pacifici.

Diplomazia paralizzata tra accuse e sfide sul campo

Sul fronte diplomatico, la situazione resta congelata. I colloqui indiretti tra Washington e Teheran, mediati da Paesi terzi, si sono arenati da settimane, mentre l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica denuncia da tempo l’impossibilità di monitorare con trasparenza le attività iraniane. L’Iran, da parte sua, rifiuta ogni nuova restrizione, interpretando l’accordo del 2015 (Jcpoa) come ormai decaduto a causa del ritiro unilaterale degli Stati Uniti durante l’amministrazione Trump. I tentativi europei di ricucire lo strappo appaiono oggi deboli, mentre l’asse tra Iran, Russia e Cina si rafforza in chiave antioccidentale.

Il rischio di escalation in una regione già instabile
Il messaggio di Araghchi si inserisce in una fase ad alta tensione per il Medio Oriente. Le azioni militari israeliane, le ritorsioni di Hezbollah al confine libanese, e il permanere di milizie sciite in Siria e Iraq contribuiscono a un clima infuocato, nel quale anche un episodio localizzato può degenerare in conflitto aperto. L’Iran, pur mantenendo un tono formale, non esclude ritorsioni indirette attraverso le sue reti regionali. Intanto, il Paese rilancia la propria narrazione interna e internazionale: quella di una nazione resiliente, tecnologicamente avanzata, assediata ma determinata a non arretrare.

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