L’Italia rallenta la corsa dei prezzi: secondo i dati definitivi diffusi da Istat, nel mese di maggio 2025 l’inflazione si attesta all’1,6% su base annua, in calo rispetto all’1,9% registrato ad aprile. La variazione congiunturale — cioè rispetto al mese precedente — è dello 0,2%. Un rallentamento che, almeno sul piano macroeconomico, rappresenta un segnale di raffreddamento delle dinamiche inflattive. Tuttavia, il quadro è più articolato se si guarda al dettaglio della spesa quotidiana, dove la pressione sui consumatori continua a farsi sentire.
L’inflazione rallenta, il carrello no: maggio segna +1,6%, ma la spesa quotidiana rincara
Mentre l’inflazione generale rallenta, continua ad aumentare il cosiddetto "carrello della spesa", ovvero i prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona. Su base tendenziale — cioè rispetto a maggio 2024 — questi beni aumentano del 2,7%, in crescita rispetto al 2,6% registrato il mese precedente. Si tratta di una dinamica che incide direttamente sul potere d’acquisto delle famiglie, soprattutto di quelle a reddito fisso, che destinano una quota significativa del proprio bilancio ai consumi di prima necessità.
Beni alimentari e beni energetici, due traiettorie opposte
A trainare la spesa non sono più, come nei mesi più turbolenti del post-pandemia, i beni energetici. Anzi, i prezzi dell’energia continuano a seguire un andamento favorevole: quelli regolamentati diminuiscono del 1,3% su base annua (ma crescono dello 0,4% su base mensile), mentre quelli non regolamentati crescono solo del 2,3% su base annua, molto lontano dai picchi a due cifre registrati tra il 2022 e il 2023. Allo stesso tempo, i beni alimentari non lavorati mostrano un aumento tendenziale dell’1,3%, mentre i beni alimentari lavorati crescono del 3,4%. È soprattutto quest’ultima componente a mantenere alta la pressione sul "carrello".
Servizi e beni: un’asimmetria persistente
I prezzi dei beni registrano una crescita tendenziale dello 0,9% (in rallentamento dall’1,1% di aprile), mentre quelli dei servizi aumentano del 2,4% (dal +2,9% del mese precedente). Ne consegue un’inflazione di fondo — calcolata al netto di alimentari freschi ed energetici — pari al 2,0%, anch’essa in calo rispetto al 2,2% di aprile. La forbice tra dinamica dei beni e quella dei servizi rimane però significativa, con effetti asimmetrici tra i diversi segmenti della popolazione: le famiglie più esposte ai consumi di servizi, come trasporti o turismo, continuano a sperimentare aumenti superiori alla media.
Confronto europeo e prospettive
Il rallentamento dell’inflazione italiana si inserisce in un contesto europeo in cui la Banca Centrale Europea ha avviato una fase di graduale riduzione dei tassi, dopo i rialzi degli ultimi anni. La dinamica dei prezzi appare più contenuta anche in altri Paesi dell’eurozona, anche se i livelli e la composizione dell’inflazione variano sensibilmente. Per l’Italia, il dato di maggio rappresenta un segnale positivo sul fronte della stabilizzazione, ma le persistenti tensioni sui prezzi dei beni di consumo quotidiano pongono ancora interrogativi sulla reale tenuta del potere d’acquisto, in un’economia che fatica a ritrovare una crescita robusta e inclusiva.