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Scontro tra Italia e Consiglio d’Europa sul razzismo nella polizia. Meloni: "Accuse vergognose"

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Scontro tra Italia e Consiglio d’Europa sul razzismo nella polizia. Meloni: 'Accuse vergognose'

Un nuovo fronte di tensione internazionale si è aperto tra il governo italiano e il Consiglio d’Europa, dopo la pubblicazione di un rapporto del Comitato europeo contro il razzismo e l’intolleranza (ECRI), che ha sollevato gravi preoccupazioni circa un presunto fenomeno di “profilazione razziale” da parte delle forze di polizia italiane.

Scontro tra Italia e Consiglio d’Europa sul razzismo nella polizia. Meloni: "Accuse vergognose"

Il presidente della commissione, il giurista svizzero Bertil Cottier, ha dichiarato che “il governo italiano deve condurre al più presto uno studio indipendente per valutare la portata del fenomeno”, sottolineando che “numerosi casi indicano una prassi crescente in molti Paesi europei, dove le persone vengono fermate o perquisite in base al colore della pelle, all’aspetto o alla religione”.

Il rapporto ha immediatamente generato una durissima reazione da parte dell’esecutivo italiano. “Le accuse rivolte al nostro Paese e alle nostre forze dell’ordine sono semplicemente vergognose, infondate e ideologicamente motivate”, ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, intervenendo a margine di un evento istituzionale. “L’Italia ha una delle polizie più professionali e rispettose dei diritti umani in Europa. Non accettiamo lezioni da chi ignora la realtà e diffonde pregiudizi contro il nostro sistema”.

La risposta del Quirinale e il sostegno alle divise
Nella stessa giornata, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha ricevuto al Quirinale il capo della Polizia, Vittorio Pisani, in un incontro che ha assunto una forte valenza simbolica e istituzionale. Secondo quanto riferito in una nota del Colle, Mattarella ha voluto ribadire “la stima e la fiducia della Repubblica nelle forze dell’ordine, presidio insostituibile della sicurezza e della legalità”. Il Capo dello Stato ha inoltre espresso “solidarietà nei confronti degli agenti che ogni giorno operano in condizioni difficili, con rigore e spirito di servizio”.

Le parole di Mattarella si inseriscono in un momento in cui il dibattito pubblico sul ruolo della polizia è diventato particolarmente acceso, anche in seguito a recenti episodi di cronaca che hanno visto protagonisti agenti impegnati in operazioni criticate per l’uso eccessivo della forza. Il Quirinale ha comunque ribadito che eventuali responsabilità individuali vanno sempre accertate e sanzionate secondo la legge, ma ha messo in guardia contro il rischio di “generalizzazioni dannose e ingiuste”.

Polemiche politiche e accuse di strumentalizzazione
Le dichiarazioni provenienti da Strasburgo sono state definite da esponenti della maggioranza come “un attacco politico mascherato da relazione tecnica”. Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha parlato di “accuse senza fondamento”, spiegando che “l’Italia ha già introdotto meccanismi di monitoraggio e formazione specifici per le forze di polizia, e che l’idea stessa di una profilazione razziale sistematica è smentita dai dati”. Anche il vicepremier Salvini ha alzato i toni: “Siamo stanchi di essere messi sotto processo da istituzioni europee scollegate dalla realtà”.

In Parlamento, l’opposizione ha chiesto maggiore trasparenza sulle misure di contrasto a eventuali discriminazioni. Il leader del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, ha invitato il governo a “non reagire con arroganza, ma con dati e buone pratiche”, mentre il Partito Democratico ha annunciato una proposta di legge per introdurre protocolli di controllo sull’imparzialità dei fermi e delle perquisizioni, con la creazione di un osservatorio indipendente.

Il nodo della formazione e della trasparenza
Al centro dello scontro resta il tema della formazione degli agenti e della trasparenza nei controlli. Il Consiglio d’Europa ha chiesto ai Paesi membri di dotarsi di strumenti per monitorare e correggere le deviazioni, anche attraverso l’uso di statistiche e indagini indipendenti. In Italia, il dibattito è spesso rimasto polarizzato tra chi ritiene sufficiente l’attuale sistema di regole e chi, invece, chiede una maggiore apertura verso modelli di accountability più avanzati.

Negli ultimi anni, diverse organizzazioni non governative italiane hanno documentato casi di presunte discriminazioni nei controlli, in particolare nelle grandi città e nei porti d’ingresso. Tuttavia, secondo il Viminale, tali episodi rappresentano “eccezioni marginali e non la norma”. Il contrasto tra queste due letture alimenta un conflitto che coinvolge, oltre alla politica, anche la società civile e l’opinione pubblica.

Un clima di tensione tra Roma e Strasburgo
L’incidente rischia di riaprire tensioni più ampie tra l’Italia e il Consiglio d’Europa, un organismo che non appartiene all’Unione Europea ma che esercita una forte influenza in tema di diritti umani, democrazia e giustizia. Roma aveva già criticato in passato alcune posizioni assunte dall’ECRI, considerate “parziali” e “ideologicamente orientate”. Questa volta, però, lo scontro sembra toccare una questione identitaria e istituzionale di rilievo, con il governo determinato a respingere ogni insinuazione che metta in discussione l’integrità dello Stato.

La questione potrebbe anche arrivare in sede parlamentare europea, dove i deputati italiani dei gruppi conservatori e sovranisti si preparano a contestare il rapporto durante le prossime sessioni di lavoro a Strasburgo. In un momento in cui le relazioni tra istituzioni nazionali e organismi sovranazionali si fanno sempre più complesse, il tema del razzismo sistemico nelle forze dell’ordine diventa terreno di confronto, ma anche di scontro sul modello stesso di società e Stato di diritto.

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