“L’Italia continuerà a contribuire alle missioni internazionali mettendo a disposizione, nelle aree di crisi, il proprio personale militare e civile. Un impegno che riflette i valori sanciti dalla nostra Costituzione.”
Con queste parole il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha voluto ricordare oggi i caduti militari e civili nelle missioni internazionali per la pace, nel corso della Giornata del Ricordo che si celebra ogni 12 novembre in memoria delle donne e degli uomini che hanno perso la vita servendo il Paese oltre i confini nazionali.
Mattarella: “L’Italia continuerà a contribuire alle missioni internazionali”
La ricorrenza cade nel giorno dell’anniversario della strage di Nassiriya, avvenuta nel 2003, uno dei momenti più dolorosi della recente storia repubblicana.
Il Capo dello Stato ha voluto rinnovare il messaggio di gratitudine della Repubblica italiana verso tutti coloro che hanno partecipato, nel corso dei decenni, alle missioni internazionali, sotto l’egida delle Nazioni Unite, dell’Unione Europea e delle principali coalizioni per la sicurezza e la stabilità globale.
“Il contributo dell’Italia alla pace nel mondo – ha ricordato Mattarella – è fondato sui principi costituzionali di solidarietà, cooperazione e tutela dei diritti umani. È un impegno che si traduce in presenza concreta, fatta di professionalità, umanità e dedizione, nelle aree dove la popolazione civile è più esposta a violenze, instabilità e crisi umanitarie.”
“Chi donò la vita per il bene comune”
Nel suo messaggio, il Presidente ha rivolto un pensiero commosso “a chi donò la vita per il bene comune”, ricordando le vittime di tutte le missioni internazionali, “dalle vittime in Congo nel 1961 a Nassiriya”, un arco temporale che attraversa più di sessant’anni di storia italiana e di partecipazione alle operazioni di pace nel mondo.
Quell’impegno, sottolinea Mattarella, “testimonia la vocazione del nostro Paese a costruire ponti, non muri, a favorire il dialogo e la cooperazione, mai l’indifferenza.”
Nassiriya, la ferita che unisce il Paese
Ventidue anni fa, il 12 novembre 2003, un camion bomba esplose davanti alla base Maestrale di Nassiriya, in Iraq, dove erano dislocati i militari italiani impegnati nella missione “Antica Babilonia”.
L’attentato provocò 28 vittime, tra cui 19 italiani: 12 carabinieri, 5 militari dell’Esercito e 2 civili.
Fu il più grave attacco subito dalle Forze Armate italiane dalla fine della Seconda guerra mondiale, e colpì nel profondo l’intero Paese.
Le immagini di quella mattina – la polvere, il silenzio, il tricolore sulle bare all’aeroporto di Ciampino – restano scolpite nella memoria collettiva come simbolo di un sacrificio compiuto “nel nome della pace e della solidarietà internazionale”.
Da allora, il 12 novembre è diventato il giorno del ricordo per tutti i caduti nelle missioni di pace, militari e civili, uomini e donne che hanno servito l’Italia sotto la stessa bandiera e con lo stesso spirito di dedizione.
“Un impegno che riflette i valori della Costituzione”
“L’Italia continuerà a contribuire alle missioni internazionali mettendo a disposizione, nelle aree di crisi, il proprio personale militare e civile.”
Il Presidente ha ribadito che questa partecipazione “riflette i valori sanciti dalla nostra Costituzione” e rappresenta “un modo concreto di promuovere la pace, la sicurezza e la cooperazione tra i popoli.”
Un messaggio che, nelle parole del Capo dello Stato, richiama la tradizione della politica estera italiana, fondata su pace, dialogo e solidarietà internazionale, e che valorizza l’opera di quanti – in uniforme o come cooperanti civili – hanno servito il Paese in missioni spesso difficili, in contesti di guerra o instabilità politica.
“Il loro esempio – ha sottolineato Mattarella – continua a ispirare le nuove generazioni nel segno della dedizione, del senso del dovere e del servizio alla comunità.”
Le missioni italiane nel mondo
Oggi l’Italia partecipa a oltre 30 missioni internazionali tra Europa, Africa e Medio Oriente, con più di 7.000 uomini e donne impegnati in operazioni di sicurezza, assistenza umanitaria e cooperazione allo sviluppo.
Il loro contributo, ricorda il Quirinale, “rappresenta non solo un impegno militare ma anche un gesto di civiltà e di umanità”, volto a proteggere popolazioni vulnerabili, favorire la stabilità istituzionale e sostenere i processi di pace.
Le Forze Armate, la Protezione Civile, i corpi diplomatici e le organizzazioni non governative costituiscono, secondo il Presidente, “un patrimonio di competenze e valori che onora l’Italia e ne rafforza il ruolo nella comunità internazionale.”
La memoria come impegno
Mattarella ha concluso il suo messaggio con parole di riconoscenza verso tutti i caduti e le loro famiglie: “Il loro sacrificio resterà inciso nella memoria della Repubblica e nella coscienza del nostro popolo. La loro dedizione ci ricorda che la pace non è mai conquistata una volta per tutte, ma va costruita giorno per giorno, con coraggio, professionalità e senso di umanità.”
Una lezione di civiltà che unisce il Paese, e che ogni 12 novembre riafferma il legame tra memoria e futuro: quello di un’Italia che, nel nome dei propri valori costituzionali, continua a credere nella pace come dovere morale e come scelta di libertà.