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Anche dopo la cattura di Messina Denaro la mafia resta forte

- di: Diego Minuti
 
Anche dopo la cattura di Messina Denaro la mafia resta forte
La cattura, la fine della latitanza, la conclusione di una trattativa - chiamiamola come più piace a ciascuno - di Matteo Messina Denaro segna una nuova pagina della storia recente del Paese, e non necessariamente solo di quella criminale. Con l'ex boss in carcere, ora lo Stato può riprendere la guerra alla mafia nella consapevolezza che, seppure dopo avere incassato una vittoria, troppe ancora rimangono le zone d'ombra che si sono manifestate negli ultimi decenni in quella vasta area di contiguità grazie alla quale i capi dei Cosa Nostra hanno potuto restare alla macchia per troppi anni, senza vedere scalfito il loro potere.

La cattura di Messina Denaro è una vittoria, ma la mafia in Italia è ancora forte

Perché logica vuole, davanti ad un enorme sforzo di carabinieri e polizia (e anche dalla Guardia di Finanza è giunto un grande contributo), che è impossibile pensare che i loro sforzi siano rimasti per decenni senza risultati senza che i boss, come appunto Matteo Messina Denaro, non abbiano goduto di una vasta rete di fiancheggiatori, che non sono solo quelli che li aiutano materialmente nella latitanza, ma anche chi, andando a lavoro in giacca e cravatta, può dimostrare devozione e fedeltà magari facendo trapelare piccole informazioni, pur sempre molto utili a consentire di sfuggire alla cattura. E' semplice buonsenso quello che ci spinge a dire questo perché per vincere le guerre o le battaglie non servono solo i condottieri, ma, come si sarebbe detto un tempo,  i furieri, i maniscalchi, i cuochi.

Gente che è stata e sarà sempre pronta a mettersi a disposizione o addirittura al servizio dell'imperatore di turno. E' quella parte residuale della società (non certo solo quella siciliana) che per convenienza - quasi tutti - o per legami di sangue che ha continuato a essere funzionale alle strategie dalla mafia, facendo da dentro il Palazzo, siano le sue aule frequentata da imprenditori, politici, esponenti di quei poteri non manifesti cui in tanti fanno riferimento. La sconfitta di Matteo Messina Denaro di ieri - anche se è già scattata la dietrologia anche da parte di chi di mafia non conosce nulla, ma questa è la palude dei social -, culminata nell'operazione militare nella casa di cura palermitana dove si sarebbe dovuto sottoporre ad un ciclo di cure oncologiche, è certo importante e sarà ricordata come lo fu quella di Totò Riina, ma non deve essere assolutamente una giustificazione per festeggiamenti che vadano oltre una legittima soddisfazione.

Ora, grazie anche al materiale raccolto nell'ultimo rifugio utilizzato dal boss, per gli investigatori comincia il complesso cammino a ritroso per risalire a tutti i terminali della complessa macchina organizzativa che ha favorito la latitanza. Un lavoro sicuramente difficile, ma che ha una posta in palio talmente alta che giustifica impegno e risorse se non superiori, certamente eguali dal punto investigativo a quelle sino ad oggi utilizzate. La mafia è una entità criminale che ha saputo sopravvivere per tropo tempo (alle offensive dello Stato, ma anche a sé stessa, vivendo in perenne equilibrio tra le sue componenti) per sperare che la cattura di un capo della caratura di Matteo Messina Denaro possa avere innescato il processo per debellarla. Perché da tempo la mafia (così come prima di lei ha fatto la 'ndrangheta) ha capito che se deve mostrare il suo volto feroce per imporre il dominio del terrore, deve anche attrezzarsi alle sfide del millennio, addestrando non più solo ''picciotti'' e sicari, ma anche informatici, anche esperti di flussi economici, anche economisti specializzati in cartolarizzazioni. Perché è questo quel che accade, dopo che la mafia rurale è entrata nel passato e Cosa Nostra è entrata nella dimensione 3.0.
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