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Mercati in caduta e allarme energetico: la guerra scuote le Borse mondiali

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Mercati in caduta e allarme energetico: la guerra scuote le Borse mondiali

L'attacco condotto da Israele contro l'Iran nella notte del 13 giugno ha avuto un effetto immediato e profondo sull'economia globale. I mercati finanziari, già nervosi per le incertezze internazionali, hanno reagito con un’ondata di vendite e un calo generalizzato degli indici.

Mercati in caduta e allarme energetico: la guerra scuote le Borse mondiali

Le principali Borse europee hanno aperto la seduta in netto ribasso, seguendo la scia dei mercati asiatici, già scossi dalla notizia del raid israeliano che ha colpito alcuni tra i più alti vertici militari e politici iraniani. L’attacco, che rischia di aprire un terzo fronte di guerra attiva oltre a quelli già in corso in Ucraina e in Medio Oriente, ha fatto scattare l’allarme rosso nelle sale operative di tutto il mondo.

Piazza Affari e le Borse europee sotto pressione

A Milano, l'indice principale ha perso l'1,38% nelle prime ore di contrattazione. Francoforte ha registrato una flessione dell'1,36%, Parigi dell’1,22% e Londra dello 0,43%. Il clima di incertezza ha investito anche i titoli obbligazionari e il cambio euro-dollaro, spingendo gli investitori verso asset ritenuti più sicuri come l’oro, i Treasury statunitensi e il franco svizzero. I titoli del comparto energetico, al contrario, hanno registrato un’impennata: il settore è stato l’unico a mostrare segni positivi, sospinto dall’impennata dei prezzi delle materie prime. La volatilità sui listini riflette la crescente preoccupazione per l’instabilità che potrebbe derivare da un conflitto su vasta scala tra Israele e Iran.

Shock energetico: petrolio e gas ai massimi

Il timore di una guerra regionale in Medio Oriente ha avuto effetti dirompenti anche sul mercato dell’energia. Il petrolio ha fatto registrare un balzo inatteso: il WTI con consegna a luglio è salito fino a 73,48 dollari al barile, segnando un +8%, mentre il Brent per agosto ha raggiunto i 74,47 dollari, in crescita del 7,37%. In parallelo, il gas naturale ha visto un aumento del 4% sul mercato di Amsterdam. Questi rialzi riflettono il rischio che le forniture vengano interrotte o ridotte, con particolare attenzione alle rotte che attraversano il Golfo Persico, crocevia strategico per il trasporto di greggio. Un’eventuale escalation militare potrebbe rendere instabili i flussi energetici globali, già messi sotto pressione dalla guerra in Ucraina.

Asia in affanno, ripercussioni globali in vista
Il crollo dei mercati non si è limitato all’Europa. Le Borse asiatiche hanno chiuso tutte in rosso, segnalando una reazione nervosa anche a Oriente. A Tokyo l’indice Nikkei ha perso lo 0,89%, Seul ha lasciato sul terreno lo 0,87%, Hong Kong lo 0,84%, Shanghai lo 0,69%, Shenzhen l’1,25% e Mumbai lo 0,78%. I future di Wall Street indicano un’apertura in negativo anche per il mercato americano, con l’indice S&P 500 atteso in calo. Il clima di tensione geopolitica si somma alle incertezze già presenti sui tassi di interesse, sull'inflazione e sulla crescita globale, accentuando la percezione del rischio da parte degli investitori. L’aumento dei prezzi dell’energia, in particolare, potrebbe spingere al rialzo l’inflazione, costringendo le banche centrali a rivedere i piani di allentamento monetario.

Le reazioni della politica europea e italiana
In Italia, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha convocato i ministri economici e della difesa per fare il punto sulle ripercussioni dell’attacco israeliano. Il ministro Guido Crosetto ha sottolineato l’inopportunità di aprire “un altro fronte di crisi internazionale”, con implicazioni dirette anche sulla tenuta economica dei paesi europei. Le istituzioni comunitarie stanno valutando misure per contenere l’impatto del rialzo dei prezzi dell’energia sulle imprese e sulle famiglie. Si parla anche di un possibile vertice straordinario dei ministri dell’energia europei. La priorità condivisa dai governi è quella di evitare un effetto domino che possa colpire duramente la ripresa economica già fragile dopo due anni di inflazione alta e crescita stagnante.

Incertezza e rischio sistemico all’orizzonte
Le conseguenze dell’attacco israeliano all’Iran si stanno rivelando più rapide e pervasive del previsto. Oltre al pericolo immediato di un’escalation militare, emerge la concreta possibilità di una crisi sistemica che tocchi allo stesso tempo sicurezza, energia, finanza e geopolitica. Le banche centrali sono in allerta, così come i governi e le agenzie di intelligence, che temono un ampliamento del conflitto anche ad altri attori regionali, come Hezbollah in Libano o le milizie sciite in Iraq. L’effetto più evidente, al momento, è la perdita di fiducia dei mercati, ma il vero impatto potrebbe arrivare nei prossimi giorni, se gli attori internazionali non riusciranno a costruire un’argine diplomatico credibile per disinnescare la miccia accesa nel cuore del Medio Oriente.

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