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Banche in sofferenza e tensioni politiche scuotono Piazza Affari

- di: Matteo Borrelli
 
Banche in sofferenza e tensioni politiche scuotono Piazza Affari
Banche in sofferenza e tensioni politiche scuotono Piazza Affari
Da Parigi a Milano, il nervosismo contagia i mercati: si apre la stagione dei possibili contributi bancari.

In tutta Europa è corsa al nervosismo: Panico politico in Francia, aperture timide in Italia

A innescare il nuovo crollo dei titoli bancari in Europa è stata l’ascesa dell’instabilità politica francese. Il premier François Bayrou ha annunciato un voto di fiducia per l’8 settembre 2025 sul suo piano di bilancio rigoroso, con tagli per circa 44 miliardi di euro. Tuttavia, opposizioni trasversali – dalla sinistra radicale, ai verdi fino all’estrema destra – sono compatte nel non sostenerlo, rendendo probabile la caduta dell’esecutivo.

Il mercato ha reagito con violenza: l’indice CAC 40 è scivolato di circa il 2 %, mentre le principali banche francesi, come BNP Paribas e Société Générale, hanno registrato perdite superiori al 6 %. Anche i rendimenti dei titoli di Stato francesi a 10 anni sono saliti, amplificando lo spread con i bund tedeschi ai massimi da aprile.

Milano zavorrata: Bper e Mps pagano il conto, UniCredit mostra qualche scossa

L’effetto contagio è piombato sulle banche italiane: l’Euro Stoxx 600 del settore ha chiuso in perdita dell’1 %, mentre il FTSE MIB ha ceduto lo 0,81 %. In coda, BPER ha ceduto circa il 3,7 % dopo la presentazione delle liste per il nuovo Cda della Popolare di Sondrio. Non va meglio a MPS, con un −3,3 %, in attesa di eventuali sorprese sull’Opa di Mediobanca: le adesioni restano basse, attorno al 19,44 %, e il closing è previsto per l’8 settembre.

UniCredit ha accusato un calo più contenuto (−1,04 %), aiutata da una copertura “buy” di Citi con target price di 74 €, rispetto ai circa 66 € correnti. Gli analisti evidenziano il successo delle strategie imposte dalla banca: cost discipline, margini più robusti, maggior visibilità nei segmenti consumer, Pmi e protezione, commissioni in crescita e costi sotto controllo – ingredienti che incoraggiano risultati sempre più solidi.

Plusvalenze in vista? Speculazioni sulle contribuzioni bancarie

In Italia, si guarda con sospetto anche alla prossima manovra finanziaria. Secondo indiscrezioni, si sta valutando l’introduzione di nuovi “contributi” al settore bancario tramite la rimodulazione delle tempistiche d’utilizzo delle DTA (Deferred Tax Assets), già sospese per il biennio 2025–2026. Estendere questa sospensione di uno o due anni potrebbe generare un gettito aggiuntivo tra 1 e 1,5 miliardi di euro l’anno, con l’obiettivo del governo di raccoglierne circa un miliardo. Ma, precisano fonti di stampa e analisti Equita, si tratta ancora di ipotesi: non risultano ancora riunioni in corso con le banche, che, al momento, non sembrano favorevoli a un nuovo sacrificio fiscale, soprattutto alla luce degli impegni già assunti per il triennio 2025–2026.

Il quadro della situazione

Sul fronte politico francese, la tempesta perfetta tra austerità e opposizione trasversale minaccia il governo Bayrou – e con esso la stabilità economica dell’intera Eurozona. A Milano, le banche italiane reagiscono all’unisono con vendite marcate, ma con sfumature diverse: BPER e MPS soccombono al nervosismo internazionale, mentre UniCredit resiste grazie a una solida strategia interna.

In più, l’ombra di nuove imposte settoriali sulla manovra italiana aggiunge un freno agli entusiasmi, riportando il comparto finanziario in modalità difensiva. Una giornata di passione, insomma — tra tensioni politiche, bilanci in bilico e una manovra che rischia di diventare incubo per le banche.

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