Indagine Moneyfarm–smileconomy, in Italia ogni cinque secondi scoppia una coppia: tempi lunghi e costi fino a 60.000 euro per divorziare

- di: Barbara Leone
 
Guardando un matrimonio da favola non puoi fare a mano di chiederti come andrà al momento del divorzio, disse una volta Andy Warhol, convinto com’era che ogni matrimonio finisse davanti al giudice. Ovviamente noi non siamo così pessimisti e cinici. Ma i numeri sì. Ogni cinque secondi, infatti, in Italia una coppia decide di separarsi. Dati impietosi targati Moneyfarm, società di gestione del risparmio con approccio digitale che torna ad affrontare i risvolti economici degli eventi di vita degli italiani. E lo fa proprio andando ad indagare proprio su cosa significhi oggi separarsi e divorziare. L’analisi di Moneyfarm è stata realizzata in collaborazione con smileconomy, società indipendente di consulenza in educazione finanziaria, e con la consulenza tecnica dell’avvocato familiarista Raffaella Pini di Milano.

Indagine Moneyfarm–smileconomy, in Italia ogni cinque secondi scoppia una coppia

“Sui giornali sentiamo spesso parlare dei risvolti economici di separazioni e divorzi celebri, ma separarsi ha un impatto finanziario su chiunque e questo impatto merita di essere indagato poiché non è meno rilevante - commenta Vincenzo Cuscito, Head of Investment Consultants Italy Moneyfarm -. Dai dati Moneyfarm emerge che ogni cinque secondi in Italia una coppia decide di separarsi, un imprevisto che si verifica con sempre maggior frequenza. Per fronteggiare questo così come altri imprevisti che possono verificarsi nella vita di tutti noi, il consiglio è di non sottovalutare il ruolo della pianificazione finanziaria, che aiuta a non farsi cogliere completamente impreparati da eventi già sufficientemente gravosi dal punto di vista psicologico. È fondamentale analizzare in modo adeguato la propria situazione patrimoniale insieme a un consulente finanziario e abituarsi a ragionare con lui su orizzonti temporali medio-lunghi che possono contemplare scenari non sempre rosei”.

Quel che è certo è che tra il 2010 ed il 2019 le separazioni sono aumentate dell’11%, passando da 88.191 nel 2010 a 97.474 del 2019. A trainare questo trend è stato il Sud Italia, con gli aumenti maggiori in Calabria (+66%), Abruzzo (+45%) e Molise (+34%). Si è assistito a tendenze al ribasso, invece, nel Lazio (-9%), Friuli Venezia Giulia (-7%) e Liguria (-1%). Contrariamente all’opinione popolare per cui i lockdown dovuti al Covid-19 hanno innescato numerose crisi coniugali, nel 2020 le richieste di separazione sono in realtà diminuite del 18% anche a causa del blocco delle attività amministrative. E però non tutte le separazioni si trasformano in divorzi, nonostante la riforma del 2014 abbia reso il processo più agevole. Tra il 2014 e il 2016 le richieste di divorzio sono cresciute dell’89%, ma una volta esauritasi la spinta propulsiva della nuova normativa, i divorzi hanno cominciato a calare a partire dal 2017. Nel 2019 sono scesi del 14% rispetto al picco post-riforma, attestandosi a 85.549. Come nel caso delle separazioni, anche le richieste di divorzio sono diminuite nel 2020 con la pandemia: -22%, per un totale di richieste scese a 66.662.

E veniamo all’argomento principe in tema di divorzi: quanto costa? Come sappiamo le separazioni possono avvenire in modo consensuale o giudiziale, con notevoli differenze in termini di tempistiche e costi: nel caso giudiziale, la coppia non riesce a trovare un accordo o consenso sulla separazione, e quindi uno dei due coniugi citerà l’altro in giudizio. Gli argomenti tipici sui quali bisogna trovarsi in accordo sono l’assegno di mantenimento, l’affidamento dei figli e il loro collocamento, nonché altri aspetti patrimoniali. E occorre inoltre considerare i costi legali legati ad avvocati e spese processuali. In Italia, l’85% delle separazioni avvenute nel 2020 sono state consensuali. In questo caso, i tempi sono solitamente rapidi, con le pratiche che si risolvono nel giro di 3 mesi, e addirittura in soli 5 giorni lavorativi se ci si affida allo strumento della negoziazione assistita prevista dall’ordinamento italiano. In questo modo, i costi per separarsi tramite negoziazione assistita sono abbastanza trascurabili: si tratta di pagare oneri fissi e bolli per una cifra che si aggira attorno a qualche decina di euro. Nel caso invece sia previsto il supporto di un avvocato, le cifre possono oscillare tra i 1.000 e i 3.000 euro. La musica cambia completamente per chi non riesce a trovare un accordo consensuale: è il caso del 15% delle richieste avanzate nel 2020. In questo caso i tempi si allungano vertiginosamente: ci vogliono, in media, tra i 2 e i 4 anni, ma non sono esclusi prolungamenti fino a 7-8 anni in base alla complessità del caso. Di conseguenza, anche i costi lievitano: dai 3.000 ai 10.000 euro. Per legge il divorzio può avvenire una volta trascorsi 6 mesi da una separazione consensuale o 12 mesi da una separazione giudiziale, che decorrono dalla prima udienza di separazione in Tribunale (la cosiddetta udienza Presidenziale). In questo caso, oltre ai costi già sostenuti per la separazione (ovvero tra i 1.000 e i 10.000 euro a coniuge), se ne aggiungono altri. Nel 2020, il 72% dei divorzi è stato consensuale. Questa procedura permette (come con la separazione) di sbrigare le pratiche in 3 mesi attraverso il Tribunale o 5 giorni lavorativi con la negoziazione assistita. I costi si aggirano tra i 1.500 e i 3.000 euro per ciascun coniuge. Se si ricorre al procedimento giudiziale, i tempi si protraggono oltre i due anni in funzione della litigiosità. La complessità del caso incide anche in maniera gravosa sui costi: la spesa va dai 3.000 fino ai 20.000 per coniuge.

Il prezzo più alto, però, si paga in caso di disaccordo totale: non solo la causa complessiva (separazione e divorzio) potrebbe arrivare a 10 anni, ma le spese potrebbero aumentare di ulteriori 5-7.000 euro per perizie e investigatori privati. Considerando quindi i costi sostenuti dal singolo coniuge indicati in tabella, la separazione e successivo divorzio possono costare da 5.000 euro (il minimo se si opta per la via consensuale senza la negoziazione assistita) a un massimo di 60.000 euro a coppia. Non entrano in questa casistica, però, i divorzi dei super-ricchi e dei Vip, dove l’iter arriva a costare anche centinaia di migliaia di euro in base al patrimonio. I dati relativi al 2020 forniscono un quadro interessante anche per quanto riguarda seconde e terze nozze. 25.435 divorziati si sono infatti risposati. Nel 62% dei casi, si tratta di neo-divorziati sposati con chi, invece, era alle prime nozze. Il 32% riguarda divorziati e divorziate risposatesi tra loro e il restante 6% sono divorziati risposati con persone rimaste vedove. Dai dati emerge, inoltre, che gli uomini divorziati si risposano con maggior frequenza dopo i 60 anni, mentre per le donne tra i 50 e i 54 anni. Ma cosa consigliano gli esperti a chi sta pensando di mettere la parola fine al proprio matrimonio? Innanzitutto, avvisano gli esperti, separazioni e divorzi vanno programmati con un po’ di anticipo, soprattutto se si tratta di un soggetto con un reddito esiguo (mentre chi è privo di reddito potrà avvalersi del beneficio del gratuito patrocinio, a spese dello Stato). La programmazione sarà utile per accumulare i risparmi che permettano un’adeguata assistenza legale e la sopravvivenza nel periodo iniziale della frattura coniugale (quello di maggior conflitto), quando di norma la parte economicamente più forte utilizza il proprio potere economico come mezzo di pressione per costringere l’altra parte a chiudere accordi meno convenienti. Altra cosa fondamentale: restate a casa. No, non siamo di nuovo in lockdown.

Ma quando si sta pensando alla separazione è molto importante non lasciare la casa coniugale prima di aver consultato un legale. Infatti, spesso, il semplice allontanamento dalla casa coniugale preclude la possibilità di farvi ritorno e la perdita del diritto di continuare a viverci (in presenza di determinati presupposti). Fondamentale nel procedimento di separazione giudiziale è poi la prova del tenore di vita goduto dalla coppia (o dalla famiglia) in costanza di matrimonio. Ecco perché gli esperti consigliano la raccolta preventiva di prove relative allo stile di vita mediante la conservazione dei giustificativi di spesa, quali vacanze, cene fuori, frequentazione di sport o hobby più o meno costosi, eccetera. Infine l’argomento corna. O, più poeticamente, il tradimento. Per chi è stato tradito è fondamentale arrivare in tribunale con la prova di tale infedeltà. Nonostante la comprensibile difficoltà nel mantenersi lucidi dinanzi alla scoperta di un tradimento, è utile raccogliere e conservare le prove di tale scoperta. In tal modo si risparmierà almeno il costo dell’investigatore privato, altrimenti necessario. E chi ha tradito? Le cose cambiano se vi siano o meno evidenze del tradimento fino alla prima udienza della separazione, quando sarà il giudice ad autorizzare la parti a vivere separate e, quindi, a poter iniziare a condurre vite autonome senza l’obbligo reciproco di fedeltà. Prima di allora essere scoperti potrebbe essere “causa di addebito” della separazione, con conseguenze sull’assetto economico della separazione stessa. Tradotto: lasciate perdere che caro vi costa.
Il Magazine
Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
Iscriviti alla Newsletter
 
Tutti gli Articoli
Cerca gli articoli nel sito:
 
 
Vedi tutti gli articoli