Confartigianato: nelle Mpi è allarme manodopera

- di: Barbara Leone
 
Crisi demografica, rivoluzione digitale e gap tra scuola e mondo del lavoro. Sono queste le principali cause della carenza di manodopera denunciata da Confartigianato, che in un recente report lancia un vero e proprio sos.

Confartigianato: nelle Mpi è allarme manodopera

Dall’indagine contenuta nell’Elaborazione Flash “La difficoltà di reperimento di personale nelle Mpi: alcune evidenze” emerge infatti che nel 2022 le piccole imprese hanno avuto difficoltà a reperire 1.406.440 lavoratori, pari al 42,7% delle assunzioni previste. L’analisi dei dati del sistema Exclesior di Unioncamere-Anpal evidenzia che nell’artigianato la quota di entrate di difficile reperimento sale al 50,2%, pari a 263.980 lavoratori difficili da trovare, quota superiore di 10,8 punti rispetto alle imprese non artigiane (39,4%). Il 27,8% delle entrate sono difficili da reperire per le imprese artigiane per il ridotto numero di candidati, il 17,8% per inadeguatezza dei candidati, il 4,7% per altri motivi.

Nel report viene proposta l’analisi territoriale del mismatch tra domanda e offerta di lavoro, svolta in collaborazione con l’Osservatorio Mpi di Confartigianato Lombardia, e delineata nel corso del webinar del 6 febbraio scorso in cui è stato presentato il 23° report Confartigianato su economia, congiuntura e imprese. Nel dettaglio si evidenzia che le imprese artigiane mostrano quote più elevate di entrate difficili da reperire nelle regioni di Trentino-Alto Adige (57,1%), Friuli-Venezia Giulia (56,4%), Veneto (55,1%) e Umbria (54,1%). Gap più elevati tra le quote di lavoratori in entrata difficili da trovare per l’artigianato e per le imprese non artigiane si osservano per Lazio (15,1%), Lombardia (12,8%) e Abruzzo (11,3%).

Tra le province dove le imprese totali – artigiane e non artigiane – scontano maggiormente questa difficoltà troviamo Provincia Autonoma di Bolzano (con quote di entrate difficili da reperire pari al 52,5%), Pordenone con il 52,0%, Gorizia con il 48,8%, Pavia con il 48,3% e Provincia Autonoma di Trento con il 47,9%. Dinamiche di crescita più sostenute del fenomeno, nel 2022 rispetto al 2021, si registrano nelle province di Brindisi (+15,0%), Catanzaro (+13,8%), Valle d’Aosta (+13,6%), Rimini (+12,6%) e Siracusa (+12,2%).

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