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Naufragio nel Mediterraneo: tra le vittime due bambini, quattro donne e 26 uomini

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Naufragio nel Mediterraneo: tra le vittime due bambini, quattro donne e 26 uomini

Un nuovo naufragio nel Mediterraneo ha provocato la morte di almeno 32 persone. L’imbarcazione sulla quale viaggiavano è affondata al largo delle coste italiane, nelle acque tra la Libia e Lampedusa. Tra le vittime accertate si contano due bambini, quattro donne e ventisei uomini. Il bilancio potrebbe però aggravarsi nelle prossime ore, mentre le operazioni di ricerca proseguono nel tentativo di individuare eventuali dispersi.

Naufragio nel Mediterraneo: tra le vittime due bambini, quattro donne e 26 uomini

Secondo le prime ricostruzioni, il barcone era partito circa quattro giorni fa dalle coste della Libia, con a bordo un numero ancora imprecisato di persone, stimato tra le 70 e le 100 unità. La traversata è stata segnata da condizioni meteo avverse, con mare agitato e raffiche di vento che hanno reso la navigazione ancora più pericolosa. L’imbarcazione, un vecchio peschereccio di legno, non era attrezzata per affrontare un viaggio simile ed è andata incontro a un progressivo deterioramento della sua struttura fino al tragico epilogo.

La segnalazione della presenza del barcone in difficoltà è arrivata attraverso una chiamata di emergenza alle autorità italiane e alle organizzazioni umanitarie presenti in mare. La Guardia Costiera ha immediatamente avviato un’operazione di soccorso, supportata da navi di ONG come Sea-Watch e Open Arms. Al momento dell’arrivo dei soccorritori, il peschereccio era già parzialmente affondato, con decine di persone disperse in mare. I soccorritori sono riusciti a trarre in salvo 41 persone, molte delle quali in stato di ipotermia e fortemente debilitati dalla lunga permanenza in mare senza acqua né cibo.

Le testimonianze dei sopravvissuti
I primi racconti dei superstiti tracciano un quadro drammatico. “Eravamo in troppi, non potevamo muoverci, e il mare era sempre più alto,” ha dichiarato uno dei salvati, un giovane di 22 anni originario del Sudan. “Abbiamo iniziato a imbarcare acqua, e quando il motore si è fermato, la barca ha iniziato a inclinarsi. Poi il panico, le urla, e la gente che cadeva in mare.”

Molti migranti, secondo i racconti dei superstiti, erano privi di giubbotti di salvataggio. Alcuni hanno cercato disperatamente di rimanere aggrappati ai relitti della barca, mentre altri sono stati trascinati via dalla corrente. I bambini a bordo, i più vulnerabili, sono stati i primi a soccombere.

L’identificazione delle vittime e le indagini in corso
I corpi delle 32 vittime recuperate sono stati trasferiti in Sicilia per l’identificazione. Le autorità italiane stanno lavorando per risalire alle identità dei deceduti e contattare eventuali familiari. Nel frattempo, le indagini si concentrano su chi ha organizzato il viaggio: i trafficanti di esseri umani che operano lungo la rotta libica sono noti per caricare sui barconi un numero di persone ben superiore alla capacità dell’imbarcazione, mettendo a rischio la vita di chi tenta la traversata.

Il Ministero dell’Interno ha dichiarato che la Procura di Agrigento ha aperto un’inchiesta per individuare gli organizzatori del viaggio. Gli investigatori stanno raccogliendo le testimonianze dei superstiti, che potrebbero fornire informazioni sui trafficanti responsabili del carico del barcone.

Un mare di tragedie: le cifre dei naufragi nel Mediterraneo
Questo naufragio si aggiunge alla lunga lista di tragedie che si consumano nel Mediterraneo. Secondo i dati dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM), solo nel 2024 sono state registrate oltre 2.500 vittime nelle acque tra l’Africa e l’Europa. Dal 2014 ad oggi, il Mediterraneo ha visto più di 31.000 morti, rendendolo la rotta migratoria più letale al mondo.

Negli ultimi mesi, la pressione migratoria lungo la rotta del Mediterraneo centrale è tornata ad aumentare, con un incremento del 30% degli sbarchi rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Le condizioni in Libia e Tunisia, da dove parte la maggior parte dei barconi, restano critiche: conflitti interni, repressioni e difficoltà economiche continuano a spingere migliaia di persone a tentare la traversata verso l’Europa, nonostante i rischi altissimi.

Le reazioni e le richieste di intervento
Dopo l’ennesima tragedia, le organizzazioni umanitarie hanno rinnovato l’appello affinché venga istituita una missione europea di ricerca e soccorso, coordinata dalle istituzioni dell’Unione Europea. Sea-Watch, Medici Senza Frontiere e altre ONG sottolineano come il numero delle vittime potrebbe essere ridotto con un maggiore impegno nelle operazioni di salvataggio.

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha espresso il suo cordoglio per le vittime, affermando che “non possiamo rimanere indifferenti di fronte a questa tragedia umana.” Il governo italiano ha ribadito la necessità di rafforzare i controlli sulle partenze dai paesi nordafricani e di intensificare la collaborazione con la Tunisia e la Libia per contrastare il traffico di esseri umani.

Le immagini dell’ennesimo naufragio nel Mediterraneo hanno riportato l’attenzione sull’emergenza migratoria, ponendo interrogativi su quali misure possano essere adottate per prevenire nuove tragedie e garantire la sicurezza di chi cerca di raggiungere l’Europa in condizioni disperate. Nel frattempo, il mare continua a restituire corpi senza nome, simbolo di un dramma che non accenna a fermarsi.

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