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Trump e Zelensky a Mar-a-Lago: la pace “possibile” e i nodi veri

- di: Marta Giannoni
 
Trump e Zelensky a Mar-a-Lago: la pace “possibile” e i nodi veri
Trump e Zelensky a Mar-a-Lago: la pace “possibile” e i nodi veri

Tra ottimismo dichiarato, telefonate europee e un piano in 20 punti, la partita ucraina entra in un weekend ad alta tensione: l’incontro in Florida è fissato per oggi domenica 28 dicembre (ore 21 in Italia).

(Foto: Trump e Zelensky in un precedente incontro).

Il weekend che può cambiare tono (non ancora la storia)

A cavallo delle feste, la diplomazia accelera: Donald Trump riceve Volodymyr Zelensky in Florida, mentre l’Unione europea prova a non restare spettatrice. Sul tavolo c’è un’idea di accordo che Washington e Kiev descrivono come “quasi pronta”, e che sarebbe già stata inoltrata a Mosca come base di discussione.

Il calendario, questa volta, è un fatto: la Casa Bianca ha inserito l’appuntamento nel programma ufficiale con un orario preciso, il che rende l’incontro più di una suggestione natalizia e meno di un “si vedrà”.

Trump: fiducia e frasi ad effetto, con una postilla

Trump si dice convinto che “ci siano buone possibilità” di arrivare a una soluzione. Il messaggio politico è chiaro: presentarsi come facilitatore e, soprattutto, come l’unico in grado di forzare il compromesso. In una dichiarazione ripresa da media internazionali, ha costruito la scena a modo suo: "Penso che abbiamo buone possibilità di riuscirci".

Non solo. Ha anche aggiunto un confronto che serve a misurare la difficoltà del dossier ucraino nel suo racconto pubblico: "Ho risolto otto guerre, e questa è la più difficile di tutte. Ma credo che ce la faremo". Dietro la retorica, però, spunta una postilla importante: Trump ha fatto filtrare (in più occasioni) che nulla è definitivo senza il suo via libera finale, un modo per tenersi margine e non “firmare” in anticipo un testo che potrebbe diventare politicamente tossico.

Che cos’è il piano in 20 punti e perché conta

Il cuore tecnico della fase attuale è un piano in 20 punti nato dall’ultimo round di confronti tra Stati Uniti e Ucraina. Le versioni pubbliche parlano di una bozza che combina almeno tre capitoli: garanzie di sicurezza, ricostruzione e architettura economica del dopoguerra.

La parte che brucia, però, resta sempre la stessa: territori e linea del fronte. Zelensky, secondo ricostruzioni di stampa internazionale, intende discutere anche i dossier più sensibili — dalle aree contese nel Donbas fino alla centrale nucleare di Zaporizhzhia — senza accettare scorciatoie che assomiglino a una resa mascherata.

I tre nodi che possono far saltare tutto

  • Garanzie: Kiev vuole impegni robusti (politici, militari o ibridi) che rendano credibile un cessate il fuoco. Il problema è “chi garantisce” e con quali strumenti.
  • Territori: fermarsi sulle linee attuali può essere un “ponte” verso la pace o una trappola che congela l’occupazione. La Russia, secondo quanto riportato da più fonti, continua a spingere per un riconoscimento più ampio delle sue pretese.
  • Tempistiche: si discute persino di finestre di tregua (con durate definite) come condizione per eventuali passaggi politici interni in Ucraina. È un terreno scivoloso, perché lega diplomazia e consenso domestico.

La telefonata con l’Europa: von der Leyen e il timore di restare fuori

Nelle stesse ore si muove anche Bruxelles. Una call tra Ursula von der Leyen, alcuni leader europei, Zelensky e Trump viene descritta come un tentativo di “agganciare” il processo, evitando che la trattativa si restringa a un asse esclusivo Washington-Kiev, con Mosca sullo sfondo.

Per l’Europa la questione è politica e pratica: le future garanzie (soprattutto se non saranno formalmente “Nato”) rischiano di chiedere un contributo europeo, mentre le sanzioni e la ricostruzione restano capitoli in cui l’Ue pesa moltissimo.

L’incontro a Mar-a-Lago: orario, formato e aspettative

L’appuntamento è programmato per le 15 in Florida (ore 21 in Italia) nella zona di Palm Beach, a ridosso della residenza di Trump. L’obiettivo dichiarato è “continuare” la discussione sul piano e sciogliere i punti rimasti in sospeso: dalle garanzie fino alla cornice economica e alla gestione dei territori contesi.

Il rischio, però, è quello tipico dei vertici “carichi”: aspettative alte, comunicazione muscolare, e poi la realtà delle distanze tra Kiev e Mosca. Trump stesso, in sostanza, ha ammesso l’altalena: quando una parte sembra pronta, l’altra si sfila. "Ogni volta che uno vuole farlo, l'altro no".

La variabile Mosca: accettare, riscrivere, rinviare

Mosca è la grande incognita. Da un lato, le trattative in corso suggeriscono che il Cremlino ascolta. Dall’altro, le ricostruzioni disponibili indicano che la Russia considera inaccettabili alcuni elementi — soprattutto se il testo dovesse somigliare, anche da lontano, a una garanzia “tipo Articolo 5” o a un congelamento senza vantaggi territoriali.

In questo quadro, lo scenario più realistico nel breve non è “firma e foto”, ma una di queste tre uscite: revisione del testo, cessate il fuoco condizionato o rinvio con ulteriori round. Il weekend può fissare il perimetro, non necessariamente chiudere la partita.

Cosa succede dopo: tre scenari da tenere d’occhio

  • Scenario 1: avanzamento tecnico — Zelensky e Trump chiudono le parti “facili” (sicurezza, ricostruzione, pacchetti economici) e rimandano la questione territoriale a un formato allargato.
  • Scenario 2: tregua a tempo — si prova una cessazione delle ostilità con durata definita, per testare la tenuta politica e aprire negoziati più strutturati.
  • Scenario 3: impasse e guerra che continua — se Mosca respinge o pone condizioni non digeribili, il processo resta in vetrina ma senza sostanza, mentre sul terreno proseguono attacchi e contro-attacchi.
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