Nel 2024 il mercato italiano degli NPE – Non Performing Exposures – entra in una nuova fase di maturazione. Secondo quanto emerso dalla settima edizione dell’Osservatorio NPE di CRIBIS Credit Management, in collaborazione con Credit Village, lo stock complessivo si attesta a 50,9 miliardi di euro, in calo del 3,1% rispetto all’anno precedente.
NPE, il credito deteriorato cambia pelle: meno stock, più strategia e mercato secondario protagonista
Un rallentamento netto rispetto al -9,7% registrato nel 2023, che segnala una stabilizzazione del comparto, pur in presenza di una nuova pressione sul credito: i flussi di nuovo deteriorato sono infatti in aumento, passando da 13,4 miliardi a 17,1 miliardi in un solo anno. Questo dato evidenzia come la riduzione dello stock non sia più accompagnata da una decisa riduzione del rischio, ma da un ricalibramento delle strategie.
La doppia faccia del mercato secondario
Tra i fenomeni più rilevanti emersi dal report vi è la centralità ormai consolidata del mercato secondario, che nel 2023 aveva rappresentato oltre il 50% delle transazioni totali e che nel 2024 si conferma baricentro dell’intero comparto. Tuttavia, il valore delle transazioni secondarie segna una flessione, passando da 16,2 miliardi di euro nel 2023 a 14,4 miliardi nel 2024. Un calo che non indica debolezza, ma piuttosto una ridefinizione degli equilibri e un innalzamento della soglia di selettività da parte degli operatori. Le operazioni di re-selling prevalgono su quelle primarie, delineando un mercato in cui il Gross Book Value è sempre più influenzato da logiche sofisticate di gestione del rischio.
Past Due in aumento, segnali di allerta
In questo contesto, si registra un aumento significativo dei crediti in Past Due – ossia quelli in ritardo ma non ancora classificati come sofferenze – che crescono del 32,4% e arrivano a rappresentare l’11,1% del totale degli NPE. Una tendenza che va letta come campanello d’allarme: se da un lato le sofferenze bancarie sono calate del 7,6% nell’ultimo anno, dall’altro l’incremento dei ritardi nei pagamenti suggerisce un possibile deterioramento futuro, specialmente in un contesto macroeconomico ancora instabile. Il sistema creditizio si trova così a dover gestire un rischio più sfumato ma altrettanto insidioso.
La parabola dell’Unlikely To Pay
Tra gli elementi di discontinuità più evidenti del 2024 figura il forte ridimensionamento del segmento UTP (Unlikely To Pay), con una contrazione del 53% nei volumi di transazione. Un dato in netta controtendenza rispetto alla crescita del 24,6% registrata nel 2023. Il calo potrebbe riflettere una maggiore cautela da parte degli investitori e una rinnovata attenzione delle banche nella gestione attiva di questa tipologia di crediti. L’UTP, più difficile da valutare rispetto alla sofferenza conclamata, richiede strategie di gestione complesse, spesso integrate con soluzioni di restructuring. La sua riduzione segnala una virata selettiva del mercato.
Meno volumi, più transazioni: il credito diventa chirurgico
Il dato aggregato delle cessioni conferma un’altra tendenza: i volumi si riducono da 30,9 miliardi di euro nel 2023 a 24 miliardi nel 2024, ma il numero delle operazioni aumenta del 10%. Si tratta di un passaggio fondamentale nella metamorfosi del settore: l’attività si frammenta, diventando più mirata, più specializzata. Le dismissioni non sono più una soluzione di emergenza, ma strumenti di portafoglio orientati alla creazione di valore. La selettività cresce, il pricing assume un ruolo centrale, e il track record dei counterparty diventa elemento discriminante nelle decisioni di investimento.
Verso un mercato sofisticato e segmentato
I commenti degli operatori confermano la lettura strategica del nuovo corso. Andrea Capellini, Analytics Manager di CRIBIS Credit Management, sottolinea l’adattabilità del mercato: “Stiamo assistendo a un’evoluzione che porterà nuove opportunità per gli operatori del settore”. Roberto Sergio, AD di Credit Village, parla di un approccio radicalmente mutato da parte delle banche: “Le dismissioni non sono più una strada obbligata, ma si inseriscono in strategie di portafoglio orientate alla creazione di valore”. La parola chiave è specializzazione. Gli operatori sono chiamati a sviluppare competenze verticali, modelli operativi avanzati, capacità di selezionare, strutturare e valorizzare gli asset.
Il futuro tra normative e finanza agevolata
Alberto Sondri, Executive Director di CRIBIS Credit Management (in foto), evidenzia come la maturità del comparto si traduca in una maggiore capacità di adattamento: “La crescente centralità del mercato secondario, l’attenzione alla qualità degli attivi e l’adozione di strategie più selettive delineano un settore sempre più maturo e pronto a cogliere le opportunità offerte dai nuovi scenari”. Anche la finanza agevolata entra nel radar degli operatori, che iniziano a gestirla come asset class autonoma. L’evoluzione normativa e il rafforzamento degli strumenti di gestione sono, in questa prospettiva, leve fondamentali per una crescita duratura del sistema.