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Il Papa cammina, le armi no. L'appello all'Angelus e il richiamo alla diplomazia

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Il Papa cammina, le armi no. L'appello all'Angelus e il richiamo alla diplomazia
Durante l’Angelus domenicale, Papa Leone XIV ha pronunciato un discorso accorato, rivolto alla comunità internazionale e ai fedeli riuniti in piazza San Pietro, per chiedere ancora una volta che “la diplomazia faccia tacere le armi”. In un momento in cui i conflitti si moltiplicano e si intrecciano, dal Medio Oriente all’Ucraina, il pontefice ha posto al centro della sua riflessione la necessità di fermare “la tragedia della guerra prima che diventi una voragine irreparabile”. Il richiamo, espresso con parole semplici ma ferme, è andato oltre l’attualità, configurandosi come un invito a non cedere all’inevitabilità della violenza.

Il Papa cammina, le armi no. L'appello all'Angelus e il richiamo alla diplomazia

Il pontefice ha voluto ricordare la sofferenza quotidiana della popolazione di Gaza, rimasta in una condizione di assedio, privazione e paura. “Penso ai bambini, ai malati, agli anziani, a coloro che non hanno via di scampo”, ha detto, aprendo uno squarcio umano in una guerra che spesso viene raccontata solo attraverso cifre e rapporti militari. Il Papa ha denunciato l’indifferenza crescente nei confronti delle crisi protratte nel tempo, sottolineando che “non possiamo abituarci alla guerra”. Il riferimento non era solo al conflitto israelo-palestinese, ma anche a tutte le guerre dimenticate che continuano a insanguinare il mondo.

Una processione come segno di speranza

In serata, Papa Leone XIV ha guidato a piedi la tradizionale processione eucaristica del Corpus Domini, da San Giovanni in Laterano fino alla basilica di Santa Maria Maggiore. Un gesto di grande impatto simbolico, che ha colpito i presenti e i fedeli in collegamento televisivo. Il Papa, spesso costretto alla sedia a rotelle per problemi di salute, ha voluto partecipare personalmente al cammino, accompagnando l’ostensorio tra due ali di folla silenziosa. La sua presenza ha rappresentato una testimonianza concreta di vicinanza, ma anche una sfida ai limiti del corpo e della paura, in un contesto globale segnato da incertezza e disorientamento.

Il peso spirituale e politico delle parole pontificie

Nonostante il Vaticano non abbia un ruolo operativo nei grandi tavoli negoziali, la voce del pontefice resta uno dei pochi richiami morali ascoltati da ambo le parti nei conflitti. Gli appelli del Papa non sono mai neutri: scelgono i più fragili, i più esposti, i più dimenticati. Il suo linguaggio è lontano dalla retorica delle cancellerie, ma si inserisce sempre più spesso nel dibattito geopolitico come un elemento che spinge alla riflessione. Anche l’ONU ha rilanciato le sue parole, in apertura del vertice straordinario sulla sicurezza, sottolineando il ruolo delle fedi religiose nel promuovere la pace.

Il ponte tra le religioni e la chiamata alla responsabilità

Durante il suo messaggio, il Papa ha ricordato che la pace non è soltanto un obiettivo politico, ma anche un’opera collettiva che coinvolge ogni persona. Ha invitato le comunità religiose di tutto il mondo a “rinnovare l’impegno per il dialogo, il rispetto reciproco e la solidarietà”. In un momento storico in cui anche le identità religiose sono strumentalizzate per alimentare l’odio, Papa Leone XIV ha riaffermato che “nessuna fede giustifica la guerra”. Il suo appello si rivolge tanto ai leader quanto ai singoli, chiamati a non rinunciare alla speranza né all’impegno quotidiano per costruire un mondo meno armato e più giusto.
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