Cosa succede ora a Pescara dopo la decisione del Tar di far rivotare in 27 sezioni

Il 25 giugno il Tar dell’Abruzzo ha accolto parzialmente un ricorso presentato contro l’esito delle elezioni comunali di Pescara del 2024, annullando il voto in 27 delle 170 sezioni del Comune. Secondo i giudici, in quelle sezioni si sono verificate “numerosissime irregolarità” che “trascendono aspetti meramente formali”. Nella sentenza si parla di vizi legati alla trascrizione dei verbali, alla gestione dei voti contestati e alla mancata corrispondenza tra i dati delle sezioni e i risultati trasmessi all’ufficio centrale elettorale.

Cosa succede ora a Pescara dopo la decisione del Tar di far rivotare in 27 sezioni

Il sindaco in carica Carlo Masci, esponente del centrodestra, ha vinto al primo turno nel 2024 con un margine di poche centinaia di voti. Ha annunciato che presenterà ricorso al Consiglio di Stato per chiedere l’annullamento della sentenza del Tar. Fino alla decisione del Consiglio di Stato, l’effetto della sentenza rimane sospeso. Questo significa che Masci continuerà a svolgere le sue funzioni da sindaco e che la giunta resta pienamente operativa.

Cosa succede in caso di conferma del Consiglio di Stato
Se il Consiglio di Stato dovesse confermare la decisione del Tar, sarà necessario tornare al voto solo nelle 27 sezioni coinvolte. Secondo l’articolo 70 del Testo unico degli enti locali (D.Lgs. 267/2000), in caso di annullamento parziale del voto, si può procedere a una “ripetizione parziale” della consultazione se i risultati della nuova votazione possono potenzialmente cambiare l’esito complessivo. In questo caso, vista la ristrettezza del margine di vittoria, il nuovo voto potrebbe effettivamente modificare il risultato finale.

Le tempistiche e la gestione della consultazione
L’organizzazione della nuova votazione è affidata alla prefettura, che dovrà stabilire data e modalità del ritorno alle urne nelle 27 sezioni. Non è previsto un commissariamento del Comune: fino all’eventuale proclamazione di un nuovo esito, l’amministrazione in carica continua a esercitare le proprie funzioni. Il Ministero dell’Interno ha confermato che seguirà l’evoluzione della vicenda in coordinamento con l’Ufficio elettorale e la magistratura amministrativa.

Cosa dicono i precedenti
In passato ci sono stati casi simili in altre città italiane, anche se non frequenti. L’annullamento del voto in una parte delle sezioni non è un fatto eccezionale, ma nemmeno ordinario. A Bologna, nel 1999, e a Reggio Calabria nel 2011, si sono verificati episodi analoghi. La giurisprudenza amministrativa richiede che le irregolarità siano gravi e potenzialmente influenti sul risultato complessivo. È questo il criterio applicato anche dal Tar dell’Abruzzo, che ha scelto una soluzione intermedia tra l’annullamento totale e la convalida integrale.